Fosco Maraini: differenze tra le versioni

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Nel [[1937]] raggiunse l'orientalista [[Macerata|maceratese]] [[Giuseppe Tucci]]<ref>Per i rapporti tra Maraini e Tucci, vedi Enrica Garzilli, ''L'esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti'', Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, Vol. 1, pp. 289-300.</ref>, che conosceva assai bene [[sanscrito]], [[lingua tibetana|tibetano]], [[lingua hindi|hindi]], [[lingua nepalese|nepali]], [[lingua bengalese|bengali]] e altre lingue asiatiche, in una spedizione in [[Tibet]], alla quale ne sarebbe seguita un'altra undici anni più tardi, nel [[1948]]. Da tale esperienza scaturì la grande passione che lo portò a dedicarsi allo studio delle culture e dell'etnologia orientale e a scrivere prima ''Dren Giong'' (Vallecchi Ed., 1939) e poi ''Segreto Tibet ''(De Donato editore, 1951).
 
Prima della [[seconda guerra mondiale]], Maraini si trasferì in [[Giappone]], dapprima nel [[Hokkaidō]], a [[Sapporo]], e poi nel [[Kansai]] e a [[Kyoto|Kyōto]], come [[lettorato (università)|lettore]] di lingua italiana per la celebre [[Università di Kyoto|università locale]]. L'[[8 settembre 1943]] si trovava a [[Tokyo]] e rifiutò, assieme alla moglie Topazia, di aderire alla [[Repubblica di Salò]]. Venne quindi internato in un [[campo di concentramento]] a [[Nagoya]] con tutta la sua famiglia per circa due anni. Durante la prigionia compì un gesto d'alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò l'ultima falange del mignolo della mano sinistra con una scure. Non ottenne la libertà, ma unaun caprettamiglioramento edelle uncondizioni orticellodi prigionia permisero alla famiglia Maraini (e agli altri reclusi italiani) di sopravvivere alleai duremorsi condizionidella difame prigioniafino alla liberazione.
 
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