Filippo Juvarra: differenze tra le versioni

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Formatosi inizialmente in Sicilia, parzialmente da autodidatta, la sua prima opera architettonica fu il completamento, nel [[1703]], della [[Chiesa di San Gregorio (Messina)|Chiesa di San Gregorio]], oggi scomparsa, per la quale progettò la sistemazione interna comprendente la realizzazione del coro e dell'altare maggiore<ref>F. Lenzo, ''Filippo Juvarra a Messina: La chiesa di san Gregorio'', in "''Annali di architettura''", n.° 15, 2003.</ref>.
== Biografia ==
=== Giovinezza ===
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Filippo Juvarra nacque il 7 marzo 1678 nella città di [[Messina]], figlio di Pietro ed Eleonora Tafurri (o Tafuris), sposata in seconde nozze nel 1668 dopo la morte della prima moglie Caterina Donia.<ref name=GM>{{cita|Molonia||GM}}.</ref>
 
La formazione del giovane Filippo avvenne, nell'ambito artistico messinese, sotto la guida del padre, di professione argentiere<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/{{Treccani|juvarra_(Dizionario-Biografico)/|Juvarra|anno=2004|accesso=7 marzo 2019|citazione=Pietro, nato anche lui a Messina intorno al 1609, abitò e tenne bottega nella strada degli Argentieri. Dalla moglie Caterina Donia, figlia dell'argentiere Cola Maria, sposata intorno al 1640, ebbe in dote gli strumenti del mestiere. La bottega di Pietro fu molto attiva come attestano i numerosi documenti e le opere rimaste.]}}</ref>, che fu in grado di valorizzare il precoce talento del figlio; in questo modo, Juvarra - descritto dal fratello Francesco Natale come «di naturale molto vivace, e di buonissimo intelletto» - apprese i rudimenti dell'argenteria e venne introdotto all'esercizio del disegno, in parallelo agli studi teologici ai quali venne avviato all'età di dodici anni. Nella bottega del padre l'adolescente Filippo eseguì opere di arte orafa e argenteria anche di un certo pregio, fra le quali si citano un calice (1695), due ostensori per la chiesa delle Giummarre a Sciacca (1697) e per quella di San Giorgio a Modica (1700), otto candelieri (1698) e altri due di grandi dimensioni (1701) per il [[duomo di Messina]].
[[File:Carlo Fontana.jpg|thumb|Ritratto dell'architetto [[Carlo Fontana]], maestro di Juvarra]]
 
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Tra il 1724 e il 1726 Juvarra costruì la propria casa studio, in via San Domenico, su un terreno donatogli dal Re. Nel dicembre 1724, invece, si recò a [[Roma]], dove progettò, probabilmente per conto del cardinale [[Annibale Albani]], il Palazzo dei Concavi; questo progetto, presentato in ben quattro varianti difficilmente attuabili, non ebbe esito, ma arrecò a Juvarra la carica onorifica di architetto della Fabbrica di San Pietro, titolo assegnato in precedenza al Bernini e a [[Carlo Fontana]].<ref name=TM/>
[[File:PalazzinaStupinigi12.JPG|thumb|Esterno della palazzina di caccia di Stupinigi]]
Ritornato a Torino, lo Juvarra lavorò a un radicale riassetto urbanistico della zona dei «palazzi di comando», dove intervenne con la costruzione del palazzo degli Archivi di corte (1731) e con la ristrutturazione degli interni dell'Accademia militare (1726-27, 1730-31), del Palazzo Reale (1730-32) e del Palazzo Reale vecchio (1731). Allo stesso periodo risalgono la sistemazione della contrada di Porta Palazzo (1729-32), l'esecuzione del palazzo del conte Richa di Covassolo (1730) e la realizzazione della facciata del palazzo del conte Roero di Guarene (1730). Accanto a questi progetti, inoltre, Juvarra proseguì l'intenso rapporto dialettico con le residenze regie urbane ed extraurbane con la realizzazione ''ex novo'' della [[Palazzina di caccia di Stupinigi|palazzina di Stupinigi]], villa di caccia e palinsesto adatto alla celebrazione dei piaceri della corte; l'edificio è caratterizzato dalla presenza di un salone ellittico centrale dal quale si irraggiano quattro corpi di fabbrica diagonali. Nello stesso periodo, nel campo dell'architettura religiosa vanno segnalate la [[Chiesa di Sant'Andrea (Chieri)|chiesa di Sant'Andrea a Chieri]], oggi scomparsa, gli altari della Sainte-Chapelle nel [[castello di Chambéry]] (1726-27), di San Francesco di Sales nella chiesa della Visitazione (1730) e di San Giuseppe nella chiesa di Sant'Andrea a Savigliano (1728-33), e gli altari maggiori del [[santuario della Consolata]] (1729) e della [[Chiesa dei Santi Martiri (Torino)|chiesa dei Santissimi Martiri]] (quest'ultimo mai eseguito<ref>Marziano Bernardi, ''Torino - Storia e arte'', Torino, Edizioni d'arte fratelli Pozzo, 1975, p. 54.</ref>) (1730-34).<ref name=TM/>
[[File:Filippo Juvarra (workshop) Dome of Sant'Andrea in Mantua.jpg|left|thumb|Progetto per la cupola di Sant'Andrea, a Mantova (circa 1733)]]