Antonio de Torres Jurado: differenze tra le versioni

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Anche se si discute su chi fu il maestro di Torres, alcuni affermano che, intorno al [[1842]], Torres abbia lavorato per José Pernas a [[Granada]], imparando rapidamente a costruire chitarre. Ritornò presto a [[Siviglia]] e aprì in calle de Cerragería nº 7 un laboratorio, che condivise con Manuel Soto y Solares. Sebbene abbia costruito alcune chitarre nel corso degli [[anni 1840]], fu solo nel [[Anni 1850|decennio successivo]] che, grazie alla stima e ai consigli del famoso chitarrista e compositore [[Julián Arcas]], Torres fece della liuteria la sua professione. La collaborazione con Julián Arcas spinse Torres a diventare un profondo investigatore dell'arte della costruzione della chitarra. Torres arrivò alla conclusione che la tavola armonica è il fulcro della costruzione. Per accrescere il volume sonoro dello strumento, non solo costruì le sue chitarre in dimensioni maggiori rispetto a quelle del tempo, ma le realizzò con tavole più sottili e leggere, rendendole convesse in entrambe le direzioni, grazie ad un sistema di incatenatura a ventaglio che le rinforzava. Per provare la sua teoria - secondo cui era la tavola, e non le fasce ed il fondo della chitarra, a conferire allo strumento il suono - nel 1862 costruì una chitarra con fondo e fasce in cartapesta; questa chitarra, ora catalogata come FE 14, è attualmente conservata presso il Museu de la Música a [[Barcellona]] e, purtroppo, non è più suonabile. Un altro esperimento fu una chitarra costruita come un puzzle cinese, che poteva essere assemblata senza colla e che, una volta smontata, poteva entrare in una scatola per scarpe.
 
Una testimonianza circa la filosofia costruttiva di Torres — benché tardiva, in quanto resa ben 38 anni dopo la morte del liutaio, e piuttosto generica — è contenuta in una lettera del 29 gennaio 1931, inviata dal sacerdote Juan Martínez Sirvent (Córdoba) a Francisco Rodríguez Torres (Almería).<ref>José L. Romanillos, Marian Harris Winspear,  ''Antonio de Torres. Guitar Maker: His Life and Work'', cit. in Bibl., pp. 16-17</ref>
In essa, lo scrivente — dopo aver affermato di aver ben conosciuto Torres ed anzi di averlo più volte aiutato in delicati lavori di incollatura che il liutaio (allora sessantottenne) aveva ormai difficoltà ad eseguire da solo, a causa del tremore delle mani — dice di avergli una volta chiesto da cosa derivasse la sonorità delle sue chitarre; Torres avrebbe risposto: dalla tavola armonica, dalle caratteristiche del suo legno e dalla sua lavorazione e forma.
Dice inoltre che Torres — sollecitato, da uno dei presenti ad un pranzo, a rivelare il segreto delle sue chitarre “per i posteri” — avrebbe replicato: “... mi è impossibile lasciarlo ai posteri; me lo porterò nella tomba, in quanto è il risultato della sensibilità dei polpastrelli del pollice e dell’indice, i quali comunicano al mio intelletto se la tavola armonica è stata lavorata nel modo appropriato, per corrispondere all’idea del liutaio ed al suono voluto per lo strumento”.
 
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Le chitarre di Torres vengono distinte in due epoche:
 
* la prima (chitarre non numerate da Torres, per le quali si fa riferimento alla catalogazione non ufficiale di José Luis Romanillos, presentata nel suo libro ''Antonio de Torres. Guitar Maker: His Life and Work'', dove "FE" sta per ''First Epoque''), di quando si trovava a [[Siviglia]], dal [[1852]] al [[1870]];
* la seconda (chitarre numerate da Torres con la sigla, anteposta al numero progressivo, "SE" che sta per ''Segunda Epoca''), dopo il ritorno ad [[Almería]], dal [[1871]] al [[1893|1892]].
 
Le chitarre che costruì erano talmente superiori a quelle dei suoi contemporanei, che il loro esempio cambiò il modo di costruire lo strumento, dapprima in [[Spagna]], poi nel resto del mondo. <!-- "Benché esse non abbiano un suono particolarmente potente secondo gli standard moderni, producono però un timbro chiaro, bilanciato, definito e rotondo ed una notevole proiezione."