Maggioriano: differenze tra le versioni

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Maggioriano proveniva dall'aristocrazia militare: il suo omonimo nonno materno fu il ''[[magister militum]]'' di [[Teodosio I]] e, in qualità di comandante delle truppe dell'[[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]], assistette all'elevazione al trono dell'imperatore a [[Sirmio]], nel [[379]]. La figlia del ''magister militum'' Maggioriano sposò poi un ufficiale, probabilmente di nome Donnino,<ref>L'identificazione, derivata da un brano di [[Prisco di Panion|Prisco di Panio]], non è universalmente accettata dagli storici (si veda {{cita|MacGeorge 2002|p. 189}}, per il riassunto delle argomentazioni a favore dell'identificazione e «Domninus 3», [[The Prosopography of the Later Roman Empire|PLRE]] II, p. 373, per un'opinione contraria).</ref> che si occupava di finanze nell'amministrazione di [[Flavio Ezio|Ezio]], ''magister militum'' d'Occidente, cui diede un figlio, chiamato Maggioriano in onore del nonno.<ref name="mathisen">{{cita|Mathisen 1998}}.</ref>
 
[[File:Placidia.jpg|thumb|[[Placidia]] era la figlia dell'imperatore [[Valentiniano III]], il quale intendeva darla in sposa a Maggioriano (450 circa); questo matrimonio avrebbe indebolito la posizione del potente ''magister militum'' d'Occidente, [[Flavio Ezio|Ezio]], il quale allontanò Maggioriano dal proprio stato maggiore e costrinse l'imperatore ad abbandonare i propositi di accogliere nella propria famiglia il giovane ufficiale.]]
 
Maggioriano incominciò la carriera militare proprio sotto Ezio,<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''|vv. 198–200}}.</ref> in [[Gallia]], assieme a due ufficiali di origine barbara che avrebbero successivamente ricoperto posti di rilievo nell'amministrazione imperiale, il [[suebi|suebo]]-[[visigoti|visigoto]] [[Ricimero|Ricimèro]]<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''|vv. 266–268}}.</ref> e il [[gallia|gallo]] [[Egidio (generale romano)|Egidio]].<ref>{{cita|Prisco di Panio|fr. 50}}.</ref> Maggioriano si distinse particolarmente per la difesa della città di ''Turonensis'' ([[Tours]]) e in uno scontro con i [[Franchi]] di re [[Clodione]] presso un luogo chiamato ''Vicus Helena''<ref>Il luogo non è stato identificato con certezza, ma si trovava nella Francia settentrionale, probabilmente nei pressi della moderna [[Arras]] ([[Jan Willem Drijvers]], ''Helena Augusta: the mother of Constantine the Great and the legend of her finding of the true cross'', Leiden; New York, E.C. Brill, 1992, p. 12. ISBN 90-04-09435-0).</ref> ([[447]] o [[448]]), in cui svolse un ruolo di primo piano: mentre Ezio controllava la via d'uscita, Maggioriano combatté personalmente tra i ranghi della cavalleria sotto il suo comando sul vicino ponte.<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''|vv. 207–227}}.</ref>
 
Intorno al 450, l'imperatore d'Occidente [[Valentiniano III]] prese in considerazione la possibilità di dare in sposa la propria figlia minore [[Placidia]] proprio a Maggioriano. L'imperatore non aveva figli maschi e sperava quindi che questo giovane comandante avrebbe messo fine alla successione di potenti generali che intendevano controllare l'imperatore (tra cui lo stesso Ezio); Maggioriano avrebbe avuto infatti la capacità di condurre di persona l'esercito romano, e risolvere contemporaneamente il problema della successione. Questo proposito, sebbene indirizzato a prevenire o limitare la conquista del potere da parte di [[Unerico]] o [[Attila]], possibili successori di Ezio, cozzava colcon il desiderio del generale di imparentarsi con la famiglia imperiale: Ezio pose quindi fine dellaalla carriera militare di Maggioriano, allontanandolo dal proprio seguito e costringendolo a ritirarsi nella sua proprietà in campagna.<ref>{{cita|O'Flynn 1983|pp. 94–95}}. [[Gaio Sollio Sidonio Apollinare|Sidonio Apollinare]] afferma che la causa dell'allontanamento di Maggioriano fu la gelosia della moglie di Ezio, che temeva che il giovane generale potesse oscurare il prestigio del marito (''Carmina'', v. 290–300).</ref> Solo nel [[454]] Maggioriano tornò alla vita pubblica, quando, dopo aver ucciso Ezio con le proprie mani, Valentiniano III lo chiamò a sedare i malumori delle irrequiete truppe fedeli al ''magister militum'' assassinato.<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''|vv. 305–308}}.</ref>
 
Nel [[455]] Valentiniano III fu assassinato a sua volta e si aprì la lotta per la successione. Maggioriano vi ebbe il ruolo di candidato di [[Licinia Eudossia]], la vedova dell'imperatore, e del proprio amico Ricimero, che puntava a divenire il nuovo Ezio.<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''|vv. 312–314}}; {{cita|Giovanni di Antiochia|fr. 201.6}}.</ref> Alla fine fu eletto imperatore il senatore [[Petronio Massimo]], che costrinse Eudossia a sposarlo, e che nominò Maggioriano ''[[comes domesticorum]]'' («conte dei domestici», cioè comandante della guardia imperiale), forse a parziale compensazione.<ref>Esiste la possibilità che Maggioriano abbia ricevuto il titolo di ''comes domesticorum'' da Valentiniano III, quando fu richiamato dall'imperatore dopo la morte di Ezio ({{Cita|Oppedisano 2009|p. 546}}).</ref>
 
Petronio morì in occasione del [[Sacco di Roma (455)|sacco di Roma]] (maggio 455) da parte dei [[Vandali]]: se Maggioriano ebbe delle velleità di succedergli al trono, queste furono frustrate dall'elezione ad [[augusto (titolo)|augustoAugusto]] del nobile gallo-romano [[Avito]], che godeva del sostegno delle truppe dei [[Visigoti]]. I due uomini forti dell'impero, Maggioriano e Ricimero, sostennero inizialmente il nuovo sovrano, ma quando l'appoggio dei Visigoti svanì, decisero di rovesciare l'imperatore, il qualeche già in agosto aveva perso il sostegno del Senato romano e si era ritirato ad [[Arelate]], fulcro del suo potere. Nel settembre 456, Ricimero e Maggioriano si mossero con l'esercito verso [[Ravenna romana|Ravenna]], e, nei pressi della città, sorpresero e uccisero [[Remisto]], il ''magister peditum'' di Avito; poi le truppe di Ricimero e Maggioriano si mossero verso nord, incontro all'esercito che Avito aveva raccolto ad Arelate, e nei pressi di [[Piacenza]] lo sconfissero. Maggioriano e Ricimero risparmiarono la vita di Avito, che fu però costretto a rinunciare alla porpora eed a prendere i voti; Avito cercò però di fuggire verso Arelate, fu raggiunto da Maggioriano e si rifiugiò in un santuario, che Maggioriano assediò causando la morte di Avito, forse per fame (inizio [[457]]).<ref>{{cita|Giovanni di Antiochia|fr. 202}}.</ref><ref>{{Cita|Oppedisano 2009|p. 552, n. 35}}.</ref>
 
=== Ascesa al trono ===