Provincia di Pesaro e Urbino: differenze tra le versioni

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In particolare fu nel 1220 che i Montefeltro, già signori [[ghibellini]] di [[San Leo (Italia)|San Leo]] e di [[Carpegna]], ottennero da [[Federico II di Svevia]] anche la signoria di Urbino e da allora il prestigio della città crebbe costantemente. L'antica [[contea di Urbino]] divenne Ducato nel 1443, raggiunse l'apogeo sotto [[Federico da Montefeltro]] e la massima espansione con [[Francesco Maria I Della Rovere]] a cui si deve l'annessione di Pesaro.
 
La provincia di Pesaro e Urbino corrisponde grossomodo a quello dell'antico Ducato di Urbino, fatta eccezione per Senigallia (ora in provincia di Ancona), [[Gubbio]] (ora in Umbria) e i sette comuni secessionisti della [[Val Marecchia]] passati in Emilia-Romagna a seguito del referendum del 2009. Nell'organizzazione amministrativa dello [[Stato della Chiesa]], il territorio provinciale eracoincideva ricompresocon nellaquello della [[delegazione apostolica di Urbino e Pesaro]], poi divenuta, nel [[1860]], ''provincia di Urbino e Pesaro'', una delle sei province dellein cui allora risultavano suddivise le Marche. In vista dell'[[unità d'Italia]], l'assetto territoriale marchigiano fu riformato con il ''decreto Rattazzi'' (decreto 22 dicembre 1860 n. 4495<ref>[http://augusto.agid.gov.it/gazzette/index/download/id/1860308_PM Testo del decreto regio 4495/1860].</ref>), che ridusse a quattro il numero delle province e che dispose altresì la ridenominazione dell'ente in ''provincia di Pesaro e Urbino''.
 
La provincia originaria includeva il territorio di 7 Comuni dell'alta [[Valmarecchia|valle]] del fiume [[Marecchia]], in quanto parte del [[Montefeltro]] e del [[Ducato di Urbino]], tanto che [[Pio VII]], il 6 luglio [[1816]], aveva provveduto a ricomprenderle, ''[[motu proprio]]'', nella delegazione di Urbino e Pesaro. Nel [[2009]], [[San Leo (Italia)|San Leo]], [[Novafeltria]], [[Maiolo]], [[Talamello]], [[Pennabilli]], [[Casteldelci]], [[Sant'Agata Feltria]], a seguito di referendum consultivi nei territori comunali e di approvazione di legge ordinaria che accoglieva il risultato favorevole degli stessi referendum, sono stati distaccati dalle Marche e aggregati all'Emilia-Romagna. Primo caso nella storia dell'Italia repubblicana. Le Marche proposero ricorso alla [[Corte costituzionale]], ritenendo che il Parlamento avesse indebitamente ignorato il parere negativo della regione; nel luglio [[2010]] la Corte si pronunciò sul ricorso giudicandolo infondato.<ref>[http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/2010/07/10/355107-valmarecchia_rimane_emilia_romagna.shtml La Valmarecchia rimane in Romagna]</ref> Altri comuni del pesarese-urbinate hanno promosso referendum per l'aggregazione all'Emilia-Romagna, tra questi [[Montecopiolo]] e [[Sassofeltrio]] con esito positivo e [[Montegrimano Terme]] e [[Mercatino Conca]] nei quali non si è raggiunto quorum. Questo fenomeno rende evidente il fatto che il territorio provinciale presenti dinamiche geografiche, lato sensu, che mal convivono con l'attuale architettura dei confini amministrativi.