Sibilla Appenninica: differenze tra le versioni

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Erano creature avvezze alle asperità della montagna e, secondo l'[[antropologo]] [[Mario Polia]], non sarebbero da considerarsi come figure assimilabili alle creature leggiadre delle tradizioni [[Mitologia celtica|celtiche]], alle [[Elfo|donne-elfo]] della tradizione germanica fatte di luce solare, alle fate delle fiabe che ballano nelle radure dei boschi o alle figure minori delle [[ninfe]] greche.<ref name="Polia p. 230" />
 
Secondo alcuni, le fate in realtà potrebbero essere state delle donne [[Senoni|celtiche]], che orfane dei loro guerrieri morti o fatti prigionieri dai [[Impero romano|Romani]] nella [[Battaglia del Sentino|battaglia di Sentino]] del [[293 a.C.]], si rifugiarono in migliaia sulle alture umbro-marchigiane dove trovarono ospitalità.<ref>{{Cita web|url=http://vocesibillina.blogspot.com/2011/03/fate-sibilline-e-battaglia-del-sentino.html|titolo=Fate sibilline e battaglia del Sentino|autore=Giuseppe Matteucci, Associazione "La Cerqua Sacra", Montefortino|cognome=|nome=}}</ref>
 
Renzo Roiati le individua come “''le Tria Fata''”.<ref name="Roiati p. 81" />