Guido Fassò: differenze tra le versioni

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{{quote|Guido Fassò, mi viene a conforto col suo ottimo lavoro, che dà una diligentissima ed acuta interpretazione ed esposizione del corso non già logico ma storico, o per meglio dire, psicologico della formazione della ''Scienza nuova''; esposizione che è utile possedere e che si segue con curiosità. Con pari bravura è condotta la ricerca di quel che il Vico attinse o credette di attingere ai quattro suoi autori.|[[Benedetto Croce]], ''Illusione degli autori sui “loro” autori'', in ''Quaderni della Critica'', luglio [[1949]], n. 14<ref>{{cita web|url=http://www.cognitivephilology.uniroma1.it/index.php/quadernidellacritica/article/view/1945/1942|titolo=Illusione degli autori sui “loro” autori|autore=Benedetto Croce|wkautore=Benedetto Croce|operasito=[http://www.cognitivephilology.uniroma1.it/index.php/quadernidellacritica/issue/view/61 Quaderni della Critica]|editore=Laterza|data=luglio 1949, n. 14|formato=PDF|accesso=26 agosto 2016|lingua=it|pagine=89-90}}</ref>}}
{{Bio
|Nome = Guido
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== Biografia ==
Nato a [[Bologna]] il [[18 ottobre]] [[1915]], da Emesto, un generale dell'esercito, e da Caterina Barbieri, Guido Fassò trascorre i suoi primi anni, fino all'adolescenza, fra il [[Piemonte]] ([[Mondovì]]), l'[[Emilia-Romagna]] ([[Parma]]) e la [[Lombardia]] ([[Mantova]]). Temperamento religioso, ereditato dall'educazione famigliare e dalla frequentazione con un anziano sacerdote<ref name=Tamassia>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-fasso_(Dizionario-Biografico)/|autore=Franco Tamassia|operasito=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=45|città=Roma|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1995|titolo=FASSÒ, Guido}}</ref>, Fassò si caratterizzò sin dalla giovinezza per il rigore negli studi, sicché [[Roberto Mazzetti|Mazzetti]], suo compagno di gioventù, poté definirlo come «schivo degli incontri e quasi della società, teso in un impegno di chiarezza mentale, di serietà e finezza di sentire»<ref>Le parole di Mazzetti sono riportate in {{cita pubblicazione|autore=Carla Faralli|titolo=Il maestro e lo studioso||rivista=Rivista di filosofia del diritto|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|p=9|issn=2280-482X|isbn=978-88-15-26112-0}}</ref>. Conseguita, nel [[1932]], la maturità presso il [[liceo classico]] [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] di Mantova, si laurea, presso l'[[Università di Bologna|Università degli Studi di Bologna]], in [[giurisprudenza]] ([[1936]]) e in [[filosofia]] ([[1940]]), sotto la supervisione di [[Felice Battaglia]]<ref>{{cita pubblicazione|autore=Enrico Pattaro|titolo=Alcuni ricordi personali e cenni sulla gnoseologia, ontologia e concezione della filosofia di Fassò|rivista=Rivista di filosofia del diritto|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|p=59, nota 7|citazione=Felice Battaglia fu un grande accademico, perché ebbe allievi di ogni orientamento filosofico e di ogni vocazione disciplinare. A parte i suoi beneamati preti, uno solo dei quali portò in cattedra, tra i suoi allievi si annoverano laici come appunto Guido Fassò in Filosofia del diritto [...]|issn=2280-482X|isbn=978-88-15-26112-0}}</ref>, quindi svolge la professione di [[docente]] di [[storia]] e filosofia, inizialmente come [[supplente]] al [[Liceo ginnasio statale Luigi Galvani|Galvani]] di Bologna ([[1939]]), poi a [[Forlì]] (1939-1940) e, finalmente, al [[liceo scientifico]] [[Augusto Righi]] di Bologna (1949-[[1953]])<ref name=Tamassia/>.
Divenuto assistente volontario nella cattedra di [[Filosofia del diritto]] dell'Ateneo bolognese ([[1947]]), vinse il concorso per la cattedra di professore ordinario all'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]] ([[1949]]), trasferendosi successivamente a Bologna ([[1963]]), dove insegnò filosofia giuridica (presso la Facoltà di giurisprudenza) e storia delle dottrine politiche (nella Facoltà di Lettere e Filosofia)<ref name=Tamassia/>.
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Fra le altre opere, ''La democrazia in Grecia'', del 1959 (tradotta in greco nel [[1971]] e fatta circolare durante la [[dittatura dei colonnelli]]<ref>Carla Faralli, ''Presentazione'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La democrazia in Grecia|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=1999|ed=2|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|p=X|isbn=88-14-07833-5|citazione=È importante, infine, sottolineare il valore di impegno civile che il filosofo bolognese riconosceva al testo e che ad esso venne riconosciuto dalla traduzione greca del 1971 [cfr. nota 8: Thessalonike, Poseidonas], all'epoca della dittatura militare in Grecia}}</ref>); ''Il diritto naturale'', del 1964; dello stesso anno è ''La legge della ragione'', considerata una «tra le opere migliori di filosofia del diritto uscite in Italia» al tempo, e consistente in una «appassionata rivalutazione» del diritto naturale<ref>{{cita libro|autore=Norberto Bobbio|wkautore=Norberto Bobbio|titolo=Giusnaturalismo e positivismo giuridico|altri=prefazione di [[Luigi Ferrajoli]]|annooriginale=1965|anno=2011|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=4|isbn=978-88-420-8668-0}}</ref>; ''Società, legge e ragione'', apparso nell'anno della morte (i due ultimi volumi citati, tuttavia, ripropongono scritti precedenti). Le pubblicazioni in cui si esprime con più chiarezza l'ispirazione teoretica di Fassò sono, invece, ''La storia come esperienza giuridica'' del 1953 (in cui, ha commentato Bobbio, si dimostra che «tutti i rapporti che l'uomo ha con gli altri uomini, contengono un germe di organizzazione, e quindi sono istituzioni giuridiche»<ref>{{cita pubblicazione|autore=Norberto Bobbio|titolo=La filosofia del diritto in Italia|rivista=Jus|anno=1957|città=Milano|p=189|url=http://www.erasmo.it/gobetti/copertine/623.pdf|accesso=22 agosto 2016}}</ref>) e ''Cristianesimo e società'' del 1956, che susciterà un vivace dibattito nell'ambiente cattolico, incontrando financo il favore di [[Giuseppe Prezzolini|Prezzolini]]<ref>Carla Faralli, ''I momenti della riflessione critica su Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Scritti di filosofia del diritto|vol=3|editore=Giuffrè|anno=1982|città=Milano|pp=1487-1488|citazione=Prezzolini chiosa ''Cristianesimo e società'' sia in un articolo su ‘Il resto del carlino’ sia nel libro ''Cristo e/o Machiavelli''. ‘Conservo la prima edizione di ''Cristianesimo e società'' — egli scrive —... La volli come compagna perché dovevo moltissimo a quel libro, cioè non dirò l<nowiki>'</nowiki>''apertura'', ma la ''conferma'' dotta, serena, eppure appassionata di un punto di vista importante’. Prezzolini ritiene di aver trovato in Fassò, argomentate con un'alta filologia, sempre al corrente della produzione critica e accompagnata dalla conoscenza dei testi filosofici, quelle stesse idee che anch'egli aveva manifestato fin dal 1908 ‘lanciate piuttosto da un intuito che da un sapere storico’|isbn=no}}</ref>.
 
Colpito dalla malattia, Fassò passò di vita il [[30 ottobre]] [[1974]], disponendo al contempo che i suoi scritti inediti non fossero pubblicati, né che quelli già licenziati venissero riproposti<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-fasso_(Dizionario-Biografico)/|autore=Franco Tamassia|operasito=Dizionario Biografico degli Italiani|volume=45|città=Roma|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1995|titolo=FASSÒ, Guido|citazione=Nel testamento morale chiese di non essere commemorato, di non raccogliere studi in sua memoria, di non ristampare suoi scritti né di pubblicare inediti (in quanto non curati come avrebbe voluto)|accesso=29 luglio 2016}}</ref>.
 
== Sinossi del pensiero ==
[[File:Santi_Romano.gif|thumb|right|230px|upright=0.7|Benché Fassò abbia considerato Romano quale apripista di una concezione del diritto non più [[Normativismo|normativistica]], bensì quale «attività [...] estesa [ai] molteplici aspetti della vita umana», egli non poté non ravvisare il limite del suo istituzionalismo nella mancanza di una «definizione esauriente» di istituzione, scegliendo il Romano di tenersi «deliberatamente fuori dal campo della filosofia, non sfruttando neppure quegli indirizzi di essa, primo fra tutti quello del Croce, che potevano valere a suffragare la sua tesi»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|volume=3|annooriginale=1970|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|pp=285-288|isbn=978-88-420-7936-1}}</ref>.]]
Formatosi filosoficamente nella temperie culturale dominata dal [[Neohegelismo#Il neohegelismo italiano|neoidealismo]], Fassò prese successivamente le distanze da quella tradizione, smarcandosi specificamente dallo storicismo assoluto [[Benedetto Croce|crociano]], con ''La storia come esperienza giuridica''<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La storia come esperienza giuridica|curatore=Carla Faralli|annooriginale=1953|anno=2016|p=146|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|isbn=978-88-498-4623-2|citazione=L'esperienza che Fassò aveva avuto della filosofia idealistica egemone in Italia nella prima metà del secolo, la quale all'interno dei suoi precedenti studi vichiani, condotti in chiave di storia della filosofia, non necessariamente costituiva un'ipoteca con cui dover fare conti precisi, in sede teoretica — sia pure di filosofia del diritto — venne chiamata ad un inevitabile ''redde rationem''}}</ref>, ispirata dalle suggestioni [[Istituzionalismo|istituzionalistiche]] proposte da [[Santi Romano]] (ma di questi Fassò deplorerà, nella successiva ''Storia della filosofia del diritto''<ref>Il giudizio, tuttavia, è già presente in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La storia come esperienza giuridica|annooriginale=1953|anno=2016|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|curatore=Carla Faralli|p=32|citazione=È proprio questo, del resto, il punto debole della dottrina del Romano, che fu subito rilevato dai suoi critici: il circolo vizioso in cui egli si aggira, presupponendo la giuridicità di quella istituzione che poi identifica con il diritto. In altre parole, il Romano afferma che sono istituzione, ossia ordinamento giuridico, ossia diritto, quegli enti o corpi sociali che hanno carattere giuridico|isbn=978-88-498-4623-2}}</ref>, il «circolo vizioso» per cui una «istituzione è giuridica [solo] quando è giuridica»<ref name=Storia287>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|volume=3|annooriginale=1970|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bari|p=287|isbn=978-88-420-7936-1}}</ref>). A Croce, che faceva coincidere storia e filosofia, Fassò replicava con l'identificazione di storia e diritto<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 187.</ref>, estendendo il concetto di istituzione — contrariamente a quanto faceva Romano, e risolvendone così il «circolo vizioso» — a «tutti gli aspetti della vita sociale, cioè della vita dell'uomo nella storia, che è sempre vita dell'uomo in società»<ref name=Storia287/>. L'elisione dell'identità fra realtà (storica) e razionalità (filosofica), non implicava per Fassò la rimozione dell'Assoluto, ma egli ne negava ogni possibilità conoscitiva, ricadendo la «concreta unità del reale» (sotto l'aspetto [[Gnoseologia|gnoseologico]]) nell'ambito del privo di senso<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 153. {{citazione|La concreta unità del reale, l'universale concreto, è un residuato della grandiosa retorica metafisica idealistica. Fassò, con l'onore delle armi, lo colloca nella dimensione che gli compete, ossia dell'inconoscibile, indicibile, incomunicabile per definizione: dell'indiscutibile che è tale non perché sia vero o certo di là da ogni ragionevole dubbio, bensì perché non è possibile oggetto di discorso, non è suscettibile di ragionamento, sfugge ad ogni comprensione e spiegazione razionale. Lo colloca nella dimensione del privo di senso}}</ref>, e, tuttavia, restando attingibile in uno slancio mistico, ben descritto in una pagina de ''La legge della ragione'', ove si apprende che «l'uomo partecipa sì del Valore divino, ma solo quando si faccia anch'egli Dio per unirsi a lui, trascendendo la propria umanità, la propria soggettività empirica, storica»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=La legge della ragione|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|editore=Giuffrè|città=Milano|ed=2|anno=1999|annooriginale=1964|p=11|isbn=88-14-07827-0}}</ref>. È importante tener fermo come Fassò, quantunque abbia legato l'Assoluto a uno slancio mistico, non si sia fatto teorico di un irrazionalismo misticheggiante<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 155, nota 10. {{citazione|Resti chiaro, peraltro, che Fassò rinvia sì al piano mistico l'unità del reale, l'assoluto, l'universale concreto, ecc., ma che, non per questo, egli professa una filosofia mistica (intuizionistica)}}</ref>, ma — giusta l'osservazione di [[Luigi Lombardi Vallauri|Lombardi Vallauri]] — abbia formulato un «dittico» in cui si afferma, da un lato, la «sopragiuridicità dell'etica intesa come esperienza religiosa» e, dall'altro, «la funzione essenziale della ragione giuridica nel mondo»<ref>Il giudizio di Lombardi Vallauri è espresso nel suo ''Amicizia, carità, diritto'', Giuffrè, Milano 1969, p. 238 («Considerata nel suo arco complessivo, l'opera di Fassò risulta formare come un dittico, che da un lato ribadisce rigorosamente la sopragiuridicità della esperienza cristiana giunta al suo culmine (identificato nella carità), e dall'altro lato riconosce la funzione preziosa della ragione giuridica ‘nel mondo, dove ogni individuo limita e contraddice l'altro e dove una norma di coesistenza è indispensabile’») e accolto in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Società, legge e ragione|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1974|pp=8-9|isbn=no}}</ref>. Proprio il riconoscimento della centralità della ragione giuridica nel governo della «concreta molteplicità del reale»<ref>Enrico Pattaro, ''In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò'', cit., p. 158. {{citazione|La ‘(concreta) molteplicità del reale’, il ‘flusso eracliteo dei particolari concrerti’, l'eterogeneo ''continuum'' di cui Fassò parla richiamando [[Alf Ross|Ross]], è la realtà empirica, fenomenica: molteplicità infinita di eventi originali e irripetibili, ‘non essendovi nello spazio, e più ancora nel tempo, due fenomeni perfettamente identici’}}</ref> costituì per Fassò un ulteriore motivo critico nei confronti dell'antigiusnaturalismo crociano, da cui, dopo l'approfondimento della storia del [[giusnaturalismo]], prese più convintamente le distanze<ref>Sulla posizione crociana rispetto al giusnaturalismo cfr., per esempio, {{cita libro|autore=Benedetto Croce|wkautore=Benedetto Croce|titolo=Filosofia della pratica. Economica ed etica|curatore=Maurizio Tarantino|altri=con una nota al testo di [[Gennaro Sasso]]|editore=Bibliopolis|città=Napoli|annooriginale=1909|anno=1996|pp=332-333|isbn=978-88-7087088-8357357-2|citazione=Contraddittorio è altresì il concetto di un codice eterno, di una legislazione-limite o modello, di un diritto universale, razionale o naturale, o come altro lo si è venuto variamente intitolando. Il diritto naturale, la legislazione universale, il codice eterno, che pretende fissare il transeunte, urta contro il principio della mutevolezza delle leggi, che è conseguenza necessaria del carattere contingente e storico del loro contenuto. Se al diritto naturale si lasciasse fare quel che esso annunzia, se Dio permettesse che gli affari della Realtà fossero amministrati secondo le astratte idee degli scrittori e dei professori, si vedrebbe, con la formazione e applicazione del Codice eterno, arrestarsi di colpo lo Svolgimento, concludersi la Storia, morire la Vita, disfarsi la Realtà}}<br>Sulla presa esplicita di distanza di Fassò da Croce, cfr. ''Società, legge e ragione'', cit., pp. 7-8. {{citazione|Ho continuato a ripetere la stessa cosa: che il diritto nasce dalla ''natura'' umana, la quale è natura storica e natura sociale. Ho rifiutato dapprima, sotto la suggestione dell'antigiusnaturalismo del tempo in cui ero cresciuto, di chiamare ''naturale'' un siffatto diritto; più tardi, dopo avere approfondito la conoscenza storica del giusnaturalismo ed essermi meglio chiarito la parte che esso ha avuto nella difesa della libertà contro l'assolutismo politico, mi sono deciso a designare con quell'aggettivo in realtà equivoco il diritto che la ragione trova nella natura della società}}</ref>. La concezione giusnaturalistica fassoiana, infatti, cerca di non cadere nell'errore proprio della tradizione precedente (errore che Fassò, nella ''Storia della filosofia del diritto'', non esitò a indicare quale «difetto capitale» della scuola del diritto naturale, consistente nell'«astrattismo [e nel] conseguente antistoricismo»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Storia della filosofia del diritto|volume=2|curatore=Carla Faralli|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2001|annooriginale=1968|p=91|isbn=978-88-420-6240-0}}</ref>), intendendo il diritto naturale quale «ordine che nasce dalla storia, e nel quale l'uomo non può non essere inserito proprio per la sua dimensione storica, che è la sua dimensione essenziale»<ref>{{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Sicietà, legge e ragione|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1974|p=8|isbn=no}}</ref>.
 
== Onorificenze ==
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*Enrico Pattaro, ''Sull'Assoluto. Contributo allo studio del pensiero di Guido Fassò'', in {{cita libro|autore=Guido Fassò|titolo=Scritti di filosofia del diritto|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|curatore3=Giampaolo Zucchini|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=1982|volume=1|pp=XIX-LXXX|isbn=no}}
*{{cita pubblicazione|autore=Enrico Pattaro|titolo=In che senso la storia è esperienza giuridica: l'istituzionalismo trascendentale di Guido Fassò|rivista=Rivista trimestrale di diritto e procedura civile|volume=37|numero=2|anno=1983|pp=390-428|editore=Giuffrè|città=Milano}}
*{{cita pubblicazione|autore=Antonio-Enrique Pérez Luño|titolo=Razon y historia en la experiencia filosofica y juridica de Guido Fassó|rivista=Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984|volume=1|anno=1987|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|editore=Giuffrè|città=Milano|pp=47-62|lingua=spagnoloes|isbn=88-14-01245-8}}
*{{cita pubblicazione|autore=Giuliano Marini|titolo=Lo storicismo di Guido Fassò|rivista=Reason in Law. Proceedings of the Conference Held in Bologna, 12-15 Dicember 1984|volume=1|anno=1987|curatore=Carla Faralli|curatore2=Enrico Pattaro|editore=Giuffrè|città=Milano|pp=35-46|isbn=88-14-01245-8}}
*{{cita libro|autore=Dario Quaglio|titolo=Guido Fassò. Della ragione come legge|editore=Edizioni Scientifiche Italiane|città=Napoli|anno=1991|isbn=88-7104-267-0}}
*{{cita libro|autore=Fernando Higinio Llano Alonso|titolo=El pensamiento iusfilosófico de Guido Fassò|editore=Editorial Tecnos, S.A.|città=Madrid|anno=1997|isbn=978-84-309-2966-5|lingua=spagnoloes|url=http://fondosdigitales.us.es/media/thesis/774/B_TD-222.pdf|accesso=28 agosto 2016}}
*{{cita libro|autore=Carla Faralli|titolo=Norberto Bobbio e Guido Fassò. Sulla annosa e ricorrente disputa tra positivisti e giusnaturalisti|operacollana=Metodo, linguaggio, scienza del diritto. Omaggio a Norberto Bobbio (1909-2004)|curatore=Antonio Punzi|pp=145-154|editore=Giuffrè|città=Milano|anno=2007|isbn=978-88-14-12801-1}}
*{{cita pubblicazione|autore=Paolo Grossi|wkautore=Paolo Grossi|autore2=Carla Faralli|autore3=Antonio-Enrique Pérez Luño|autore4=Francesco D'Agostino|wkautore4=Francesco D'Agostino|autore5=Franco Todescan|wkautore5=Franco Todescan|autore6=Luigi Ferrajoli|wkautore6=Luigi Ferrajoli|autore7=Eugenio Ripepe|autore8=Luigi Lombardi Vallauri|wkautore8=Luigi Lombardi Vallauri|autore9=Enrico Pattaro|titolo=Guido Fassò. Una tavola rotonda|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|mese=dicembre|pp=7-69|issn=2280-482X|rivista=Rivista di filosofia del diritto|isbn=978-88-15-26112-0|url=https://www.rivisteweb.it/doi/10.4477/81825|accesso=28 agosto 2016}}