Strage di Marzabotto: differenze tra le versioni

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La '''strage di Marzabotto''' (dal maggiore dei comuni colpiti) o più correttamente '''eccidio di Monte Sole''' fu un insieme di stragi compiute dalle truppe [[Nazifascismo|nazifasciste]] in [[Italia]] tra il 29 settembre e il 5 ottobre [[1944]], nel territorio dei comuni di [[Marzabotto]], [[Grizzana Morandi]] e [[Monzuno]] che comprendono le pendici di Monte Sole in [[provincia di Bologna]]. Fu un [[crimine contro l'umanità]] e uno dei più gravi [[crimine di guerra|crimini di guerra]] compiuti contro la popolazione civile perpetrati dalle [[SS]] in [[Europa occidentale]] durante la [[seconda guerra mondiale]].<ref>''Marzabotto: quanti, chi e dove: i caduti e le vittime delle stragi nazifasciste a Monzuno, Grizzana e Marzabotto e i caduti per cause varie di guerra: carta delle località degli eccidi nazifascisti'', a cura di Mario Degli Esposti, Luigi Arbizzani, Bruno Bertusi ed Ezio Antonioni, Editore Ponte Nuovo, 1994</ref>. Le cifre delle vittime variarono da un minimo di mille a un massimo di 3200 sebbene, confrontando i dati dell'anagrafe, si raggiunse quella difurono 1830<ref>{{Cita web|url=http://www.storiaememoriadibologna.it/eccidio-di-monte-sole-54-evento|titolo=Eccidio di Monte Sole - Storia e Memoria di Bologna|autore=D-sign.it|sito=www.storiaememoriadibologna.it|lingua=it|accesso=2017-09-29}}</ref> (a cui si riferisce la medaglia d'oro del 1948).
 
Nel 1994 il Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, fondandofondandosi soprattutto sui dati delle anagrafi ricostruite dei Comuni di Marzabotto, [[Grizzana Morandi]] e [[Monzuno]], ha dimostrato come il dato relativo ai caduti riferito in questo e in altri testi vada diversamente considerato e messo in relazione a un più ampio territorio. Infatti gli eccidi compiuti da [[nazismo|nazisti]] colpirono i tre comuni durante l'estate-autunno 1944 e causarono complessivamente la morte accertata di 955 persone: in particolare dellanella strage nazista del 29 settembre - 5 ottobre 1944 furono comprovate 775 morti. Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi ebbero poi anche 721 morti per cause varie di guerra; da qui il dato complessivo accertato dal Comitato Onoranze: 1676 decessi per mano di nazisti e fascisti e per cause di guerra.
 
== Fatti ==
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Dopo l'[[eccidio di Sant'Anna di Stazzema]] avvenuta il 12 agosto [[1944]], inizia quella che viene ricordata come "la marcia della morte" che attraversando Versilia e Lunigiana giunse al bolognese. Lo scopo era fare "terra bruciata" attorno alle formazioni partigiane nelle retrovie della linea gotica sterminando le popolazioni che le appoggiavano<ref>{{Cita web|url=http://www.storiaxxisecolo.it/dossier/dossier1b.htm|titolo=Centro studi della Resistenza: la strage di Marzabotto|sito=www.storiaxxisecolo.it|accesso=2017-09-29}}</ref>.
 
Nella zona circostante Monte Sole agiva con successo la [[Brigata Partigiana Stella Rossa|brigata Stella Rossa]] che dalla posizione elevata ed impervia portava attacchi a strade e ferrovie che rifornivano il fronte,. giàGià nel maggio del '44 l'esercito tedesco aveva tentato un assalto ma era stato respinto come nei casi successivi durante l'estate. Così il [[feldmaresciallo]] [[Albert Kesselring]] decise di dare un duro colpo a questa organizzazione e ai civili che l'appoggiavano sterminando e radendo al suolo tutti i paesi circostanti. Già in precedenza Marzabotto aveva subito delle rappresaglie, ma mai così gravi come quella dell'autunno 1944.
 
[[File:Vittime Marzabotto.png|thumb|Alcune vittime della strage]]
 
Capo dell'operazione fu nominato il maggiore<ref>SS-Sturmbannführer.</ref> [[Walter Reder]], comandante del 16º battaglione esplorante corazzato (''Panzeraufklärungsabteilung'') della [[16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS|16. SS-Panzergrenadier-Division ''Reichsführer SS'']], sospettato a suo tempo di essere uno tra gli assassini del cancelliere austriaco [[Engelbert Dollfuss]]. La mattina del 29 settembre, prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste guidati da repubblichini, comprendenti sia [[Schutzstaffel|SS]] che soldati della [[Wehrmacht]], accerchiarono e rastrellarono una vasta area di territorio compresa tra le valli del [[Setta (fiume)|Setta]] e del [[Reno (fiume italiano)|Reno]], utilizzando anche armamenti pesanti. «Quindi – ricorda lo scrittore bolognese [[Federico Zardi]] – dalle frazioni di Pànico, di Vado, di Quercia, di Grizzana, di [[Pioppe di Salvaro]] e della periferia del capoluogo le truppe si mossero all'assalto delle abitazioni, delle cascine, delle scuole», e fecero terra bruciata di tutto e di tutti.
 
Nella frazione di Casaglia di Monte Sole la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, don [[Ubaldo Marchioni]], e tre anziani, rei di aver eseguito troppo lentamente l'ordine di uscire. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 197 vittime, di 29 famiglie diverse tra le quali 52 bambini<ref>{{Cita news|autore=[[Ettore Mo]]|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/30/Con_gli_scampati_nel_cimitero_co_9_040930041.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110717104446/http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/30/Con_gli_scampati_nel_cimitero_co_9_040930041.shtml|titolo=Con gli scampati nel cimitero della strage|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=30|mese=09|anno=2004|accesso=31 gennaio 2010|urlmorto=sì|dataarchivio=17 luglio 2011}}</ref>. Fu l'inizio della strage: ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati nazisti e non fu risparmiato nessuno. Nella frazione di Caprara vengono ucciseuccisero 107 persone, di cui 24 bambini. Poco lontano da Caprara i tedeschi individuarono diversi casolari da dove rastrellarono 282 persone, tra loro 58 bambini e due suore:, furono tutti uccisiuccise a colpi di mitra. Nella frazione di Cerpiano altre 49 persone, tra cui 24 donne e 19 bambini, subirono la stessa sorte. Dal massacro si salvarono solo una maestra e due bambini. Altre 103 persone furono uccise dai tedeschi lungo la strada per la frazione di Creva. In quest'ultima furono uccise 81 persone, tra gli uomini (48) anche due sacerdoti. La violenza dell'eccidio fu inusitata: alcuni bambini furono gettati vivi tra le fiamme, dei neonati in braccio alle loro mamme furono decapitati e alla fine dell'inverno fu ritrovato sotto la neve il corpo decapitato del parroco [[Giovanni Fornasini]].
 
Fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, dopo sei giorni di violenze, il numero delle vittime civili si presentavaera spaventoso: circa 770 morti. Le voci che immediatamente cominciarono a circolare relative all'eccidio furono negate dalle autorità [[Fascismo|fasciste]] della zona e dalla stampa locale (''[[Il Resto del Carlino]]'')<ref>«Le solite voci incontrollate, prodotto tipico di galoppanti fantasie in tempo di guerra, assicuravano fino a ieri che nel corso di una operazione di polizia contro una banda di fuorilegge, ben centocinquanta fra donne, vecchi e bambini erano stati fucilati da truppe germaniche di rastrellamento nel comune di Marzabotto... Siamo dunque di fronte a una nuova manovra dei soliti incoscienti destinata a cadere nel ridicolo perché chiunque avesse voluto interpellare un qualsiasi onesto abitante di Marzabotto o, quanto meno, qualche persona reduce da quei luoghi, avrebbe appreso l'autentica versione dei fatti» (''Il Resto del Carlino'', 11 ottobre [[1944]], come riportato in {{Cita libro
|autore= [[Wu Ming]]
|titolo= [[54]]
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Al termine della seconda guerra mondiale, Walter Reder fu processato e nel 1951 condannato all'ergastolo. Il 14 luglio 1980 il tribunale militare di Bari gli concesse la libertà condizionale, aggiungendo però un periodo di trattenimento in carcere di 5 anni, ''"salva la possibilità per il governo di adottare provvedimenti in favore del prigioniero"''. Il 23 gennaio 1985, il presidente del consiglio [[Bettino Craxi]] decise di liberare anticipatamente Reder. A suo favore erano intervenuti a suo tempo sia il [[Austria|Governo austriaco]] che quello [[Germania|tedesco]]<ref>Alberto Gaino, ''A Marzabotto la polemica non si spegne'', in ''La Stampa'', 7 gennaio 1985, p. 9; ''Walter Reder in libertà dopo 40 anni. Improvvisa decisione di Palazzo Chigi'', in ''La Stampa'', 24 gennaio 1985, pp.1-2.</ref>. Morì a Vienna nel [[1991]]<ref name="eccidio" />.
 
Nel [[2006]] ha avuto inizio il processo contro 17 imputati, tutti ufficiali e sottufficiali della [[16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS]]<ref name=eccidio>{{cita web|http://www.eccidiomarzabotto.com/processi.php|Eccidio di Marzabotto - I processi|editore=Associazione vittime eccidi nazifascisti di Grizzana|31-01-2010}}</ref>. L'istruzione dei procedimenti ha avuto luogo grazie alla scoperta, avvenuta nel [[1994]], di 695 fascicoli di inchiesta presso la sede della [[Magistratura militare|Corte Militare d'Appello]] di [[Roma]]<ref name=eccidio />. Questi fascicoli, segnati con il timbro della ''"archiviazione provvisoria''"<ref name=eccidio/> datata [[1960]] e conservatioccultati in un armadio rivolto verso il muro, il cosiddetto "[[armadio della vergogna]]", rimasto chiuso fino alla scoperta avvenuta nel [[1994]], contenevano i dati riferiti a numerosi ufficiali delle SS responsabili di crimini di guerra dall'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] al 25 aprile [[1945]]<ref>{{Cita news|autore=Marco Imarisio|url=http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/19/Class_action_Marzabotto_Italia_paghi_co_9_090219023.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090225204641/http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/19/Class_action_Marzabotto_Italia_paghi_co_9_090219023.shtml|titolo=Class action su Marzabotto|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=19|mese=02|anno=2009|accesso=31 gennaio 2010|urlmorto=sì|dataarchivio=25 febbraio 2009}}</ref>.
 
Il 13 gennaio [[2007]] il Tribunale Militare di [[La Spezia]] ha condannato all'ergastolo dieci imputati<ref name=eccidio/><ref>{{Cita news | url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/13/marzabotto.shtml | titolo=Strage di Marzabotto, 10 ergastoli in contumacia | pubblicazione=Corriere della Sera | giorno=14 | mese=01 | anno=2007 | accesso=1º luglio 2010}}</ref> per l'eccidio di Monte Sole, ritenuti colpevoli di violenza pluriaggravata e continuata con omicidio.
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L'estesa area della strage è stata trasformata in parco storico regionale ([[Parco di Monte Sole]]) sia per l'interesse ambientale, sia per mantenere la memoria storica della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e degli eccidi [[nazifascismo|nazifascisti]].
 
Nel [[1994]], cinquantesimo anniversario della strage, vennefu posta vicino ai resti della chiesa di Casaglia una campana fusa con materiale bellico, donata all'arcidiocesi di Bologna dal vicepresidente della Russia Aleksander Rutskoj.
 
Nel [[2002]] è stata istituita la Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole<ref>[http://www.montesole.org Scuola di pace di Monte Sole | Formazione ed educazione alla pace<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> per promuovere iniziative di formazione ed educazione alla [[pace]] e alla convivenza pacifica fra i popoli.
 
== Documentari ==
''Lo Stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo'' è un [[documentario]] diretto da Germano Maccioni che hadescrive per oggetto lo svolgimento delil processo relativo all'eccidio<ref>Promosso da: Comitato Regionale per le Onoranze ai caduti di Marzabotto, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, i Comuni di [[Marzabotto]], [[Monzuno]] e [[Grizzana Morandi]], Associazione Familiari delle Vittime delle stragi nazifasciste di [[Monte Sole]] e la [[Cineteca di Bologna]].</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.lostatodieccezione.com Lo stato di eccezione] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>. Il film è stato proiettato al [[Festival del cinema di Venezia]]<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.lostatodieccezione.com/index.php?option=com_content&view=article&id=49&Itemid=41&lang=it lostatodieccezione.com] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
 
Il video documentario ''Quello che abbiam passato - Memorie di Monte Sole''<ref>{{Cita web|url=http://www.montesole.org/index.php/memoriale/il-documentario/|titolo=Quello che abbiam passato {{!}} Scuola di pace di Monte Sole|sito=www.montesole.org|lingua=en-US|accesso=2017-09-29|urlmorto=sì}}</ref>, a cura di Marzia Gigli e Maria Chiara Patuelli, raccoglie interviste a superstiti e partigiani che vissero quei momenti.
 
''I bambini del '44'' è un documentario diretto e prodotto da Romeo Marconi e Riccardo De Angelis nel 2014, a settant'anni di distanza dai tragici eventi. Attraverso le testimonianze dirette dei sopravvissuti, vengonoè ripercorseripercorsa le circostanze dellala strage perpetrata dalla 16ª divisione SS comandata daldel maggiore Walter Reder. Il documentario ha partecipato alla fase finale della XX edizione del Valsusa Film Festival nella sezione ''Fare memoria''.
 
Nel 2009 è uscito nelle sale '''[[L'uomo che verrà]]'' diretto da Giorgio Diritti che si riferisce ai fatti di Monte Sole.