Tentativo di annessione della Valle d'Aosta alla Francia: differenze tra le versioni

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Il 26 aprile iniziò l'invasione: le truppe francesi alla guida del generale Doyen, oltrepassarono il [[Colle del Piccolo San Bernardo]] e il 27 aprile conquistarono la [[Val di Rhêmes]] dirigendosi rapidamente verso l'interno del territorio grazie anche alla ritirata delle truppe tedesche, ma furono fermate a [[La Thuile (Italia)|La Thuile]] dagli [[alpini]] della [[Fiamme Verdi]] del [[Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia|CLNAI]] e dal fuoco degli obici della [[Batteria (unità militare)|12ª Batteria]] del Gruppo "Mantova" del 1º Reggimento artiglieria della [[4ª Divisione alpina "Monterosa"]], [[alpini]] della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica Sociale]], in un'insolita alleanza tra [[partigiani italiani]] e soldati della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]], che bloccarono l'avanzata francese dal 26 aprile fino all'8 maggio, quando finalmente arrivano gli americani, che, nel prendere in consegna le posizioni italiane, schierarono, all'altezza di [[Pré-Saint-Didier]], una colonna di autoblindo pronte a far fuoco contro le unità francesi intenzionate ad aprirsi il passaggio verso [[Aosta]], consentendo solo ad un contingente simbolico di francesi di inoltrarsi nella valle per raggiungerne il capoluogo, dove intanto si era già insediato, sotto tutela americana, il nuovo prefetto partigiano nominato dal CLNAI [[Alessandro Passerin d'Entrèves]] che preparò le difese cittadine richiamando sia i partigiani sia i soldati della Repubblica Sociale per proteggere la città da un eventuale arrivo del nemico. Alle operazioni contro i francesi presero parte anche gli alpini dei battaglioni "Varese" e "Bergamo" del Reggimento alpini della [[2ª Divisione granatieri "Littorio"]] del disciolto [[Esercito Nazionale Repubblicano]]. <br />
 
Doyen, tra fine maggio e inizio giugno rifiutò di far passare sotto l' [[AMG|amministrazione militare alleata]] le aree di confine da lui controllate, affermando di volersi opporre con ogni mezzo e sostenendo di essere pienamente appoggiato da De Gaulle.
 
Quando il maresciallo Alexander ordinò ai francesi di ritirarsi, ricevette un rifiuto <ref>p82, Giulio Bolaffi, Chiara Colombini, 2014</ref>. I soldati impedirono ai partigiani non annessionisti di tornare a casa, obbligarono la popolazione all'uso unico del francese e fecero propaganda a favore dell'annessione. <br />
Il presidente [[Harry Truman]] intervenne personalmente inviando un messaggio a De Gaulle, che rispose che avrebbe inviato il generale francese [[Alphonse Juin |Juin]] dal maresciallo Alexander a Caserta, dove l'11 giugno fu firmato un accordo che prevedeva il ritiro delle truppe francesi dal territorio italiano entro il 10 luglio <ref>p. 211, Enrica Costa Bona (1995)</ref>. La tensione crebbe quando le truppe francesi e [[United States Army|americane]] arrivarono sul punto di uno scontro armato e solo quando Truman minacciò di non inviare più loro [[carburanti]] e [[munizioni]] i francesi si ritirarono, furono tenuti solamente ad Aosta degli ''Officiers de Liaison'' che proseguirono a cercare di sviluppare una propaganda filofrancese, in linea con quanto era stato fatto anche in precedenza cercando di reclutare italiani a supporto di manifestazioni e dimostrazioni favorevoli all'annessione alla Francia <ref>p. 211-212, Enrica Costa Bona (1995)</ref>