Aci Trezza: differenze tra le versioni

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[[File:Riggio.jpg|miniatura|verticale|Stemma araldico della famiglia Riggio]]
 
Aci Trezza inizialmente nacque come approdo marittimo del principato dei Riggio poiché il sito "u locu di la Trizza''"'' era l'unico sbocco al mare del feudo e se debitamente sistemato sarebbe divenuto un ottimo scalo. Ben presto, grazie agli sforzi del principe Stefano II, divenne centro pulsante della vita commerciale locale: vennero costruiti un riparo per le barche, la chiesa, un emporio e un forno dove era possibile preparare anche la pasta. Infine, attorno allo scalo, vennero innalzati numerosi magazzini atti a contenere olio, ferro, salumi e formaggi.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nella Terra di Aci; di Saro Bella|editore=Comunep. di Aci Catena|p=99}}.</ref> Il ''carricatore della Trizza'' era uno dei porti commerciali più attivi di Sicilia.<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|titolo=Houel: Viaggio a Catania. Introduzione di Carlo Ruta|editore=Edi.bi.si|p=22}}</ref> La neonata cittadina subì il devastante [[terremoto del Val di Noto del 1693]], che fece 17 vittime, numero ingente per l'epoca. Le salme vennero sepolte sotto le macerie dell'antica chiesa di San Giuseppe.<ref>{{Cita libro|titolo=Acitrezza nella Storia di Santo Pellegrino.|editore=Ferdinandea edizioni|p=3}}</ref>
 
Venne gestita da Stefano Riggio fino al [[1678]], quindi dal figlio Luigi Riggio Giuffrè fino al [[1680]], da Stefano Riggio Saladino fino al [[1704]], quindi da Luigi Riggio Branciforte fino al [[1757]]. Quest'ultimo però risiedette in [[Spagna]] dove, agli ordini del re [[Filippo V di Spagna|Filippo V]], ricoprì cariche altissime (Capitano Generale delle Galere, Governatore delle province di Guizpucoa e di Ceuta, Viceré di Valenza, ambasciatore a Venezia, a Roma, a Napoli e Ministro Plenipotenziario in Francia); lasciò quindi l'amministrazione del feudo allo zio Gioacchino Riggio. Prima di partire per ricoprire questi incarichi, Luigi Riggio Branciforte si dedicò alle restaurazioni e ricostruzioni degli edifici colpiti dal terremoto e la risistemazione del molo danneggiato dai marosi.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nelle terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=115}}</ref> Rientrò nel suo feudo in età avanzata e si dedicò alla trasformazione dello scalo di Aci Trezza: vi si costruirono altre case, magazzini e officine per i bastimenti che sempre più numerosi approdavano. Inoltre fece realizzare una strada carrabile che unisse Aci Trezza con il resto dei quartieri del feudo, che risultò essere una delle prime strade carrozzabili del territorio etneo. Infine fece erigere sulla marina di Aci Trezza un sontuoso palazzo, le cui rovine erano visibili fino agli inizi del XX secolo.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nella Terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=116}}</ref> In seguito il feudo passò a Stefano Riggio Gravina fino al [[1790]] e a Giuseppe Riggio Grugno fino al [[1792]], quando divenne libero. Giuseppe Riggio Grugno morì poi a [[Palermo]] decapitato dalla folla in rivolta nel [[1820]], estinguendo la famiglia dei principi di Aci. In ogni caso il [[feudalesimo]] era già stato abrogato in Sicilia nel [[1812]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Saro Bella|titolo=Luigi Riggio Branciforte: un principe siciliano nell’Europa del ‘700|rivista=Agorà|volume=VIII|numero=III/2002}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Saro Bella|titolo=Gli Arazzi del Principe|rivista=Agorà|volume=|numero=35/2011}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nelle terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=97}}</ref>