Pietro Koch: differenze tra le versioni

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{{citazione|Quando venni arrestato il Koch diede ordine che venissi fucilato nella notte. Per otto giorni, rinchiuso nel cosiddetto "buco" della pensione Jaccarino, attesi che la sentenza, continuamente confermata dall'aguzzino, fosse eseguita. Una sera Caruso [il questore di Roma, ndr.] venne in visita alla pensione e Koch, per divertirsi un poco, gli mostrò due patrioti che avevano appena finito di subire la tortura. Successivamente venni trasferito a quello che nel gergo della Jaccarino veniva definito "l'ammasso": uno stanzone fetido, con un po' di paglia in terra.|Dalla deposizione testimoniale di [[Luchino Visconti]] agli atti del processo Koch}}
 
Il 28 aprile dello stesso anno la banda, durante un tentativo di catturare un gruppo di [[comunismo|comunisti]], uccise due ignari passanti (un ragazzo, Luigi Mortelliti, e una donna, Maria Di Salvo). Nel mese di maggio la banda intercettò per caso l'intellettuale socialista [[Eugenio Colorni]]. La banda gli intimò di rivelargli dove si stava recando (una riunione coi suoi compagni della prima brigata Matteotti), ma Colorni si rifiutò di rispondere; fu quindi spinto verso un portone e lì colpito con sei colpi di pistola. Morì la mattina successiva all'ospedale San Giovanni.
 
I metodi di Koch erano caldeggiati dalle SS di [[Herbert Kappler|Kappler]], e la banda collaborò, fra appoggio cooperante e attriti intestini, col comando SS di via Tasso, diventando anche lo strumento di azioni e irruzioni nelle sedi della Chiesa, come l'assalto al convento annesso alla Basilica di S. Paolo, progettato e coordinato da Koch, avvenuto la notte tra il 3 e il 4 febbraio, che portò all'arresto di 67 persone fra ebrei, renitenti alla leva, ex-funzionari di polizia e militari di rango
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{{citazione|In nome di S.A.R. Umberto di Savoia, principe di Piemonte, luogotenente generale del Regno, l'Alta Corte di Giustizia, nel procedimento a carico di Pietro Koch di Rinaldo, dichiara Pietro Koch colpevole del reato di cui all'art. 5 del D.L. 27 luglio 1944, n°159 in relazione all'art. 51 del Codice Penale Militare di guerra. In conseguenza, visti gli articoli suddetti, condanna Pietro Koch alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena.|Dalla sentenza del collegio giudicante agli atti del processo Koch}}
 
Vista la fama del personaggio, le autorità ritennero opportuno documentare l'esecuzione con una ripresa filmata. Regista d'eccezione volle essere [[Luchino Visconti]], che a sua volta da Koch era stato arrestato e torturato.
 
===La fine della banda===