Francesco Borromini: differenze tra le versioni

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Filippo Baldinucci, il suo biografo, attesta che Francesco Borromini era un «uomo di grande e bello aspetto, di grosse e robuste membra, di forte animo e d'alti e nobili concetti. Fu sobrio nel cibarsi e visse castamente. Stimò molto l'arte sua, per amor della quale non perdonò a fatica». Custodiva i propri lavori con scrupoloso riguardo, sicché «non fu mai possibile il farlo disegnare a concorrenza di alcun altro artefice. Diceva che i disegni erano i suoi propri figliuoli e non voler che eglino andasser mendicando la lode per lo mondo, con pericolo di non averla, come talora vedeva a quei degli altri addivenire». Era talmente geloso delle proprie opere che, prima di morire, consegnò tutti i suoi disegni alle fiamme, in modo che i suoi nemici non potessero appropriarsene indebitamente.<ref name=carboneri/>
 
Borromini, in ogni caso, denunciò un carattere inquieto, schivo, quasi ombroso: per tutta la sua carriera fu infestato dall'ombra del Bernini, che si attenuò solamente con l'avvento al pontificato di Innocenzo X, quando il suo competitore subì un'eclissi. Nel corso della sua esistenza BorriminiBorromini ebbe numerosi amici e consiglieri, tra i quali l'aristocratico emiliano [[Virgilio Spada]], il papa Innocenzo X (del quale godette la protezione) e il marchese di Castel Rodriguez, al quale dedicò il suo libro ''Opus architectonicum''; tuttavia, nei confronti dei più egli manifestò un animo «schivo e scontroso, trincerato nel chiuso di una bruciante interiorità» (Treccani).<ref name=carboneri/> Sempre Baldinucci ci fornisce un ritratto caratteriale assai dettagliato del Borromini:
{{citazione|Egli era stato solito di patir molto di umore malinconico, o, come dicevano alcuni dei suoi medesimi 3 d'ipocondria, a cagione della quale infermità, congiunta alla continua speculazione nelle cose dell'arte sua, in processo di tempo egli si trovò sì profondato e fisso in un continuo pensare, che fuggiva al possibile la conversazione degli uomini standosene solo in casa, in nulla d'altro occupato, che nel continuo giro dei torbidi pensieri|Filippo Baldinucci<ref name=carboneri/>}}
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