Impero anglo-indiano: differenze tra le versioni
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A seguito dei [[moti indiani del 1857]], l'[[Government of India Act 1858|Act for the Better Government of India (1858)]] apportò dei cambiamenti nel governo dell'India a tre livelli: nel governo imperiale a [[Londra]], nel governo centrale a [[Calcutta]] e nei governatorati provinciali.<ref>Moore, 2001, pp. 424–426.</ref>
A Londra venne composto un gabinetto di governo presieduto dal [[Segretario di Stato per l'India]] e da quindici membri del [[Consigli d'India]] che avessero trascorso almeno dieci anni in India. Anche se il Segretario di Stato comunicava direttamente col governatorato indiano, spesso egli si serviva del proprio Consiglio ma soprattutto in materia economica. Dal [[1858]] al [[1947]] vennero nominati ventisette Segretari di Stato per l'India tra i quali ricordiamo Sir [[Charles Wood, i visconte Halifax|Charles Wood]] (1859–1866), [[Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecil, III marchese di Salisbury]] (1874–1878) (poi Primo ministro del Regno Unito), [[John Morley]] (1905–1910) (iniziatore delle [[Minto-Morley Reforms]]), [[Edwin Samuel Montagu|E. S. Montagu]] (1917–1922) (vero artefice delle [[Montagu-Chelmsford reforms]]) e [[Frederick Pethick-Lawrence]] (1945–1947) (capo di Gabinetto indiano). La grandezza del
A Calcutta, il governatore generale rimase a capo del governo indiano ed ottenne il nome di Viceré in quanto rappresentante effettivo del sovrano britannico che deteneva la sovranità sull'India britannica; egli, ad ogni modo, era responsabile del proprio operato presso il Segretario di Stato a Londra e quindi verso il parlamento inglese. Un sistema di "doppio governo" era già stato del resto messo alla prova dal ministro Pitt con l'[[Pitt's India Act|India Act
=== Governatori generali e viceré dell'India ===
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