Pensiero e poetica di Alessandro Manzoni: differenze tra le versioni

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==== La Provvidenza: dal ''Cinque maggio'' ai ''Promessi Sposi'' ====
[[File:I promessi sposi - ch23.jpg|miniatura|333x333px|Francesco Gonin, ''Il cardinale Federigo e l'Innominato'', capitolo XXIII de ''I Promessi Sposi'' (1840)]]
Il concetto della [[Provvidenza]], cioè la mano di Dio che regola la storia inducendo alla conversione i cuori degli uomini e manifestazione del Divino appresa da Bousset<ref>{{Cita|Parisi-Provvidenza}}.</ref>, si manifesta già apertamente nell'economia del ''Cinque maggio''. Dopo aver delineato la superbia di Napoleone, Manzoni passa repentinamente alla sua caduta (un ''Magnificat'' "all'incontrario"<ref group=N>Il canto del ''[[Magnificat]]'' è in [http://www.maranatha.it/Bibbia/5-VangeliAtti/49-LucaPage.htm ''Lc'' 1,52]: «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili». La vicenda di Napoleone si inquadra in quest'ottica del ''Magnificat'', ma all'incontrario, in quanto dalla gloria cade nella polvere della povertà.</ref>), offrendo al lettore un animo desolato, afflitto, depresso e che riesce a vivere soltanto nelle sue ''Memorie'', le quali però non riescono a risollevarlo<ref>«Oh quante volte ai posteri / narrar se stesso imprese, / e sull'eterne pagine / cadde la stanca man» ([[s:Pagina:Opere_varie_(Manzoni).djvu/697|vv. 69-72]]).</ref>. Alla fine «ma valida venne una man dal Cielo» ([[s:Pagina:Opere_varie_(Manzoni).djvu/698|vv. 87-88]]), che salva Napoleone e lo porta a riposare nella pace del [[Paradiso]]. Benché alcuni studiosi abbiano "criticato" quest'intervento finale di [[Dio]] come una testimonianza forzata del cattolicesimo dell'autore, in realtà si tratta di rispondere anche a delle risonanze interne: alla stanca mano di Napoleone si unisce la "valida mano" di Dio, «pietosa» (v.90)<ref>{{Cita|Ferroni|p. 250}}.{{citazione|…la ''valida man'' di Dio (immagine di derivazione biblica e agostiniana) interviene a risollevare lo spirito di Napoleone prima della morte}}</ref>. Da ciò si può evincere concretamente che cosa sia la ''Provvida sventura'': l'apparente disgrazia che può colpire la vita di una persona non è necessariamente venuta a nuocere, ma può essere il mezzo per stimolare qualcuno alla conversione (Napoleone) o alla pace dei giusti (Ermengarda)<ref>{{Cita web|autore = Alessandro Mazzini|url = http://www.oilproject.org/lezione/alessandro-manzoni-adelchi-ermengarda-riassunto-analisi-trama-2030.html|titolo = "Adelchi" di Manzoni: il coro dell'atto quarto e la morte di Ermengarda|accesso = 1º agosto 2008|editore = Oilproject}}</ref><ref>Parisi, analizzando la morale di Bossuet, si sofferma sul valore "provido" delle sventure che possono capitare agli uomini giusti, si veda {{Cita|Parisi-Provvidenza|p. 90}}.{{Citazione|Dio mira alla salute ultima della coscienza […] Le sofferenze che colpiscono una persona trovano in quest'ottica la loro giustificazione etica: Enrichetta di Francia, che senza le sue sfortune avrebbe peccato d'orgoglio, ha ricevuto grazie ad esse le consolazioni promesse a coloro che piangono. La sventura è stata 'provida' come quella che colpisce l'Ermengarda manzoniana}}</ref>. Nel caso di Napoleone, la caduta in disgrazia, il dolore e infine la morte sono il fertile terreno attraverso cui Napoleone capisce i propri errori, e può riscattarsi nell'intimo della sua [[coscienza]] davanti a Dio<ref>{{Cita|Bellini|p. 524}}{{citazione|Forse il vero spazio in cui la Provvidenza fa le sue prove non è se in quello, immenso e turbato, della "vita interiore dell'uomo"}}</ref>.
 
Il meccanismo è lo stesso sia nell’''Adelchi'', che nel romanzo<ref>{{cita|Tonelli|p. 221}}.</ref>. Nel primo, la morte che sopraggiunge a [[Ermengarda (Carlo Magno)|Ermengarda]] prima, e ad Adelchi poi, è una morte "liberatrice" dalle pene di questo mondo, affinché possano gustare pienamente la loro sete di pace e giustizia dopo la morte, liberandosi dal mondo loro nemico e conquistando la palma del martirio in quanto vittime<ref group="N">Proprio nel ''Coro'' dell'Atto IV, ai vv. 85-120, Manzoni delinea, relazionandosi alla morte di Ermengarda, in che cosa consista la ''provida sventura'' ([[s:Pagina:Opere_varie_(Manzoni).djvu/76|vv. 103-108]]): «Te collocò la provida / Sventura in fra gli oppressi: / Muori compianta e placida; / Scendi a dormir con essi: / Alle incolpate ceneri / Nessuno insulterà.»</ref>. Nel ''Fermo e Lucia'' prima, e nei ''Promessi Sposi'' poi, il meccanismo è sempre lo stesso: [[fra Cristoforo]] diventa religioso e si converte dal peccato d'orgoglio dopo l'assassinio del suo rivale; Suor Gertrude espia i suoi crimini dopo aver patito le pene inflittele dal [[Federico Borromeo|Cardinale Borromeo]]. Soprattutto, però, la vicinanza con l'esperienza di Napoleone consiste nella tragedia dell'Innominato<ref>{{Cita|Luperini}}.{{Citazione|Davanti all'innominato si erge invece un Dio padre e giudice, un Dio biblico, quello che atterra e suscita, che affanna e che consola. Come per Napoleone del Cinque maggio, il confronto avviene direttamente con Dio}}</ref>: costui, dopo una vita di false glorie, sente avvicinarsi la morte, e la coscienza lo tormenta, ponendogli davanti la possibilità del giudizio di Dio sui suoi crimini. L'affanno morale, esplicato nella terribile "notte", verrà poi acquietato dalla carità cristiana di Federigo Borromeo, che fungerà quale "valida mano" di Dio in un cuore dilaniato dal male, ma che è già protratto verso la conversione<ref>{{Cita web|autore=Roberta Quattrin|titolo="I Promessi Sposi" e l'Innominato: la notte e la conversione|url=http://www.oilproject.org/lezione/riassunto-promessi-sposi-innominato-lucia-cardinal-borromeo-provvidenza-7976.html|accesso=7 settembre 2015|citazione=Ma il contatto con Lucia accentua nell'Innominato una crisi esistenziale già da tempo in atto, e ne prepara la conversione che sarà poi sancita e ufficializzata dal colloquio con il grande cardinale Federigo Borromeo}}</ref>.
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{{Citazione|Si potrebbe dire, in questo senso, che i ''Promessi Sposi'' sono il romanzo della fede nella Provvidenza, più che il romanzo della Provvidenza…|Luciano Parisi, ''Il tema della Provvidenza'', cit., p. 100}}[[File:Cornelius Jansen.jpg|sinistra|miniatura|Il vescovo [[Cornelius Jansen]] (italianizzato in Giansenio), in un'incisione di Jean Morin (XVII secolo). Col suo ''Augustinus'' (pubblicato postumo nel 1640), il vescovo olandese cercò un compromesso tra la fede cattolica e la moralità calvinista, suscitando violente reazioni da parte della gerarchia cattolica [[Concilio di Trento|tridentina]].]]
==== Manzoni e il Giansenismo ====
L'influenza che Degola e Tosi ebbero sulla conversione al cattolicesimo del Manzoni fu, come si è visto, innegabilmente importante: dai due prelati, Alessandro e il resto della famiglia adottarono venature [[Giansenismo|gianseniste]] che li portarono alla severa interpretazione della religione e della morale cattoliche. Oltre alla severità che il poeta s'imponeva, il continuo riferimento alla [[Grazia (teologia)|Grazia divina]] suscitarono, in buona parte degli ambienti cattolici lui contemporanei, perplessità sulla sua ortodossia religiosa. Il problema fu poi riproposto dal senatore [[Francesco Ruffini]] che, ne ''La vita religiosa di Alessandro Manzoni''<ref>{{Cita libro|autore = Francesco Ruffini|titolo = La vita religiosa di Alessandro Manzoni, 2 voll.|anno = 1931|editore = Laterza|città = Bari|SBN = IT\ICCU\TO0\0167661}}</ref>, in cui si sottolina l'adesione anche "teologica", e non solo "etica", al giansenismo<ref>{{cita|De Luca|p. 36}}.</ref><ref>{{cita|Parisi, ''Manzoni, il Seicento francese e il giansenismo''|p. 98}}.</ref>, conclusione cui giunsero anche [[Adolfo Omodeo]]<ref>{{Cita libro|autore = Adolfo Omodeo|titolo = La religione del Manzoni|anno = 1951|editore = Einaudi|città = Torino|opera collana= Difesa del Risorgimento|SBN = IT\ICCU\RAV\0082403}}</ref> e [[Arturo Carlo Jemolo]]<ref>{{cita|Jemolo}}.</ref>. In realtà, Manzoni adottò la morale giansenista, ma rimase un cattolico ortodosso nei dogmi. Come sottolinea Giuseppe Langella, sulla questione fondamentale della Grazia «Manzoni si attiene senza riserve all'insegnamento ufficiale della Chiesa, confida nell'esortazione apostolica di Mt 7, 7-8 "patite, et dabitur vobis"… Nessuna discriminazione, dunque, nell'offerta misericordiosa della grazia. Manzoni è perentorio: l'aiuto divino non è negato a nessuno che lo chieda…»<ref>{{cita|Langella|p. 159}}.</ref>. Lo stesso per Luciano Parisi, il quale rimarca la fedeltà di Manzoni alla gerarchia e agli insegnamenti della Chiesa, come quando ebbe a sapere della proclamazione del [[Infallibilità papale|dogma dell'Infallibilità papale]] nel [[Concilio Vaticano I]] del 1870<ref>{{cita|Parisi, ''Manzoni, il Seicento francese e il giansenismo''|p. 104}}.</ref>. Cesare Cantù riporta la riflessione di Manzoni al riguardo:
 
{{Citazione|Chi ha mai messo in dubbio che [[papa Leone X|Leone X]] fosse infallibile nella bolla contro [[Martin Lutero|Lutero]]? Anche gli oppositori riconoscono che il papa è un vescovo come gli altri, ma con qualche cosa in più. Or questo qualche cosa in più è, e non può essere che l'[[infallibilità papale|infallibilità]]. L'applicarla a tutti gli atti e detti del papa è un'esagerazione, ed ogni esagerazione è condannata a morire, perché si stacca dalla verità della Chiesa…|{{cita|Cantù|p. 306}}}}
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*{{Cita libro|autore = Alberto Cadioli|titolo = Romanticismo italiano|anno = 1995|editore = Editrice Bibliografica|città = Milano|ISBN = 88-7075-408-1|collana = Storia dei movimenti e delle idee|volume = 6|cid = Cadioli}}
*{{Cita libro|autore = Giovanni Cereti, Daniele Menozzi, Roberto Morozzo della Rocca e Paolo Ricca|titolo = L'età contemporanea|anno = 2009|editore = Laterza|città = Roma-Bari|ISBN = 978-88-420-6561-6|edizione = 3|collana = Storia del Cristianesimo|volume = 4|curatore = Giovanni Filoramo e Daniele Menozzi|cid = Filoramo-Menozzi}}
*{{Cita libro|autore = Faustino De Gregorio|titolo = Per una storia dei rapporti tra Stato e Chiesa: considerazioni generali sul Cattolicesimo liberale dell'Ottocento. Profili storico-giuridici|anno = 2006|editore = Aracne|città = Roma|ISBN = 9788854804388978-88-548-0438-8|edizione = 2|cid = De Gregorio|annooriginale = 2001}}
*{{Cita pubblicazione|autore = Michele Dell'Aquila|titolo = Manzoni e i Vocabolari|rivista = Italianistica: Rivista di letteratura italiana|volume = 16|numero = 1|mese = Gennaio/Aprile|anno = 1987|pp = 39-49|ISSN = 03913368|cid = Dell'Aquila|editore = Accademia Editoriale|url = http://www.jstor.org/stable/23928246?seq=1#page_scan_tab_contents|accesso = 4 dicembre 2015}}
* {{Cita libro|Giuseppe|De Luca|Intorno al Manzoni|1974|Edizioni di Storia e Letteratura|Roma|url = https://books.google.it/books?id=kGI3rejy3wcC&pg=PA35|accesso = 3 agosto 2015|curatore = Mario Picchi|SBN = IT\ICCU\NAP\0075588|cid = De Luca}}
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* {{Cita libro|Giulio|Ferroni|Il Romanticismo e Manzoni: Restaurazione e Risorgimento (1815-1861)|2006|Mondadori|Milano|collana = Storia della Letteratura Italiana|curatore = Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa, Italo Pantani e Silvia Tatti|SBN = IT\ICCU\CAG\1255837|volume = 10|cid = Ferroni}}
* {{Cita pubblicazione|autore = [[Fiorenzo Forti]]|titolo = Manzoni e il rifiuto dell'idillio|rivista = Giornale storico della letteratura italiana|data = 1º gennaio 1973|volume = 150|numero = 472|pp = 481-514|ISSN = 0017-0496}}
* {{Cita pubblicazione|autore = Cesare Federico Goffis|titolo = L'Urania e la crisi poetica del Manzoni|rivista = Lettere Italiane|volume = 10|numero = 3|data = 1º luglio 1956|pp = 349-363|cid = Goffis|ISSN = 0024-1334}}
* {{Cita libro|Arturo Carlo|Jemolo|Il dramma di Manzoni|1973|Le Monnier|Firenze|edizione = 2|SBN = IT\ICCU\PAL\0231882|cid = Jemolo}}
* {{Cita libro|Giuseppe|Langella|Il mistero della Salvezza. Sul primo abbozzo della "Pentecoste"|2000|Vita e Pensiero|Milano|pp = 141-184|ISBN = 88-343-0400-4|url = https://books.google.it/books?id=ysmZ67cdFKgC&pg=PA157|accesso = 3 agosto 2015|collana = Studi di letteratura italiana in onore di Francesco Mattesini|curatore = Enrico Elli e Giuseppe Langella|cid = Langella}}
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* {{Cita pubblicazione|autore = Luciano Parisi|titolo = Il tema della Provvidenza in Manzoni|editore = The Johns Hopkins University Press|pubblicazione = MLN|volume = 114|numero = 1|data = Gennaio 1999|pagine = 83-105|cid = Parisi-Provvidenza|url = http://www.jstor.org/stable/3251294|accesso = 4 settembre 2015}}
* {{Cita pubblicazione|autore = [[Luciano Parisi]]|titolo = Manzoni, il Seicento francese e il giansenismo|rivista = Italian Issue|volume = 118|numero = 1|data = Gennaio 2003|pp = 85-115|cid = Parisi, ''Manzoni, il Seicento francese e il giansenismo''}}
* {{Cita libro|autore = Alessandro Passerin d'Entrèves|titolo = Il "nostro" Manzoni|anno = 1955|editore = Einaudi|città = Torino|pp = 209 e sgg.|opera collana= Dante politico e altri saggi|SBN = IT\ICCU\RAV\0127011|cid = Passerin d'Entrèves}}
* {{Cita libro|autore = Carlo Porta|titolo = Poesie|anno = 1977|editore = Garzanti|città = Milano|curatore = Gennaro Barbarisi e Guido Bezzola|cid = Barbarisi-Bèzzola|SBN = IT\ICCU\UBO\0142701|edizione = 2}}
* {{Cita pubblicazione|autore = [[Ezio Raimondi]]|titolo = Alessandro Manzoni e il Romanticismo|rivista = Lettere Italiane|volume = 19|numero = 4|data = 1º ottobre 1967|ISSN = 0024-1334|pp = 441-456|cid = Raimondi, ''Alessandro Manzoni e il Romanticismo''}}