Disintermediazione: differenze tra le versioni
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In ambito di economia generale la disintermediazione rappresenta infatti la rimozione o l’esclusione degli intermediari in una catena di fornitura in relazione ad una transazione o ad una serie di operazioni.<ref>{{Cita web|url= http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2711379 |titolo=Infinite Financial Intermediation|pubblicazione=Social Science Research Network|data=5 gennaio 2016|}}</ref>
In passato le difficoltà di comunicazione e di spostamento delle merci rendevano necessaria la presenza di intermediari tra il produttore di un bene e il consumatore finale; al giorno d'oggi, nella maggioranza dei settori, questo non è più vero, in quanto il consumatore finale è in grado di raggiungere in tempo reale il produttore. Invece di passare attraverso i canali di distribuzione tradizionale, che prevedono un certo tipo di intermediari, come ad esempio i grossisti, le aziende possono rapportarsi direttamente con i clienti attraverso altri strumenti, come ad esempio [[internet]].<ref>{{Cita web|url= http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/101967899359337 |titolo=Strategies for Internet Middlemen in the Intermediation/Disintermediation/Reintermediation Cycle|pubblicazione=Electronic Markets|data=26
== Origini e storia del concetto ==
Il termine disintermediazione può essere direttamente collegato al libro, in un certo senso profetico, ''[[The Next Economy]]'', scritto nel [[1983]] da [[Paul Hawken]]<ref>{{Cita libro|autore=Paul Hawken|titolo= The Next Economy |anno=1983|editore=Henry Holt & Co|città=New York
uno studioso molto impegnato sul fronte del rapporto fra commercio e ambiente. Secondo Hawken, il termine disintermediazione trova origine nel 1967 in riferimento al settore finanziario e del banking per indicare l'eliminazione dell'intermediazione bancaria tra soggetti erogatori di prestiti e soggetti interessati ad acquisirli. In termini più generali, con tale termine si alludeva all'insieme dei processi attraverso i quali i consumatori potevano gestire direttamente gli investimenti finanziari in titoli, piuttosto che lasciare i propri soldi in conti di risparmio. L’idea di Hawken era che le nuove tecnologie consentissero agli utenti di svolgere autonomamente tutta una serie di attività che di solito richiedevano figure di mediazione, legate in particolare alla distribuzione e alla vendita di beni e servizi.<ref>{{Cita web|url= http://www.vita.it/it/article/2013/02/27/lera-della-disintermediazione/122802/ |titolo=L’era della disintermediazione|pubblicazione=Vita|data=27 febbraio 2013|}}</ref>
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== Impatto di Internet sulla disintermediazione ==
[[File:Smartphone-1184865 960 720.png|miniatura|I media digitali hanno accellerato l'impatto di Internet sulla disintermediazione ]]
La disintermediazione ha acquisito un nuovo significato con l'avvento del mercato virtuale. I venditori dei market place virtuali come Amazon, ad esempio, creano piattaforme in cui mettono in contatto direttamente acquirente e venditori, eliminando completamente le figure degli intermediari. Esempi di aziende che applicano i sistemi di disintermediazione includono Dell e Apple, che vendono molti dei loro prodotti direttamente ai consumatori bypassando così le catene di vendita tradizionali. Il successo delle società come [[Amazon.com|Amazon]], [[eBay]], [[E-Trade|E-trade]] e molte altre hanno generato il fenomeno della disintermediazione. La consegna diretta di prodotti e servizi ha messo in crisi molti produttori e rivenditori.<ref>{{Cita libro|autore=Philip Kotler|titolo= Marketing Management|anno=2007|editore=Pearson|città=Milano|p=16
Il Dodicesimo Rapporto [[Censis|CENSIS]] uscito nel 2015<ref>{{Cita libro|autore=Censis|titolo= Dodicesimo Rapporto sulla comunicazione. L'economia della disintermediazione digitale|anno=2015|editore=Franco Angeli|città=Milano
contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti italiani si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni. Si sta sviluppando così una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi settori. Gli ambiti maggiori colpiti dal processi di disintermediazione riguardano: viaggi e delle vacanze, acquisto di prodotti sul web, informazione e fruizione di contenuti culturali.
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Uno dei settori che ha maggiormente subito i processi di disintermediazione è quello turistico. Al giorno d’oggi, gli utenti del [[web]] hanno accesso ad una moltitudine di informazioni, che permette loro di assemblare i vari servizi turistici e costruirsi una propria esperienza di viaggio in maniera completamente indipendente. Se ciò ha messo in crisi il ruolo della distribuzione turistica tradizionale, allo stesso tempo, la disintermediazione ha fatto emergere nuovi attori sociali come i portali turistici e gli aggregatori di informazioni quali [[TripAdvisor]], [http://www.booking.com/ Booking], [[Trivago]], [[Expedia]] - capaci di avvicinare efficacemente l’offerta alle esigenze espresse dalla domanda turistica, ma creando non pochi problemi ai piccoli operatori legati maggiormente al territorio e all’imprenditorialità locale.
Il processo di disintermediazione in campo turistico è determinato da due fenomeni: la vendita diretta e i canali alternativi.<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Gentile|titolo= Agenzie di viaggi e network. Nuove tendenze della distribuzione turistica in Italia|anno=2002|editore=Hoepli|città=Milano
Alcuni studiosi<ref>{{Cita libro|autore=Emilio Becheri, Adriano Biella|titolo=L'intermediazione del turismo organizzato|anno=2013|editore=Maggioli|città=Sant'Arcangelo di Romagna (RN)
=== Musica ===
Un altro settore ad essere investito dal fenomeno della disintermediazione è il comparto musicale che viene travolto dalla pirateria e dall’ascolto online, con pesanti conseguenze sugli utili delle compagnie discografiche e drammatici tagli dell’occupazione.<ref>{{Cita web|url= http://www.vita.it/it/article/2013/02/27/lera-della-disintermediazione/122802/ |titolo=L’era della disintermediazione|pubblicazione=Vita|data=27 febbraio 2013|}}</ref> La musica sganciandosi dal suo supporto materiale (musicassetta, vinile e CD) si apre a logiche distributive e di fruizione diverse. [[Napster]] è la prima piattaforma di condivisione che attraverso logiche ''peer-to-peer'' apre a nuove prospettive di circolazione della musica ma verrà chiusa per violazione del copyright. Oggi sono disponibili sistemi distributivi [[On demand (informatica)|on demand]] di mercato come [[ITunes Store|iTunes]] e [[Spotify]] che hanno modificato le pratiche di acquisto e di ascolto della musica attraverso il digitale.
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=== Giornalismo ===
La disintermediazione riguarda anche il mondo dell’informazione e del [[giornalismo]], come testimonia la crisi delle tradizionali figure professionali del [[giornalista]] e dell’[[editore]] che hanno prodotto un calo consistente delle tirature e vendite, sia a livello di periodici che di quotidiani. Secondo molti studiosi, la figura dei giornalisti è sempre meno indispensabile, perché il [[giornalismo partecipativo]] reso possibile da blog e social network è più capillare e – grazie ai meccanismi di verifica diffusa dell’informazione – perfino più affidabile. La Rete favorisce la nascita di nuove figure come gli user distributed content, ossia individui non professionisti che valutano, selezionano e fanno circolare determinati contenuti. Questa attività, definita social media curation, consiste nel filtrare, selezionare e curare editorialmente il contenuto informativo che si trova sul web, individuando le informazioni migliori, più pertinenti su temi specifici e con un alto grado di reputazione online in modo da mettere a fuoco un particolare punto di vista su un tema specifico. Lo dimostra il caso di Claudia Vago - @tigella su [[Twitter]] - che, dopo aver curato i flussi dell’evento [[Occupy Wall Street]] per più di un anno, ha deciso di recarsi a Chicago per produrre in prima persona materiali multimediali. Per questo ha lanciato l’azione di [[crowdfunding]] #occupywallstreet, in modo da trovare finanziamenti per farsi sostenere nel viaggio, nel soggiorno e nei costi dei materiali di produzione.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giovanni Boccia Artieri|data=2015|titolo=Is it fair to monetize microcelebrity? Mapping reactions to a crowdfunding campaign launched by an Italian Twitter-star
=== Politica ===
[[File:Matteorisponde del 28 aprile 2016.webm|miniatura|Matteorisponde su Facebook e Twitter del 28 aprile 2016]]
Facendo riferimento alla crisi delle forme tradizionali di rappresentanza, l’irruzione sulla scena [[politica]] del [[web]] dei [[social network]] ha delegittimato i partiti tradizionali, mettendone radicalmente in discussione sia il ruolo che l’identità. Nel frattempo, sono sorti nuovi attori della rappresentanza, legittimati proprio dalla [[rete]]. Il modello di democrazia diretta proposto dal [[Movimento 5 Stelle|MoVimento 5 Stelle]] deriva dell’emergere di un bisogno che si esprime attraverso un insieme di pratiche partecipative che non sempre portano ad influire direttamente sulle decisioni politiche ma che vedono nei cittadini la possibilità di poter esprimere pubblicamente critiche e partecipare in modo diretto ad una “vigilanza critica nei confronti del potere”. È qui che si sperimentano le forme di disintermediazione della politica ed una crescita di orizzontalità, unitamente ad una facilità di partecipazione, spesso suggerita dalle stesse strutture politiche attraverso la costruzione di profili Twitter, pagine Facebook, siti commentabili ed iniziative di discussione online o di sondaggi in tempo reale.<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Boccia Artieri|titolo=Democrazia diretta. E la chiamano partecipazione|anno=2014|editore=Mimesis|città=Milano|
Un ulteriore effetto della disintermediazione riguarda la presidenzializzazione della politica, ossia il consolidamento di prassi politiche che contribuiscono a determinare la centralità del capo di governo. Ciò si traduce in una continua copertura mediatica delle iniziative di governo che vengono sistematicamente declinate come azioni del [[capo di governo]], il quale si rivolge direttamente ai cittadini superando e mettendo da parte il ruolo di mediatori, tradizionalmente affidato ad altre figure politiche, sociali e istituzionali. Il caso italiano di disintermediazione della politica più recente è quello di [[Matteo Renzi]] che utilizza spesso i social media come piattaforma per rivolgersi direttamente ai cittadini in quanto capo di governo. Un esempio significativo avviene il 5 aprile 2016, quando il [[Presidente del Consiglio]] lancia una diretta di oltre un’ora su [[Facebook]], e in contemporanea su [[Twitter]], in cui risponde direttamente alle domande poste da cittadini, utilizzando l'hashtag #matteorisponde. In questo caso la disintermediazione è ulteriormente accentuata dal fatto che viene superata anche la figura intermediaria del giornalista.<ref>{{Cita web|url=http://www.doppiozero.com/materiali/matteorisponde-su-facebook/|titolo=#matteorisponde su Facebook|autore=Giovanni Boccia Artieri|data=5
== Reintermediazione ==
La '''reintermediazione''' può essere definita come la reintroduzione di un intermediario tra gli utenti finali ossia i consumatori e un produttore. La progressiva diffusione del commercio elettronico ha sollevato un intenso dibattito sull’evoluzione delle funzioni d’intermediazione e sul loro permanere quali caratteristiche strutturali nei mercati elettronici. Mentre secondo alcuni l’introduzione delle nuove tecnologie avrebbero condotto ad una definitiva scomparsa dei processi di intermediazione, altri esperti hanno sostenuto che, in realtà, Internet ricrea nuove figure e ruoli d’intermediazione, a diversa intensità di funzione commerciale, inseriti in diversi punti del canale, come Amazon, eBay o TripAdvisor. Queste nuovi figure di intermediari sono state definite da [[John Hagel III]] e Marc Singer nel loro libro ''[[Net Worth]]'' con il neologismo di Infomediari.<ref>{{Cita libro|autore=John Hagel III and Marc Singer|titolo= Net Worth: Shaping Markets when customers make the rules, Harvard Business School Press|anno=1999|editore=Harvard Business School Press|città=Cambridge, Mass.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Censis|titolo=Dodicesimo Rapporto sulla comunicazione. L'economia della disintermediazione digitale|anno=1983|editore=Franco Angeli|città=Milano
* {{Cita libro|autore1=John Hagel III|autore2=Marc Singer| titolo=Net Worth: Shaping Markets when customers make the rules|anno=1999|editore=Harvard Business School Pres|città=Cambridge, Mass.
* {{Cita libro|autore=Paul Hawken|titolo=The Next Economy|anno=1983|editore=Henry Holt & Co|città=New York
== Voci correlate ==
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