Campi per l'internamento civile in Italia: differenze tra le versioni

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Per gli slavi invece la situazione fu molto diversa, in quanto essi furono sottoposti ad una vera e propria azione di pulizia etnica nei territori occupati dall'Italia. In alcuni campi la popolazione civile slava fu soggetta a condizioni di vita inumane che portarono alla morte per stenti di migliaia di prigionieri (incluse donne e bambini).<ref>Alessandra Kersevan, ''Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili per civili jugoslavi 1941–1943'', Roma, Nutrimenti, 2008, ISBN 978-88-88389-94-3.</ref>
 
Dopo la caduta di [[Benito Mussolini]] il 25 luglio 1943, molti dei campi furono aperti e i prigionieri li poterono abbandonare. Molti prigionieri però rimasero nei campi, non avendo semplicemente altro luogo in cui andare. Dopo l'8 settembre 1943, i campi situati nell'Italia meridionale (tra cui [[Ferramonti]] e [[campo di internamento di Campagna|Campagna]]) furono liberati dagli Alleati e i prigionieri rimastivi (inclusi molti ebrei) trovarono la libertà. Nel Centro-Nord la Repubblica Sociale Italiana alcuni dei campi furono trasformati in campi di raccolta e concentramento per gli ebrei (italiani e "stranieri") ora soggetti a deportazione verso i campi di sterminio della Germania. Nuovi campi (Borgo San Dalmazzo, Fossoli, Bolzano, la Risera[[Risiera di San Sabba]]) furono specificamente allestiti per le finalità dell'Olocausto.<ref>Liliana Picciotto, ''L'alba ci colse come un tradimento: gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944'', Milano: Mondadori, 2010; Tristano Matta, ''Il Lager di San Sabba. Dall'occupazione nazista al processo di Trieste'', Trieste: Beit casa editrice, 2013, ISBN 978-88-95324-30-2.</ref>
 
== I campi e gli internati ==