Geta: differenze tra le versioni

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=== ''Damnatio memoriae'' ===
[[File:Septimusseverustondo.jpg|thumb|[[Tondo severiano]], raffigurante Geta con i genitori e il fratello [[Caracalla]]; l'immagine di Geta fu cancellata a seguito della ''[[damnatio memoriae]]'' che lo colpì dopo la sua morte.]]
Dopo il fratricidio, Caracalla infangò la sua memoria e ordinò che il suo nome fosse rimosso da tutte le [[epigrafia|iscrizioni]] (''[[damnatio memoriae]]''). A quel punto come unico imperatore ebbe l'opportunità di sbarazzarsi dei suoi nemici [[politica|politici]]: le [[fonte testuale|fonti]] riferiscono che in questo periodo furono uccise o [[proscrizione|proscritte]] circa 20.000 persone. Tra le vittime della repressione, si segnala il giurista [[Emilio Papiniano]], che fu decapitato, su ordine di Caracalla, per essersi rifiutato di comporre un'apologia del fratricidio.
 
[[Caracalla]] decise di eliminare per sempre le prove dell'esistenza del fratello attuando questa procedura riservata soltanto a uomini che con le loro azioni avevano macchiato l'onore romano. Esempi di ''[[Damnatio memoriae]]'' sono presenti sull'[[arco di Settimio Severo]] a [[Roma]] nel [[Foro romano|Foro]], dove il nome di Geta venne cancellato e sostituito dalle parole ''optimis fortissimisque principibus'', e nell'[[arco di Settimio Severo (Leptis Magna)|arco severiano di Leptis Magna]], dove la figura di Geta è abrasa dall'arco stesso. La distruzione della memoria di Geta fu tra le più capillarmente eseguite nella storia di Roma, per questo trovarne tracce o ritratti è estremamente raro e difficile. Tra i possibili busti superstiti di Geta ne esiste uno nel [[Museo archeologico nazionale di Orvieto]], che fu ritrovato sepolto con la testa appoggiata a una bozza di pietra a mo' di cuscino e un altro, rinvenuto presso [[Sabucina]], esposto al [[Museo regionale interdisciplinare di Caltanissetta|Museo Archeologico di Caltanissetta]].