Relativismo: differenze tra le versioni

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== Il relativismo culturale ==
[[Teoria]] formulata, a partire dal ''particolarismo culturalestorico'' di [[Franz Boas]], dall'[[antropologia|antropologo]] statunitense [[Melville Jean Herskovits]] ([[1895]] - [[1963]]) secondo il quale, considerato il carattere universale della [[cultura]] e la specificità di ogni ambito culturale, ogni società è unica e diversa da tutte le altre, mentre i costumi hanno sempre una giustificazione nel loro contesto specifico. In seguito il concetto di relativismo culturale diviene imprescindibile in campo antropologico, grazie anche all'attività divulgativa dell'allieva di Boas, [[Margaret Mead]], la cui opera più celebre, ''[[L'adolescente in una società primitiva.]]'' (precedente di qualche anno alla formulazione esplicita del relativismo culturale), può essere considerata paradigmatica dell'utilizzo di argomentazioni di carattere relativistico come strumento di critica della società occidentale (in quel caso americana).
 
Da questa teoria sono derivate numerose tesi che raccomandano il rispetto delle diverse culture e dei valori in esse professati. Tali idee sostengono ad esempio l'opportunità di un riesame degli atteggiamenti nei confronti dei paesi del [[Terzo Mondo]], richiedendo maggior cautela negli interventi e criticando la tendenza coloniale e post-coloniale ad imporre anche un sistema culturale mediante l'intervento umanitario, gli aiuti per lo sviluppo economico e/o la cooperazione internazionale (vedi [[inculturazione]]). Spesso critiche di questo tipo sono state rivolte alle organizzazioni che fornivano aiuti umanitari condizionati all'adozione di determinati comportamenti, come ad esempio la propaganda religiosa delle missioni cristiane.