Ghosts of Rwanda: differenze tra le versioni

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== Sinossi ==
 
Il film è aperto da una lunga conversazione con il generale [[Roméo Dallaire]], comdandantecomandante della missione [[UNAMIR]] delle [[Nazioni Unite]] in [[Ruanda]]. Dallaire, che appare visibilmente coinvolto dalla memoria della propria esperienza, tenta di ricostruire e spiegare il proprio ruolo di capo del contingente multinazionale di peacekeeping dispiegato in Ruanda nel 1993-1994 e le crescenti difficoltà con cui, al crescere delle tensioni interetniche fra [[Hutu]] e [[Tutsi]] nella primavera del 1994, si trovò a dover gestire una situazione di estrema difficoltà.
Alte interviste, con [[Kofi Annan]], all'epoca responsabile delle operazioni di peacekeeping dell'ONU, e con diversi funzionari della medesima organizzazione, tentano di dare una spiegazione all'estrema lentezza e indecisione con la catena decisionale e i vertici delle Nazioni Unite reagirono all'accrescersi di segnali preoccupanti relativi alla situazione del Ruanda e all'indicazione, fornita da fonti attendibili, di un massiccio accumulo di armi da parte delle forze estremiste dello schieramento Hutu.
 
Gli eventi che seguirono l'abbattimento dell'aereo presidenziale di [[Juvénal Habyarimana]] il 6 aprile 1994, con l'improvviso esplodere delle violenze nella capitale Kigali e il loro dilgare nel resto del paese, sono narrati attravers i racconti di svariati testimoni: lo stesso Dallaire e altri ufficiali del contingente ONU, operatori di organizzazioni non governative rimasti a Kigali, quali Carl Wilkens, Philippe Gaillard, resposabileresponsabile della [[Croce Rossa]] in Ruanda durante l'esplodere del genocidio, o con il personale dell'amabasciataambasciata americana a [[Kigali]]. In un breve colloquio con [[Paul Kagame]], all'epoca leader del [[Rwandan Patrioctic Front]], organizzazione paramilitare vicina alla minoranza [[Tutsi]], si tenta di analizareanalizzare la posizione e le motivazioni che spinsero la guerriglia Tutsi a rifiutare la proposta di un cessate il fuoco e a proseguire le proprie operazioni militari sino alla presa di Kigali il 4 luglio 1994.
 
Una lunga intervista con Madeleine Albright, ambasciatrice degli Stati Uniti all'ONU nel 1994, oltre a filmati d'archvioarchivio, mostrano in maniera lampante le carenze decisionali del governo statunitesnestatunitense, delle Nazioni Unite e in generale della comunità internazionale dinanzi all'aggravarsi della situazione e la sostanziale assenza di una volontà di intervento per arrestare quello che, sin dalle prime informazioni pervenute già nell'aprile del 1994, si era manifestato come un conflitto segnato da ''atti di genocidio''.
 
Una sezione del documentario, narrata dal giornalista britannico Fergal Keane, è dedicata alla storia di Valentina, giovane ragazza Tutsi ferita durante le violenze e sopravvissuta al genocidio, la quale presenta la propria estimonianzatestimonianza nel documentario. Fergal Keane descrive anche la visita, condotta durante la sua attività di giornlistagiornalista al seguito delle forze del RPF nel maggio 1994, al sito di [[Nyarubuye]] dove, fra il 16 e il 17 aprile 1994 approssimativamente 1.550 civlicivili Tutsi furono massacrati da estremisitestremisti Hutu. Il racconto di Kenae è accompagnato dai filmati girati durante il sopralluogo.
 
Il documentario è concluso simbolicamente da filmati d'archivio relativi a visite di riparazione compiute da Kofi Annan, [[Bill Clinton]] e Madeleine Albright sui luoghi del genocidio.