Tre regni (Isole britanniche): differenze tra le versioni
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{{citazione|Ciò che Dio ha congiunto l'uomo non separi. Io sono il marito dell'intera nostra isola che è la mia fedele moglie; io sono la testa e lei il mio corpo; io sono il pastore ed essa è il mio gregge. Mi auguro che nessun uomo pensi che io, un re cristiano sotto l'influenza dello Spirito Santo, possa mostrarmi poligamico ed avere quindi due mogli; così facendo la testa avrebbe due corpi e questo sarebbe mostruoso così come dividere il gregge in due parti.}}<ref>Giacomo I, discorso al parlamento di Westminster, 19 marzo 1603 in ''King James VI and I: Political Writings'', ed. Johann Sommerville, Cambridge Texts in the History of Political Thought, Cambridge: Cambridge University Press 1995, 132–46, here 136.</ref>
Il Parlamento avrebbe ben rifiutato la poligamia; ma il matrimonio, se matrimonio doveva essere tra i regni d'Inghilterra e Scozia, doveva essere almeno [[morganatico]]. Le ambizioni di Giacomo vennero accolte con poco entusiasmo dai parlamentari che ovviamente intendevano difendere l'antico nome del reame d'Inghilterra. Venne sollevata ogni tipo di obiezione: tutte le leggi avrebbero dovuto essere riviste e tutti i trattati rinegoziati. Per Giacomo, la cui esperienza in parlamento era limitata a quello semi-feudale scozzese, tutto ciò era ovviamente scioccante. Egli decise di procedere passo per passo per assicurarsi unilateralmente il titolo di re di Gran
==Opposizione all'unione==
In Scozia già si potevano vedere le prime avvisaglie del rischio che "il più piccolo venisse mangiato dal più grande" come Enrico VII aveva predetto. Uno di questi esempi agli occhi degli scozzesi era l'[[Irlanda]], un regno di nome, ma (dal 1601) una nazione assoggettata ''de facto''. John Russell, avvocato e scrittore dell'epoca, inizialmente entusiasta per "la felice e benedetta unione tra gli antichi reami di Scozia e Inghilterra" successivamente avvertì Giacomo:
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