Maggioriano: differenze tra le versioni

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=== Politica estera ===
L'11 gennaio [[458]], Maggioriano fece leggere il proprio messaggio al [[Senato romano]], in cui esprimeva il manifesto del proprio regno. Dal tenore di questo messaggio si comprende come l'intenzione di Ricimero e del nuovo sovrano fosse di regnare insieme, Maggioriano in qualità di imperatore e Ricimero come ''[[magister militum]]'' e ''[[patricius]]''.<ref name=novella1>Si tratta della ''Novella Maioriani'' 1, intitolata ''De ortu imperii domini Majoriani Augusti'' («Inizio del regno del Signore Maggioriano augusto»), conservata, come le altre ''Novellae Maioriani'', nel ''[[Codice teodosiano]]''.</ref>
 
==== Difesa dell'Italia ====
Uno dei primi compiti che il nuovo imperatore si trovò ad affrontare fu quello di consolidare il dominio sull'[[Italia]] e riprendere il controllo della [[Gallia]], che gli si era ribellata dopo la morte dell'imperatore gallo-romano [[Avito]]; i tentativi di riconquista della [[Hispania]] e dell'[[Africa (provincia romana)|Africa]] erano progetti in là nel futuro.
 
Nell'estate del [[458]] un gruppo di [[Vandali]] e di [[Mauri (Mauritania)|Mauri]],<ref name="Oppedisano2009-557">{{Cita|Oppedisano 2009|p. 557}}.</ref> guidato dal cognato di [[Genserico]], sbarcò in [[Campania]] alla foce del [[Liri]] o del [[Garigliano]], e devastò la regione, saccheggiandola: la minaccia fu debellata dall'intervento dell'esercito imperiale, comandato da Maggioriano in persona, che sconfisse i Vandali nei pressi di [[Mondragone|Sinuessa]] e li inseguì, mentre erano appesantiti dal bottino, fino alle navi, uccidendone molti, tra cui il comandante.<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''|vv. 385–440}} e [[André Loyen]], ''Recherches historiques sur les panégyriques de Sidoine Apollinaire'', Parigi, Champion, 1942, pp. 76-77 e nota 5, citati in [[Eliodoro Savino]], ''Campania tardoantica (284–604 d.C.)'', Bari, Edipuglia, 2005, p. 84. ISBN 88-7228-257-8</ref> Maggioriano capì che doveva prendere l'iniziativa e difendere il cuore del suo impero, l'unico territorio effettivamente in suo possesso, rafforzandone le difese.
 
Innanzitutto ripristinò una legge di [[Valentiniano III]] riguardo alla possibilità di portare le armi e l'obbligo per i civili di difendere le città della costa dagli attacchi provenienti dal mare;<ref name="Oppedisano2009-557" /> si tratta della ''Novella Maioriani'' 8, altrimenti nota come ''De reddito iure armorum'' («Ritorno del diritto di portare armi»), che riprendeva una legge omonima di [[Valentiniano III|Valentiniano]] del [[440]], la ''Novella Valentiniani'' 9, promulgata anche questa dopo un attacco dei [[Vandali]]; probabilmente sempre allo stesso periodo risale la legge nota come ''De aurigis et seditiosis'' («Aurighi e sediziosi»), la ''Novella Maioriani'' 12, contro i disordini in occasione delle gare di carri: entrambe le leggi non sono pervenute.<ref name="mathisen" /> Come seconda disposizione si curò di rinforzare l'esercito, assoldando un forte contingente di mercenari barbari; tra questi c'erano [[Gepidi]], [[Ostrogoti]], [[Rugi]], [[Burgundi]], [[Unni]], [[Bastarni]], [[Suebi]], [[Sciti]] e [[Alani]].<ref name="Gibbon 1781">{{cita|Gibbon 1781}}.</ref> Infine riorganizzò due [[marina militare romana|flotte]], probabilmente quelle di [[Miseno (Bacoli)|Miseno]] e [[Ravenna]], in quanto i Vandali erano forti per mare.<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''| vv. 441–442}}.</ref>
 
==== Conquista della Gallia ====
[[File:MajorianEmpire.png|thumb|upright=2|L'[[Impero romano d'Occidente]] sotto Maggioriano. Si noti come l'[[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]] fosse solo nominalmente sotto il dominio dell'imperatore, mentre il potere effettivo era tenuto dal ''comes'' [[Marcellino (generale romano)|Marcellino]]; anche la [[Gallia]] e parte dell'[[Hispania]] erano di fatto, all'inizio del regno di Maggioriano, fuori dal controllo dell'imperatore, in quanto occupate dai [[Visigoti]].]]
 
Si rivolse poi alla Gallia, che aveva rifiutato di riconoscerlo come il successore dell'imperatore gallo-romano [[Avito]]. È noto infatti come vi fosse nata una congiura con un tentativo di usurpazione;<ref>L'usurpazione, raccontata da [[Conte Marcellino]] (''Lettere'', i.11.6), fu centrata attorno a un certo Marcello (''coniuratio Marcellana''): l'ipotesi che si trattasse del ''comes'' semi-indipendente di [[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]] [[Marcellino (generale romano)|Marcellino]] è probabilmente da scartare. Lo scopo della congiura era quello di riconquistare il potere imperiale dopo la caduta di Avito e di impedire che l'aristocrazia gallica finisse sotto il controllo di quella italica ({{Cita|Oppedisano 2009|p. 553, n. 36}}).</ref> la [[Prefettura del pretorio delle Gallie]] era stata poi assunta da [[Peonio (prefetto del pretorio)|Peonio]] (membro della congiura) senza il consenso del governo centrale; una delegazione della città di [[Lione]], la quale si era lasciata occupare dai [[Burgundi]] di re [[Gundioco]] alla morte di Avito, si rivolse all'imperatore d'Oriente per avere l'esenzione dalle tasse; i [[Visigoti]] di [[Teodorico II (Visigoti)|Teodorico II]] penetrarono nella Gallia dall'Iberia e puntarono su [[Arelate]].<ref>{{Cita|Mario di Aventico|p. 232}}; ''Addit. ad Prosp. Haun.'' p. 305.</ref> È poi significativo un'iscrizione del [[458]] ritrovata in Gallia fu datata col solo consolato di [[Leone I il Trace|Leone I]];<ref>{{CIL|13|2363}}</ref> tipicamente le iscrizioni venivano datate con l'indicazione dei due consoli in carica per l'anno: il fatto che questa iscrizione, a Lione, portasse il nome di Leone ma non quello di Maggioriano mostra come solo il primo venisse riconosciuto come imperatore legittimo.<ref>{{Cita|Oppedisano 2009|pp. 552–3}}.</ref>
 
Maggioriano inviò in Gallia il suo generale [[Egidio (generale romano)|Egidio]], che liberò Lione e la sua regione dai [[Burgundi]] ed entrò poi ad Arelate; qui fu messo sotto assedio dai Visigoti. Nel tardo 458 Maggioriano portò il suo esercito, rafforzato da un contingente di barbari, in Gallia:<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''| vv. 474–477}}.</ref> l'imperatore condusse personalmente l'azione, lasciando persino [[Ricimero]] in Italia e avvalendosi della collaborazione ''magister militiae'' [[Nepoziano (magister militiae)|Nepoziano]]. L'attacco imperiale ruppe l'assedio dei Visigoti contro Arelate, costringendoli a ritornare nella condizione di ''[[Socii e Foederati|foederati]]'' e di riconsegnare la diocesi di Spagna, che [[Teodorico]] aveva conquistato tre anni prima a nome di Avito; l'imperatore mise il proprio ex-commilitone Egidio a capo della provincia, nominandolo ''[[magister militum]] per Gallias'' e inviò dei messi in Hispania ad annunciare la propria vittoria sui Visigoti e l'accordo raggiunto con Teodorico.<ref>{{cita|Idazio|197, ''s.a.'' 459}}; [[Gregorio di Tours]], ''Storia dei Franchi'', ii.11.</ref> Con l'aiuto dei suoi nuovi ''foederati'', Maggioriano penetrò nella valle del [[Rodano]], conquistandola sia con la forza sia con la diplomazia:<ref name=prisco27>{{cita|Prisco di Panio|fr. 27}}.</ref> riprese Lione dopo un assedio, condannando la città a pagare una forte indennità di guerra, mentre i [[Bagaudi]] furono convinti a schierarsi con l'impero.<ref name="mathisen" />
 
Una volta ripreso il controllo della parte dell'impero che più aveva osteggiato la sua ascesa al potere, Maggioriano dimostrò però che la sua intenzione era quella di riconciliarsi con la Gallia, malgrado la nobiltà gallo-romana avesse preso le parti di Avito: significativo è il fatto che il poeta [[Gaio Sollio Sidonio Apollinare|Sidonio Apollinare]], genero di Avito e colpevole di aver accolto i Burgundi nelle sue proprietà, ottenesse di poter declamare un panegirico all'imperatore<ref>Si tratta del ''Carmen'' v.</ref> (inizio di gennaio [[459]]), forse grazie all'intercessione del ''magister epistularum'' Pietro,<ref name="mathisen" />, ricevendo probabilmente in cambio il titolo di ''comes spectabilis''; a Peonio fu confermata la carica, e gli fu garantita la promozione quando fu poi congedato; sicuramente molto più efficace fu la concessione della esenzione dalle tasse alla città di Lione,<ref>{{cita|Sidonio Apollinare, ''Carmina''| vv. 574–585}}.</ref> e il mantenimento dei nobili gallici negli incarichi più prestigiosi dell'amministrazione imperiale.<ref>{{Cita|Oppedisano 2009|pp. 554–5}}.</ref>
 
==== Contro Visigoti e Vandali ====
Il passo successivo fu l'attacco contro i [[Visigoti]], che avevano occupato la [[Spagna]] approfittando della confusione seguita al [[sacco di Roma (455)]]; la Spagna avrebbe poi fornito la base per l'offensiva contro i [[Vandali]], che tenevano la provincia più ricca dell'Impero d'Occidente, quell'[[Africa (provincia romana)|Africa]] che era anche fonte della [[fornitura di grano per la città di Roma]]. Lo storico [[Procopio di Cesarea]] racconta che Maggioriano, volendo scoprire il grado di preparazione militare dei Vandali, si tinse di nero i capelli biondi per cui era famoso e, fingendosi un ambasciatore, andò personalmente dal re vandalo [[Genserico]] in Africa, dove gli furono mostrate le armi dei barbari;<ref>{{cita|Procopio di Cesarea|vii.4–13}}. Si tratta probabilmente di una storia appartenente al folklore italico ({{cita|MacGeorge 2002|p. 214}}).</ref> al di là della veridicità di questo episodio (non si può non notare che Procopio stesso racconta un episodio simile riguardo allo stesso Genserico e [[Marciano (imperatore)|Marciano]]), è vero che Maggioriano si premurò di curare attentamente la spedizione, raccogliendo informazioni sul nemico e organizzando una flotta di trecento navi,<ref>[[Prisco di Panio]], ''frammento'' 27. Nel suo panegirico, Sidonio afferma che il numero di navi raccolto da Maggioriano era superiore a quello Agamennone, di Serse, e di Cleopatra ad Azio (''Carmina'' 5, 448–461).</ref> costruite in Italia,<ref>Considerata l'attenzione di Maggioriano per far gravare la giusta proporzione della pressione fiscale sui possedimenti dei più ricchi, è possibile che far costruire la flotta in Italia – a spese locali – fosse un modo per far contribuire i ricchi possidenti dell'aristocrazia italica ai costi dello sforzo bellico ({{Cita|Oost 1970|p. 232}}).</ref> con compiti di sostegno alla conquista della Spagna e di invasione dell'Africa.<ref name=mathisen />
 
Fu probabilmente in questa occasione che inviò il ''[[comes]]'' e ''[[patricius]] Occidentisoccidentis'' [[Marcellino (generale romano)|Marcellino]] in [[Sicilia]], a invadere l'isola occupata dai Vandali con un esercito di [[Unni]]. Marcellino era il ''comes rei militaris'' (governatore) della provincia dell'[[Illiria]], ma di fatto, a partire dalla morte di [[Flavio Ezio]], si era reso indipendente grazie al controllo di un forte esercito, non riconoscendo l'autorità imperiale: Maggioriano era riuscito a convincerlo a riconoscere nuovamente l'autorità dell'imperatore, e persino a collaborare militarmente agli sforzi dell'Impero.<ref name="jones241">[[Arnold Hugh Martin Jones]], ''The Later Roman Empire, 284–602'', Baltimore, JHU Press, 1986, p. 241. ISBN 08-0183-353-1</ref>
 
Dopo dei preparativi iniziali durati tutto il [[459]] sotto il comando di [[Nepoziano (magister militiae)|Nepoziano]] e del ''comes'' goto [[Sunierico]] e volti contro i [[Suebi]], Maggioriano raccolse dunque l'esercito in [[Liguria]] e incominciò l'occupazione della Spagna, passando dall'[[Aquitania]] e dalla ''[[Novempopulana]]'' e provenendo dunque dalla corte di Teodorico a [[Tolosa]] (maggio [[460]]). Nel frattempo Genserico, temendo l'invasione romana, cercò di negoziare una pace con Maggioriano, il quale la rifiutò; il re dei Vandali decise allora di distruggere tutte le fonti di approvvigionamento nella [[Mauretania]], in quanto riteneva che quello fosse il luogo dove Maggioriano e il suo esercito sarebbero sbarcati per invadere l'Africa, e fece fare delle incursioni alla propria flotta nelle acque vicine alla zona di sbarco.<ref name=prisco27 /> Intanto Maggioriano stava conquistando la Spagna: mentre Nepoziano e Sunierico sconfiggevano i Suebi a ''[[Lugo (Spagna)|Lucus Augusti]]'' e conquistavano [[Santarém (Portogallo)|Scallabis]] in [[Lusitania]], l'imperatore passò da ''Caesaraugusta'' ([[Saragozza]]), dove fece un ''[[adventus]]'' imperiale formale,<ref>[[Roger Collins]], ''Visigothic Spain, 409–711'', Oxford; Malden, Blackwell Publishing, 2004, p. 32. ISBN 06-3118-185-7.</ref> e aveva raggiunto la [[Cartaginense]], quando la sua flotta, attraccata a ''Portus Illicitanus'' (vicino [[Elche]]), fu distrutta dai Vandali,<ref>''[[Chronica gallica|Chronica gallica anno 511]]'', [http://la.wikisource.org/wiki/Chronica_gallica_a._dxi 634]; [[Mario di Aventico]], ''s.a.'' 460.</ref> per mano di traditori.<ref name="Idazio200">{{cita|Idazio|200, ''s.a.'' 460}}.</ref>
 
Maggioriano, privato di quella flotta che gli era necessaria per l'invasione, non poté portare l'attacco contro i Vandali e si mise sulla via del ritorno.<ref name="Idazio200" /> Lungo la strada, ricevette gli ambasciatori di Genserico con la proposta di una pace,<ref name="Idazio200"/> che probabilmente prevedeva il riconoscimento romano dell'occupazione ''de facto'' della Mauretania da parte vandala, dato che una fonte romana la definisce «disonorevole»;<ref>Giovanni di Antiochia, ''frammento'' 203.</ref> Maggioriano accettò i termini di questa intesa, forse in quanto la coalizione di cui era a capo era stata indebolita dalla perdita della flotta.<ref name=mathisen /> Sulla via per l'Italia l'imperatore si fermò ad [[Arles|Arelate]].<ref name=gallica>'' [[Chronica gallica|Chronica gallica anno 511]]'', [http://la.wikisource.org/wiki/Chronica_gallica_a._dxi 635].</ref>
 
=== Politica interna ===