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== Storia ==
=== Le origini ===
Le sue origini si perdono nel lungo trascorrere del tempo, mentre la leggenda conferisce ad [[Ulisse]] la fondazione della città. Il Re di [[Itaca]], mentre stava tornando a [[Troia]], approda, dopo una tempesta, in una zona pianeggiante tra il [[Corace (fiume)|fiume Corace]] e il fiume Alessi, qui avrà origine Squillace. Altre fonti storiche vedono in [[Menesteo]] il fondatore della città. Il primo nome che si conosce del comune è Skyllation, località che divenne un importante centro di comunicazione e un porto militare e commerciale di grande importanza. Il suo porto viene perfettamente descritto da [[Virgilio]] nell<nowiki>' </nowiki>''[[Eneide]]'': “...''.Hinc sinus Hercules si vera est fama Tarenti cernitur, attolit se diva Lacinia contra. Caulonisque arces et navifragum Scylaceum ..."''<ref>Trad. Lat " .... ''di qui si scorge il golfo di Taranto sacro ad Ercole, se è vero quanto si dice, e di fronte si erge la dea Lacinia e le rocche di Caulon e Scylaceum che infrange le navi''."
Virgilio, ''Eneide'' , III, 551-553.
</ref>
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Con l'avvento di [[Napoleone]], la città divenne il centro direttivo per i paesi vicini: [[Stalettì]], [[Borgia (Italia)|Borgia]], [[Girifalco]], [[Amaroni]] e Sant'Elia. Caduto l'[[Primo Impero francese|impero Francese]], il sud d'Italia tornò, grazie al [[Congresso di Vienna]], sotto la giurisdizione [[Borboni di Napoli|Borbonica]]. Squillace perse ogni diritto sui paesi vicini, restando legato solo il paesino di Amaroni. I moti del [[1820]] - [[1821]], che sconvolsero l'Europa, trovarono in varie città della [[Calabria]] ionica molti sostenitori, tra cui Squillace, dove le idee risorgimentali trovano la loro massima espressioni in 3 illustri personaggi che contribuiranno all'[[unità d'Italia]]: il gen. [[Guglielmo Pepe]], il gen. [[Florestano Pepe]] e [[Damiano Assanti]]. Guglielmo Pepe già a sedici anni si fece notare come valoroso combattente e difensore di ideali patriottici, forse pari a quelli del [[Mazzini]] e del [[Garibaldi]]. Il gen. Pepe con la legione italica affronta in battaglia gli austriaci a [[Battaglia di Marengo|Marengo]]. Dopo un breve ritorno a Squillace si pone contro i [[Borbone di Napoli|Borboni]], ma viene arrestato e, pur rimanendovi solo tre anni, venne condannato a vita nella ''Fossa del Marittimo''.
 
La cacciata dei Borboni lo vede bonopartista come ufficiale d'ordinanza di [[Gioacchino Murat]], e, con la [[restaurazione]] borbonica, fidandosi del revisionismo costituzionale di re [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]], accetta la carica di comandante dell'esercito del [[Regno delle due Sicilie]]. Nel [[1848]] ritorna a [[Napoli]], dopo un altro esilio a [[Londra]], dove è incaricato dal Re di Napoli di un comando militare; Guglielmo Pepe disobbedisce agli ordini superiori per correre in difesa di Venezia, seguito dal fratello Florestano e da Damiano Assanti. Guglielmo Pepe tornato a Napoli viene esiliato in Francia, poi va a [[Torino]] dove muore nel [[1855]]. Il generale Pepe viene rimpiazzato, nel ruolo di difensore di una patria che ancora non esiste, da Damiano Assanti, che, distintosi già a Venezia, nel [[1859]] partecipa alla campagna militare per l'unità d'Italia, partecipando anche alla [[spedizione dei Mille]] che gli valse la nomina, da parte di Garibaldi, a generale Comandante della divisione ''Cosenza''. Nella Campagna del 1860-1861, Assanti dà il nome alla I Brigata in cui era stata incorporata la [[Divisione Stocco]], divenuta dopo il 21 novembre [[1860]] la IV Risorgimento. Importante anche il suo contributo politico. Deputato in quattro legislature, dal [[1873]] ricopri anche la carica di senatore. Indulgendo all' aneddotica ricordiamo il suo duello con il giornalista Suller che aveva denigrato il comportamento dei meridionali a Venezia: gli fracassò la testa con un colpo di pistola.
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==