Localizzazione dell'antico Rubicone: differenze tra le versioni

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Documenti del XVII e XVIII secolo
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* Lo storico e [[Poligrafo (autore)|poligrafo]] Giovanni Bianchi (Jano Planco, 1693-1775), nel 1746, identifica il "Rubicone dei vecchi" nel fiume Luso (Uso), poiché sosteneva che il Luso non doveva essere confuso con l'« Aprusa di [[Plinio]] », cioè l'Ausa, poiché sosteneva Cesena e che era "il vero Rubicone Antico"<ref>Nov., tomo VII, n. 50, 16 dicembre 1746, col. 790.</ref>.
Nel [[1748]], Bianchi rilancia la polemica attraverso notizie, in "stile Boccaccio", nelle quali riguardo al fiume Uso "''sosteneva che tutti gli eruditi sono e saranno sempre per il Rubicone vero''".
* Luso (Uso) passa accanto alla parrocchia « della ricca cappella di SS.Vito e Modesto » a San Vito<ref>G. Urbani, ''Raccolta di Scrittori e Prelati Riminesi'', SC-MS. 195, BGR, p. 764.</ref> di cui è titolare dal 6 maggio 1749 Giovanni Paolo Giovenardi (allievo di G. Bianchi)<ref>le biografie di G. P. Giovenardi (1708-1789) in SC-MS 227, ''Miscellanea Ariminensis Garampiana, Apografi'', BGR</ref>. Quest'ultimo nel novembre dello stesso anno, fa mettere sulla riva orientale del fiume, nel terreno del cimitero della stessa chiesa, una targa con l'iscrizione che porta le parole riprese da Plinio: «''Finis Heic Italiae Quondam Rubicon''». La lapide suscitò una vertenza giuridica derivata da Cesena nel 1750 e che durò fino al 4 maggio 1756.
* Come auspicato da Alfieri e Bognetti, la  ricerca di Mario Garattoni, si basa sul metodo chiamato    INTERDISCIPLINARE  che prevede la sovrapposizione di tutte le informazioni che riguardano una precisa area. Quella compresa fra L’Uso e il Pisciatello era chiamata -Rubico -(1)  e di conseguenza tutti i corsi d ‘acqua che vi confluivano erano chiamati  -Rubicone -(2)   Uso  compreso.(3) Probabilmente il termine della” Tabula Peutingeriana "AD CONFLUENTES"  nasce da questa situazione ed essere  un luogo diverso della MUTATIO COMPETU indicata nell’Itinerario gerosolimitano vista la situazione fisica. Plinio riguardo l’area ci ha detto  trè  cose : Che il fiume  Rubico  era il confine delI’Italia  e quindi anche di  Ariminum. Che fra Rimini e Cesena  vi erano quattro fiumi che sfociavano in mare : l;Ausa ,il Marecchia , il Rubicone , il Savio. ( 4)  Che l’agro Ariminense  finiva  all'Aprusa ove cominciava l’agro Compitano (5)  Il passo tanto discusso  di Plinio ," Ariminum  colonia   cum  amnibus  Arimino  et  Aprusa  fluvius  hinc   Rubico  ,quondam finis  Italiae", porta a dedurre  che  Aprusa  e  Rubico  significano  la medesima area di dove finiva l’agro Ariminense.  IL fiume Uso come  gli altri fiumi, aveva due nomi.  Il Compito di Savignano era il quadrivio situato all’ interno del  Saltus  compreso fra il fiume Uso e il Rigossa, dal mare alle colline.(6) I  Saltus erano estese aree di proprietà  pubblica, a volte imperiale o  privata, posti fuori dagli ambiti municipali e dotati di normativa giuridica propria.(7) Le fonti storiche fanno dedurre che il Saltus comprendesse i bacini idrografici dei fiumi Uso e Fiumicino. Veggiani (8)  riteneva  che il Rubicone fosse il confine fra le tribù dei Celti Senoni  e Celti Boi ipotesi condivisa da Susini (9) I diversi  luoghi di culto dedicati a Giove che si  riscontrano  nell’area del  Saltus, furono  probabilmente preceduti dal  Belenos celtico, il dio  Apollo dei greci e romani a cui è succeduto S. Pietro, avvalorano  l‘ipotesi evidenziata dal Susini e che trova comferme a Rimini, a Cesena, a Morciano.  (10)  Si osserva che se il Pisciatello era il Rubicone di Cesare, il  Saltus doveva essere sul suo lato sinistro, mentre invece i  toponimi, in particolare S .Pietro in Salto di S. Mauro, sono sul suo lato destro. Se così fosse, Plinio si sarebbe sbagliato in quanto i fiumi sarebbero stati cinque e con l’ipotesi di Veggiani del 1977 addirittura sei. (11) Difficile pensare che Plinio abbia omesso il primo e più importante fiume venendo da Rimini  dopo aver indicato il limite dell’agro ariminense all’Aprusa o Rio Salto . Il fiume Uso fin verso la foce vede sul suo lato destro una pianura morfologicamente alta (12)    con la falesia di 10  metri, mentre nell’area di Bellaria scende a 2 -3 metri (13) Sulla sua sinistra superato  S.Vito quasi a ridosso del suo alveo iniziava una depressione con una situazione tipica della  Padusa,  (14) un alternarsi di lagune, canali, aree paludose e isole più o meno grandi. Situazione che viene confermata dagli studi di Varani che rilevano la presenza di "Argille spesso siltose e a volte torbose". (15) Da una strada  romana la  Via di Confine, che si portava in linea retta verso la foce del Rubicone sulla via  Popilia, ( 16) percorso   riconfermato  da Veggiani. (17) Strada ora coperta da circa quattro metri  di  strati  alluvionali, mentre Le località di  Bordonchio, di  Castellabate (18), di S. Mauro, di Gatteo, di S. Angelo del Compito, vedono tombe e reperti romani  emersi da arature. Oltre ai  reperti, agli studi, questa situazione di  Padusa  viene confermata  dal Codice Bavaro che nel VII secolo nell’ambito della ecclesia  di  S. Giovanni in Compito attesta la presenza di una isola con sopra un casale,  questo a ridosso della via Emilia. (19) PIEVI: Si sono sovrapposte quasi  ovunque  a  precedenti  ambiti  romani (20) e avevano confini ben definiti, di regola corsi d’acqua anche minuscoli o crinali (21) Pieve di S. Martino di Bordonchio. Da sempre appartenente alla diocesi di Rimini(22) il suo ambito arrivava alla foce del Rubicone, prova indiretta della antica foce dell’Uso . Pieve di S. Vito. Documentata dal  IX  secolo,(23) nel XI : 1033,(24)  1057,(25)  1078 ,(26)  viene attestato che S. Mauro e Gatteo  fanno parte del suo ambito e questo fino al 1144, (27) dove li troveremo nella  pieve del Compito che   compare nel X secolo. (28)    Nel XII secolo viene suddivisa fra S. Giovanni in Compito e S. Pietro in  Salto, molto  probabilmente a causa  di un mutamento di percorso del Fiumicino che separò le due chiese 29 ;In quel periodo storico sicuramente per eventi idrografici, sono ridisegnati gli ambiti delle pievi connesse al  "Rubico".   La località di S. Pietro in Salto, fondo  Giovedia - Torre  Torlonia -di  S. Mauro Pascoli, rimarrà di certo fino al 1256 in pieve di S. Vito (30). Tutti indizi che fanno dedurre i diversi   arretramenti verso est della foce dell’Uso. Diversamente da come riteneva Veggiani, che negli ultimi  tremila anni  il fiume uso non abbia avuto " variazioni degne di rilievo"(31) duemila anni (32) Zaghini ipotizza paleoalvei e divagazioni a valle  di S: Vito in epoca storica che sono evidenziate dagli ambiti delle pievi. (33) Una ulteriore deduzione della presenza  della Padusa la breve vita della pieve di S. Angelo in salute con una sola cappella dipendente.(34)     Sono questi i principali indizi che portano a ritenere il fiume Uso il Rubicone di Cesare . .1    Giancarlo Brighi 2013   2    Luigi Varani  1997 3       Ravara Montebelli  20 14 4       Ravara Montebelli 2014 5       Luigi  Nardi 1827 6       Luigi Nardi 1827 7       Enciclopedia Treccani     Elio Lo Cascio 2000. 8      Antonio Veggiani  da Zoffoli 1997       . 9      Giancarlo Susini 1997    10    Giancarlo Susini 11    Veggiani da Varani 12     Gianluca Bottazzi .1995 13    Veggiani 1993 14    Rosetti 1894 Boschetti .2011 15    Luigi Varani 1997 16   B.Ballarin da Varani 1997 17    Veggiani  da Zoffoli 1997 18     Bertani  -Vullo  1993 19    Rabotti  1985    20     Budriesi 1997  21    F.V. Lombardi 1995 22    Currado Curradi 1984   23    Currado Curradi   1984              24    Budriesi 1997-Boschetti 2011 25     Budriesi 1997-Boschetti2011 26    Curradi 1984 27    Curradi 1984 28    Curradi 1984 29   Fantuzzi da Delucca 1997 30   Delucca 1997 31   Veggiani 1988 32   Veggiani 1993 33   Zaghini  1993 34   Curradi  1990.
 
=== Per il Pisciatello ===