Carmelo Bene: differenze tra le versioni

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Il padre, in combutta con il primario, arriva a farlo internare al manicomio per un paio di settimane, con l'intenzione di scemare l'attrazione e l'intenzione a realizzare il matrimonio; Giuliana poi subisce esplicite minacce. Si sposano comunque a Firenze il 23 aprile del [[1960]], «più per accontentare la suocera che per effettiva vocazione»<ref>Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, ''op. cit.'', pag. 119. - Nella biografia di ''[[Sono apparso alla Madonna]]'' il matrimonio fiorentino viene definito "grottesco". (''[[Opere (Carmelo Bene)|Opere, con l'Aut.]]'' op. cit., pag. 1061)</ref> e dalla loro unione nasce un figlio, Alessandro, che viene allevato prevalentemente dai nonni materni e muore di tumore in giovane età<ref>«Appresi la notizia solo quindici giorni dopo. Un telegramma molto secco. "Tanto non te ne fotte nulla", fu la spiegazione. Avevo chiesto due milioni ai miei per tentare un intervento disperato in Svizzera. Mi negarono questi soldi. Per loro Alessandro era "il figlio della colpa". Questo figliolo fu alla fine vanamente operato in Svizzera. Sei mesi dopo morì. Non aveva ancora sette anni. Stramaledissi i miei». Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, ''op. cit.'', pag. 188. Nell'autobiografia di ''[[Sono apparso alla Madonna]]'' risulta che il figlio Alessandro «morì a cinque anni» (''[[Opere (Carmelo Bene)|Opere, con l'Aut.]]'' op. cit., pag. 1062).</ref> il 3 ottobre 1965 all'ospedale Meyer di Firenze.
[[File:Un amleto di meno-02.jpg|thumb|Carmelo Bene in una scena del film ''[[Un Amleto di meno]]'']]
In questo periodo fiorentino avviene l'incontro letterario fondamentale della sua vita; legge l'''[[Ulisse (Joyce)|Ulisse]]''<ref>[http://it.youtube.com/watch?v=831235Pe3PE&NR=1 Carmelo Bene su James Joyce] intervista di Antonio Debenedetti, tratta dal programma televisivo RAI "Una sera, un libro" (''Youtube'')</ref> di [[James Joyce]]<ref>Sebbene pubblicato nel [[1922]], in Italia la prima traduzione integrale si ebbe soltanto nel [[1960]], ad opera di [[Giulio De Angelis (letterato)|Giulio De Angelis]] per la casa editrice [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]</ref> che lo affascina talmente da sconvolgerne il modo di pensare, sottraendogli gli ultimi residui di ''esistenzialismo''<ref>C. Bene e G. Dotto, ''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 113</ref>. Dopo questo primo impatto letterario Carmelo Bene lascia [[Firenze]], vivendo un periodo di «pura erranza»<ref>C. Bene e G. Dotto, ''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 115</ref>, «scombussolato», senza una meta, prima di approdare a [[Genova]]. Nel [[1960]] conosce e si lega in amicizia con [[Aldo Braibanti]] e [[Sylvano Bussotti]] il quale cura le musiche dello ''[[Spettacolo -concerto Majakovskij]]'' che si tiene a Bologna nello stesso anno. Con la seconda serie di repliche del ''[[Caligola (Carmelo Bene)|Caligola]]'' del [[1961]] Bene diventa «regista di se stesso», e da Genova in poi, non delegherà più a nessun altro la regia del suo teatro<ref>C. Bene e G. Dotto, ''Vita di Carmelo Bene'', op. cit., pag. 118</ref>. Tra il [[1961]] e il [[1962]] realizza il primo ''[[Amleto]]'', «tutto [[William Shakespeare|shakespeariano]], non ancora pervertito in [[Jules Laforgue|Laforgue]]»<ref>Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, op. cit., pag. 124</ref>, e il primo ''[[Pinocchio (Carmelo Bene)|Pinocchio]]''. Dalla [[Compagnia D'Origlia-Palmi]], in auge a Roma tra gli anni trenta e settanta, Carmelo Bene ha modo di prelevare attori come [[Manlio Nevastri]] (in arte Nistri), [[Luigi Mezzanotte]] e [[Alfiero Vincenti]]:
{{Citazione|Giovanissimo capocomico, senza un soldo, circondato finalmente da guitti straordinari reperiti nel Borgo Santo Spirito dalla signora D'Origlia e dal cavalier Palmi, miei ottimi amici<ref>Carmelo Bene, ''Opere con l'Aut.'', op. cit., pag. 1071</ref>.}}
Dal 1961 fino al 1963 costituisce il cosiddetto "[[Teatro Laboratorio]]" (con gli attori prelevati dall'anzidetta compagnia), realizzato in un locale di [[Trastevere]], nel cortile al numero 23 di San Cosimato. Viene in seguito chiuso definitivamente a causa del fattaccio del «piscio» sulla platea e sull'ambasciatore argentino attribuito a Carmelo Bene, ma probabilmente perpetrato dal pittore argentino [[Alberto Greco]]. Al Teatro Laboratorio si allestiscono gli spettacoli cabaret con titoli significativi come ''[[Addio porco]]'', una specie di [[happening]], goliardata o presa in giro, che serviva a raggranellare denaro attirando gente snob e ricca a caccia di emozioni forti. Lo spettacolo ''[[Cristo '63]]'' (registrato da [[Alberto Grifi]] ma che viene censurato<ref>[http://www.lasinovola.it/archivio/letture/0601/GiulianaRossi.pdf lasinovola.it]</ref>) scatena più d'uno scandalo, fino ai tafferugli con la polizia. Bene racconta: