Parco nazionale del Gran Paradiso: differenze tra le versioni

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[[File:Stambecchi nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.jpg|thumb|Due esemplari di [[stambecco]].]]
L'animale simbolo del parco è lo [[Capra ibex|stambecco]] presente in circa 2700 unità (censimento di settembre 2011)<ref>Dopo i successi e il ripopolamento dell'area protetta, la popolazione di stambecchi ha subito un crollo verticale, da metà degli anni novanta, quando si contavano 5000 unità: tra le cause il riscaldamento globale e il cambiamento dell'habitat, la competizione alimentare con il camoscio, l'emergenza di alcune malattie, l'invecchiamento e la mortalità conseguente dei capi. Cfr. Achaz von Hardenberg, [http://www.pngp.it/fr/node/3081 ''Voli in parapendio: i perché di un divieto''], www.pngp.it,</ref>. Il maschio adulto può pesare dai 90 ai 120&nbsp;kg mentre le corna possono arrivare anche a 100&nbsp;cm. La femmina, più piccola, ha delle corna più lisce lunghe appena 30&nbsp;cm. I branchi sono composti da soli maschi oppure da femmine e cuccioli. I maschi anziani vivono isolati. Il periodo degli amori coincide con i mesi di novembre e dicembre; in questo periodo gli stambecchi maschi che hanno raggiunto la piena maturità sessuale si battono tra di loro squarciando il silenzio dei valloni con l'inconfondibile rumore delle cornate udibile anche dal fondovalle. La femmina rimane fertile per pochi giorni. La gravidanza dura sei mesi. A primavera inoltrata, la stambecca si ritira su qualche cengia isolata dove darà alla luce (maggio, giugno) un piccolo, talvolta due. Lo stambecco ha un carattere mite ed imperturbabile e si lascia facilmente osservare dall'uomo.
[[File:Dettagio camoscio villaggio di Tignet 5.png|thumb|left|[[Camoscio]] con [[radiocollare]] nei pressi di Tignet, in [[Valsavarenche]].]]
Il [[Rupicapra rupicapra|camoscio]], invece, è diffidente, elegante nei suoi balzi, veloce e scattante. Di dimensioni minori (massimo 45–50&nbsp;kg), se ne contano oltre 8000 esemplari. Le sue corna, non imponenti come quelle dello stambecco, sono sottili e leggermente uncinate. Questo ungulato non è più in pericolo di estinzione in quanto l'assoluta mancanza di [[predazione|predatori]] naturali ne ha favorito la crescita numerica e l'eccessiva colonizzazione del territorio (durante l'inverno scendono a valle danneggiando il sottobosco, attraversano le strade asfaltate, arrivano a cercare il cibo a pochi metri dalle case) tanto da rendere necessarie, a volte, delle azioni di caccia selettiva per ridurne il numero.