Carlo VII di Francia: differenze tra le versioni

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Era il più anziano dei figli sopravvissuti di [[Carlo VI di Francia]] e di [[Isabella di Baviera]]. Morti i primi tre [[Delfino (titolo)|delfini]], nel [[1417]] ereditò il titolo.
L'inizio del suo regno venne contrastato da [[Enrico VI d'Inghilterra]], il cui reggente [[Giovanni di Lancaster]] governava effettivamente buona parte della [[Francia]] settentrionale, compresa [[Reims]], la città in cui venivano tradizionalmente incoronati i re di Francia. Riuscì ad essere incoronato a Reims solo nel [[1429]] grazie all'intervento di [[Giovanna d'Arco]], che contribuì a liberare la Francia dagli inglesi. Con lui ebbe termine la lunghissima [[Guerra dei cent'anni]].
 
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=== La riconquista: 1431-1453 ===
La figura di Giovanna d'Arco non fu però la sola molla decisiva per il riscatto della nazione francese. Concorsero difatti molti fattori diversi nel favorire il risollevamento del fragile potere di Carlo VII: le lotte di potere in seno al Consiglio di Reggenza per il decenne [[Enrico VI d'Inghilterra]] indebolirono il coordinamento delle manovre militari inglesi sul continente; la creazione delle prime bombarde ad opera di [[Jean Bureau]] erano in grado di attaccare le mura e di disperdere le truppe sui campi di battaglia; il raffreddamento dei rapporti tra Inghilterra e Borgogna. Infatti, nel 1435, Carlo e [[Filippo III di Borgogna]] firmarono il [[Trattato di Arras (1435)|Trattato di Arras]] che riportò francesi e borgogoni a combattere dalla stessa parte contro gli inglesi. Una volta fatto questo in Francia non restava nessun principe del sangue disposto a riconoscere Enrico VI quale loro sovrano. Le conseguenze di tale cambio di rotta politico-militare si fecero già vedere a partire dall'anno successivo. Nell'aprile 1436<ref>''Storia Universale, IV.Il Basso Medioevo'', a cura di Alfredo Bosisio, pag. 273</ref> Carlo riconquistò Parigi, lasciando nelle mani di Enrico VI soltanto la Normandia, Calais e la Guienna. Gli anni che andarono da quella data fino al 1440 furono terribili:
 
''"la guerra contro gli inglesi, frantumata in innumerevoli episodi locali, fu combattuta (e con successo), tra gli orrori della fame, delle epidemie, del brigantaggio che funestavano tutta la Francia"''<ref>''Ibidem'', pag. 273</ref>
 
Gli inglesi cercarono di giungere pertanto ad un accordo di pace, nel 1445: il giovane Enrico VI avrebbe sposato la nipote di Carlo VII, Margherita d'Angiou, ed in cambio il Maine e l'Angiò sarebbero ritornate alla corona di Francia. Normandia, Guienna e e Calais sarebbero rimaste in mano inglese. Fatto sta che la cessione dei territori non ci fu e gli anni che andarono dal 1448 al 1453 segnarono la perdita della Normandia ([[battaglia di Formigny]], 1450) e della Guienna ([[Battaglia di Castillon]], avvenuta nel luglio del 1453<ref>''Ibidem,'' pag. 273</ref>), lasciando nelle mani inglesi soltanto [[Calais]] e le Isole del Canale. Uno dei motivi per cui Carlo non procedette alla conquista anche di quest'ultimo possedimento può essere ravvisato dal fatto che il 29 maggio di quell'anno, la capitale dell'Impero Bizantino, Costantinopoli, cadde nelle mani dei turchi. Lo shock dell'avvenimento avrebbe talmente scosso le coscienze religiose, da bloccare la completa riconquista del suolo francese.<ref>''Ibidem.'' Ho dedotto questa informazione dalla frase che riporto: "A far cessare la guerra concorse, quantunque in modo non determinante, la profonda commozione prodotta in tutto il mondo cristiano dalla caduta di Costantinopoli in possesso dei Turchi (29 maggio 1453)...La Francia cristiana ne risentì più degli altri paesi occidentali"</ref>
 
=== La restaurazione e centralizzazione del potere regio ===
Sebbene fragile, Carlo VII è accreditato di contribuireaver contribuito a creare l'[[Assolutismo monarchico|assolutismo]] francese centralizzando l'amministrazione, incluse le tasse permanenti e arbitrarie, e creando un esercito permanente.<ref>Juan de Mariana, ''A Treatise on the Alteration of Money'', ppag. 16, n. 2</ref> In particolare, sotto di lui, vi fu una vera e propria [[Diritto divino dei re|risacralizzazione del re]], presentato come una reincarnazione del divino imperatore romano, che implicava simmetricamente una sottomissione quasi totale dei soggetti.<ref>Philippe Nemo, ''Histoire des idées politiques aux Temps modernes et contemporains''</ref>
 
La riconquista dei territori inglesi comportò inevitabilmente anche un rafforzamento del potere regale. Il sovrano, se nei secoli precedenti era piuttosto un ''primus inter pares'' con i principi del sangue, ora poteva contare su un potere abbastanza sufficiente e su un demanio regio nettamente vasto. Difatti, la Normandia e gli altri territori strappati agli inglesi confluirono nelle proprietà del sovrano, gestite da dei funzionari (i balivi). Questa politica centralista di Re Carlo comportò però la nascita di una fronda di nobili (la ''praguerie'' del 1440<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/praguerie/ Praguerie nell'Enciclopedia Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>), capeggiati da Carlo I di Borbone, nel tentativo di ostacolare l'ascesa del potere regale ponendo sul trono il giovane delfino [[Luigi XI, re di Francia|Luigi]]. La rivolta fu stroncata facilmente, grazie alla compattezza dell'apparato burocratico-militare.
 
Nel campo amministrativo, la burocrazia fu riorganizzata dall'attività di [[Jacques Cœur]], che promosse l'espansione del commercio francese in Italia e nel mediterraneo.<ref>''Il Basso Medioevo''...pag. 273</ref>
 
Altra operazione di rafforzamento del potere reale fu il ristabilimento delle antiche normative [[Gallicanesimo|gallicane]]: nel 1438, per legarsi il Clero, impose a quest'ultimo il giuramento della Prammatica Sanzione, con la quale il sovrano aveva il diritto di scegliere i vescovi, lasciando poi al Papa la consacrazione. Un atto di forza che non fu ritirato e che sarà uno dei perni della politica francese fino a [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].