Decimo Giunio Giovenale: differenze tra le versioni

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In quanto scrittore di satire, Giovenale è stato spesso accostato a [[Aulo Persio Flacco|Persio]] ma tra i due vi è una profonda differenza: Giovenale non crede che la sua [[poesia]] possa influire sul comportamento degli uomini perché, a suo dire, l'immoralità e la corruzione sono insite nell'animo umano.
 
L'intento moralistico (cosìProprio come in Persio) è unapresente dellel'astio componentisociale piùma importantinon dellaesiste poeticaalcun intento esplicito di fare risolvere ciò che Giovenale, cosìcondanna come(non l'astioesiste socialeun intento moralistico ma solo satirico): a suo dire, non ci sono più le condizioni sociali che possano portare alla ribalta grandi letterati come [[Gaio Cilnio Mecenate|Mecenate]], [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] ed [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] nel periodo [[Ottaviano Augusto|augusteo]] perché il poeta, nella Roma dei suoi tempi, è bistrattato e spesso vive in condizioni di estrema povertà tanto che spesso è la miseria che lo ispira.
 
Questa radicale avversione contro le iniquità e le ingiustizie, che lo portò anche a declamare versi di rabbia e protesta, è stata interpretata da alcuni come segnale di un atteggiamento democratico di Giovenale. Questo modo di intendere Giovenale è molto superficiale: al di là di qualche verso scritto in favore degli emarginati, l'atteggiamento di Giovenale è di inequivocabile disprezzo nei loro confronti, in quanto essi non hanno avuto l'intelligenza necessaria per uscire dalla loro condizione.