Odoacre: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ImPERtinente (discussione | contributi)
ho inserito un nuovo dato
Riga 78:
Non sappiamo quando Odoacre iniziò il suo servizio nell'esercito romano. Nel [[472]], all'epoca della lotta finale fra l'imperatore [[Antemio]] e [[Ricimero]], era già membro della [[Schola (unità romana)|guardia imperiale]] (domestici); più tardi ([[473]]/[[474]]) divenne ''[[comes domesticorum]]'' di [[Glicerio]], l'imperatore eletto dal ''[[Patrizio (titolo)#Impero bizantino|patricius]]'' [[burgundi|burgundo]] [[Gundobado]]. Nel [[474]] la corte dell<nowiki>'</nowiki>impero romano d'oriente, al cui soglio era intanto asceso [[Zenone (imperatore)|Zenone]], scelse come [[impero romano d'Occidente|imperatore d'occidente]] il ''[[magister militum]]'' della [[Dalmazia]], [[Giulio Nepote]]. A questa nomina si ribellò il generale romano [[Flavio Oreste]], il quale riuscì a prevalere su Giulio Nepote soprattutto grazie all'appoggio militare di Odoacre, capo di una milizia di [[Mercenario|mercenari]] [[eruli]], [[sciri]], [[rugi]] e [[turcilingi]]<ref name = Muratori>[[Ludovico Antonio Muratori]], ''Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750'', Monaco: Stamperia di Agostino Olzati, 1762, Tomo Terzo (Dall'anno 401 dell'era volgare fino all'anno 600), pp. 123-4 ([http://books.google.it/books?id=j0wOAAAAQAAJ&pg=RA1-PA124&lr=&as_drrb_is=q&as_minm_is=0&as_miny_is=&as_maxm_is=0&as_maxy_is=&as_brr=0&as_pt=ALLTYPES on-line])</ref><ref name="Cesa">Maria Cesa, "Odoacre nelle fonti letterarie dei secoli V e VI". In: Paolo Delogu (a cura di), ''Le invasioni barbariche nel meridione dell'impero: Visigoti, Vandali, Ostrogoti'', atti del convegno svoltosi alla Casa delle culture di Cosenza dal 24 al 26 luglio 1998. Soveria Mannelli: Rubbettino Editore srl, 2001, ISBN 88-498-0064-9, ISBN 978-88-498-0064-7, pp. 41-59 ([http://books.google.it/books?id=FRRC377jbV8C&printsec=frontcover&source=gbs_summary_r&cad=0#PPA41,M1 on-line])</ref><ref name = "Giordane">[[Giordane]], ''[[De origine actibusque Getarum]]'', XLVI, 242</ref>. Flavio Oreste non assunse tuttavia il potere imperiale, preferendo che il titolo di imperatore andasse al figlio tredicenne [[Romolo Augusto]] (ottobre [[475]]) riservando a sé, col titolo di "[[Patrizio (storia romana)|patrizio]]", il potere effettivo.
 
Come capo delle tribù germaniche che costituivano le truppe imperiali, Odoacre aveva chiesto a Oreste, quale compenso del servizio, un terzo delle terre in Italia a titolo di ''[[hospitalitas]]''<ref>Arnaldo Marcone, "I regni romano-barbarici: dall'insediamento all'organizzazione statale". In: Cinzia Bearzot, Franca Landucci Gattinoni, Franca Landucci, Giuseppe Zecchini (a cura di), ''Gli stati territoriali nel mondo antico'', Milano: Vita e Pensiero, 2003, pp. 135-155 ([http://books.google.it/books?id=FNIiTnT_FUoC&pg=PA143&dq=procopio+odoacre+hospitalitas on-line])</ref>. Il rifiuto di Oreste scatenò la reazione delle truppe mercenarie, che si rivolsero ad Odoacre come loro guida. Oreste si rinchiuse in [[Pavia]], confidando sulle fortificazioni della città, ma le forze di [[Odoacre]] assediarono [[Pavia]] e la conquistarono, catturando Oreste<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Filippo|cognome=Brandolini|titolo=Pavia: Vestigia di una Civitas altomedievale|lingua=en|accesso=2019-03-05|url=https://www.academia.edu/4311218/Pavia_Vestigia_di_una_Civitas_altomedievale}}</ref>, che fu uccisopoi portato a [[Piacenza]] e suoucciso, fratellomentre Paulus, fratello di Oreste, venne ucciso fuori dale mura di [[Ravenna]]. I ''foederati'' germanici acclamarono quindi Odoacre come «''rex Italiae''» o «''rex gentium''». Nel [[476]] Odoacre avanzò su Ravenna e prese la città, costringendo il giovane Romolo Augusto ad abdicare (4 settembre). Secondo gli ''Annali Valesiani'' Odoacre, colpito dalla bellezza e dalla giovane età del deposto imperatore, non solo gli risparmiò la vita, ma gli riconobbe anche una pensione di 6.000 [[Solido (moneta)|solidi]] e lo mandò in [[Campania]] a vivere con i suoi parenti<ref>''Annales Valesiani'', 8.38</ref>.
 
Invece di nominare a sua volta un imperatore fantoccio, come avevano fatto prima di lui i generali germanici [[Ricimero]] e [[Gundobado]], Odoacre decise di inviare le insegne imperiali (cioè [[diadema]], [[scettro]], [[Toga#Toga romana|toga]] ricamata in oro, spada e [[paludamentum]] porpora<ref>Aurelio Bernardi, "La fine dell'impero d'occidente", in ''La Storia: 4. Dall'impero romano a Carlo Magno'', a cura di Aurelio Bernardi et al., Milano: Mondadori, 2004</ref>) all'imperatore d'Oriente Zenone, chiedendo per sé il solo titolo di patrizio, che tuttavia Zenone non concesse mai ufficialmente in quanto riteneva che fosse di competenza del deposto Giulio Nepote. L'impero romano d'occidente "cadde" quindi per un colpo di Stato militare di mercenari germanici<ref>"Origini germaniche del medioevo". In: Annamaria Ambrosioni e Pietro Zerbi (a cura di),''Problemi di storia medioevale''. Milano: Vita e Pensiero, 1988, ISBN 88-343-7593-9, ISBN 978-88-343-7593-8, p. 29</ref>; questa caduta, che per i moderni costituisce lo spartiacque fra la [[storia antica]] e quella [[Medioevo|medievale]], non sembra abbia suscitato eccessivo interesse negli storici dell'epoca, probabilmente perché, essendo ancora in vita nel [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|476]] [[Giulio Nepote]], ufficialmente il legittimo imperatore d'occidente (morirà nel [[480]]), la portata dell'evento venne sottostimata<ref>Giuseppe Zecchini, "Il 476 nella storiografia tardoantica". In: Giuseppe Zecchini, ''Ricerche di storiografia latina tardoantica''. Roma: L'Erma di Bretschneider, 1993, ISBN 88-7062-822-1, ISBN 978-88-7062-822-7, p. 65</ref>.