Tetragramma biblico: differenze tra le versioni

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=== Significato ===
 
L'interpretazione del tetragramma si basa su un passo del ''[[Libro dell'Esodo]]'' ([http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Esodo+3%2C+14&versioni%5b%5d=Riveduta 3, 14]): in tale versetto esso è solitamente tradotto in [[lingua italiana|italiano]] con "io sono". Nella [[Septuaginta]] dove il tetragramma è reso come ''Kyrios'', il Nome è tradotto "ego eimi ho òn" letteralmente "io sono l'esistente".
Sono diverse le teorie sul significato del nome divino Yahweh.
 
Negli anni 1920, [[William Albright]] propose la teoria che il nome "Yahweh" è in realtà una abbreviazione della frase "''yahweh'' (egli fa esistere) ''ašer'' (quello che) ''yihweh'' (esiste)", nella quale ''yahweh'' sarebbe la terza persona maschile singolare dell'imperfetto (aspetto, non tempo) del causativo del verbo ''hawah'' (forma arcaica del verbo ebraico ''hayah''), e ''yihweh'' la parte corrispondente della forma semplice dello stesso verbo.<ref>[https://www.jstor.org/stable/1356574?seq=1#page_scan_tab_contents William H. Brownlee, "The Ineffable Name of God", in ''Bulletin of American Schools of Oriental Research'', n. 226 (aprile 1977), p. 39]</ref> Secondo la voce "Yahweh" (di data incerta) della ''[[Enciclopedia Britannica]]'', molti studiosi hanno aderito a tale teoria,<ref>[https://www.britannica.com/topic/Yahweh ''Encyclopaedia Britannica'': "Yahweh"]</ref> che però altri non accettano. [[Frank Moore Cross]], discepolo di Albright, lui pure propone l'interpretazione causativa del nome "Yahweh", che secondo lui è una abbreviazione della frase ''yahweh ṣĕbaot'' (egli fa esistere gli eserciti celesti), frase che appare più di 200 volte nella Bibbia ebraica e di cui Cross rigetta l'interpretazione tradizionale: "Yahweh (o Signore) degli eserciti".<ref>[https://books.google.it/books?id=bJqwWRDOMgEC&pg=PA65&dq=Frank+Moore+divine+hosts&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwi8h8CAo8HhAhUtRBUIHQwfAbkQ6AEILjAB#v=onepage&q=Frank%20Moore%20divine%20hosts&f=false Frank Moore Cross, ''Canaanite Myth and Hebrew Epic: Essays in the History of the Religion of Israel'' (Harvard University Press 2009), p. 65]</ref> David N. Freedman, altro discepolo di Albright, menziona altri ipotetici nomi di cui "Yahweh" potrebbe essere una forma abbreviata: ''ēl yahweh yiśrāʾēl'' (Dio fa esistere Israele), ''*ʾēl yahweh rûḥôt'' (Dio fa esistere i venti),<ref name="Dictionary915"/>
 
Il significato del Tetragramma viene spesso messo in relazione con il passo del ''[[Libro dell'Esodo]]'' ([http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Esodo+3%2C+14&versioni%5b%5d=Riveduta 3, 14]) che contiene la frase אֶהְיֶה אֲשֶׁר אֶהְיֶה", ''ĕhyeh'' (Io sono o sarò, ecc.) ''ašer'' (quello che) "''ĕhyeh''". Lì il verbo ("esistere, essere") appare in prima persona e nella forma semplice o ''qal'', non in quella causativa o ''hif'íl'' ("far esistere") ed è solitamente tradotto in [[lingua italiana|italiano]] con "io sono". Cross propose che il testo originale fosse nella terza persona e nella forma ''hif'il'': ''yahweh ašer yahweh''; e Freedman considerò sufficiente mettere i verbi nella forma ''hif'il'', cambiandone solo le vocali, e interpretare come equivalente a "io sono il creatore" la risultante frase, "io creo ciò che creo".<ref>[http://eprints.glos.ac.uk/3787/1/PhD%20Mark%20Arnold%20Final.pdf Mark Paul Arnold, "Revealing the Name: An Investigation of the Divine Character through a Conversation Analysis of the Dialogues between God and Moses in the Book of Exodus" (University of Gloucestertshire 1915), pp. 26–27, 38–39]</ref>
 
La [[Septuaginta]] rende la frase con Ἐγώ εἰμι ὁ ὤν (''ego eimi ho ōn''), letteralmente "io sono l'esistente". Anticamente questa frase veniva intesa come indicazione dell'essenza metafisica di Dio. Gli esegeti contemporanei invece l'interpretano non come dichiarazione di Dio sulla sua esistenza statica, ma come promessa di essere attivamente o dinamicamente con Mosè e con il popolo d'Israele ("mostrarsi presente").<ref name="Dictionary915">[https://books.google.it/books?id=yCkRz5pfxz0C&pg=PA915&dq=toorn+yahweh+%22manifests+himself%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiz5-bflsXhAhX4ShUIHQWIA24Q6AEILjAB#v=onepage&q=toorn%20yahweh%20%22manifests%20himself%22&f=false Karel van der Toorn, Bob Becking, Pieter Willem van der Horst, ''Dictionary of Deities and Demons in the Bible'' (Eerdmans 1999), p. 915]</ref><ref name="Kung"/>
 
La maggioranza<ref>{{cite book|coauthors=G. Johannes Botterweck, Helmer Ringgren, Heinz-Josef Fabry|title=Theological Dictionary of the Old Testament|url=https://books.google.it/books?id=pcAkKMECPKIC&pg=PA513&dq=consensus+%22modern+scholarship%22+Yahweh&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjrvO6plLLhAhWaQxUIHV9GC3cQ6AEIKDAA#v=onepage&q=consensus%20%22modern%20scholarship%22%20Yahweh&f=false|accessdate=4 aprile 2019|volume=V|year=1977|publisher=Eerdmans |isbn=978-0-88920-652-6|page=513}}</ref> degli studiosi moderni non limitano il nome al senso causativo ma lo collegano con il raggio più vasto di significati del verbo, che nella forma ''qal'' significa ''essere'', ''esistere'', ''divenire'', ''avvenire'', ''avere l'esistenza'' e denota l'esistenza attiva di Dio a favore del suo popolo, come dichiara Dio in ''Esodo'' 3,14: "Io sono colui che sono" o "che sarò" o "che diventerò" ecc.<ref name="Byrne2011">{{cita libro|author=Máire Byrne|title=The Names of God in Judaism, Christianity, and Islam: A Basis for Interfaith Dialogue|url=https://books.google.com/books?id=ck4SBwAAQBAJ&pg=PT18|date=7 July 2011|publisher=Bloomsbury Publishing|isbn=978-1-4411-6341-7|pages=18–}}</ref><ref>[http://www.ccel.org/s/schaff/encyc/encyc12/htm/ii.xxviii.ii.htm ''The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge'', Vol. XII: "Yahweh"]</ref><ref name="BRILL1978"/><ref name="DivineName"/> È tipico dell'erudizione contemporanea mettere l'accento su tale esistenza attiva.<ref name="DivineName">[https://books.google.it/books?id=XZhkDQAAQBAJ&pg=PA99&dq=YHWH+%22active+existence%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjlx9-rhrvhAhUSGewKHaTkBykQ6AEIKDAA#v=onepage&q=YHWH%20%22active%20existence%22&f=false G.H. Parke-Taylor, ''Yahweh: The Divine Name in the Bible'' (Wilfrid Laurier Univ. Press 2006), p. 99]</ref>
 
Michael S. Heiser indica vari motivi per considerare insicura l'interpretazione del nome "Yahweh" sulla base della sola forma causativa del verbo.<ref>[http://drmsh.com/the-naked-bible/yhwh/ Michael S. Heiser, "YHWH"]</ref> I [[Testimoni di Geova]], che hanno scelto l'interpretazione causativa, riconoscono che, data la varietà delle opinioni al riguardo, essa non può essere considerata certa.<ref>{{cita web|url=https://www.jw.org/en/publications/bible/nwt/appendix-a/tetragrammaton-divine-name/|titolo=Il nome divino nelle Scritture Ebraiche|accesso=4 aprile 2019}}</ref>
 
Secondo G. H. Parke-Taylor, mentre non si può escludere che il nome divino abbia avuto origine nel senso causativo del verbo, tale significato fu poi sostituito dalla spiegazione etimologica di ''Esodo'' 3,14, con conseguente spostamento dell'enfasi dalle azioni di Dio alla sua continua presenza, nella sua libertà e nella sua sovranità, in mezzo al suo popolo.<ref name="Parke-Taylor2006">{{cite book|author=G.H. Parke-Taylor|title=Yahweh: The Divine Name in the Bible|url=https://books.google.com/books?id=XZhkDQAAQBAJ&pg=PA59|date=1 January 2006|publisher=Wilfrid Laurier Univ. Press|isbn=978-0-88920-652-6|pp=57–62}}</ref> Nel 1978, il relativo studio di Hans Kosmala notò che il capitolo 3 di ''Esodo'' interpreta il nome "Yahweh" come espressione dell'esistenza attiva di Dio: "e nessun'altra spiegazione viene data né in tale capitolo né altrove [...] Nella Bibbia ebraica non si trova alcun elemento che possa suggerire la spiegazione del Tetragramma proposta da Albright e da Freedman.<ref name="BRILL1978">[https://books.google.it/books?id=UNUUAAAAIAAJ&pg=PA2&dq=Yahweh+%22active+existence%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiAu_S2h7vhAhXIMewKHW_8BIsQ6AEILjAB#v=onepage&q=Yahweh%20%22active%20existence%22&f=false Hans Kosmala (a cura di), ''Studies, Essays and Reviews: Old Testament'' (BRILL 1978), pp. 2–3]</ref> E nel 2018 John I. Durham osserva: "Il nome speciale יהוה 'Yahweh' viene definito, nell'unica spiegazione che si dà nell'intero Antico Testamento, come affermazione della realtà dell'attiva esistenza del Dio d'Israele".<ref>[https://books.google.it/books?id=fVErDwAAQBAJ&pg=PT146&dq=YHWH+%22active+existence%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjlx9-rhrvhAhUSGewKHaTkBykQ6AEIPjAE#v=onepage&q=YHWH%20%22active%20existence%22&f=false John I. Durham, ''Exodus'', Volume 3 (Zondervan Academic 2018]</ref>
 
Fra gli studiosi che, sulla base di derivazioni da altre radici semitiche considerano che la migliore spiegazione etimologica del nome "Yahweh" l'indicante del dio della tempesta (di chi "soffia"), si trovano [[Julius Wellhausen]] e Thomas Römer,<ref>[https://books.google.it/books?id=XmsuCwAAQBAJ&pg=PT39&dq=R%C3%B6mer+%22he+blows%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiTzNCbncXhAhU9QxUIHS1LAsUQ6AEILTAB#v=onepage&q=R%C3%B6mer%20%22he%20blows%22&f=false Thomas Römer, ''The Invention of God'' (Harvard University Press 2015)]</ref> Jürgen van Oorschot e Markus Witte,<ref>[https://books.google.it/books?id=IK1VDwAAQBAJ&pg=PT161&dq=name+yahweh+storm+god&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjO6KyCosXhAhVcThUIHTp0A0E4ChDoAQgsMAE#v=onepage&q=name%20yahweh%20storm%20god&f=false Jürgen van Oorschot, Markus Witte, ''The Origins of Yahwism'' (Walter de Gruyter 2017)]</ref> B. Duhm, R. Eisler, W.O.E. Oesterly e T.H. Robinson, T.J. Meek.<ref>[http://faculty.gordon.edu/hu/bi/ted_hildebrandt/otesources/02-exodus/Text/Articles/Beitzel-Ex314-Name-TJ.pdf Barry J. Beitzel, "Exodus 3:14 and the Divine Name: A case of Biblical paronomasia" in ''Trinity Journal'' 1 NS (1980), p. 17]</ref>
 
La ''[[Jewish Encyclopedia]]'' riporta:
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Il teologo [[Hans Küng]] nel libro ''Dio esiste'', paragrafo "L'unico Dio con un nome", fa un'ampia disamina sul significato del nome, esprimendo un punto diverso:
{{Citazione|[...] Jahvé (abbreviazione in «''Jah''»): scritto in ebraico soltanto da quattro consonanti, con il tetragramma JHWH. Soltanto in epoca molto posteriore, non volendo più pronunciare per rispetto il nome di Jahvé (a partire dal sec. III), si aggiunsero alle quattro consonanti le vocali del nome divino «''Adonai''» ("Signore"), dando così motivo ai teologi medievali (e agli odierni Testimoni di Geova) di leggere «''Jehovah''» invece che Jahvé. Ma qual è il significato del nome Jahvé? In tutto l'Antico Testamento, nel quale il nome ricorre più di seimilaottocento volte, si trova soltanto l'enigmatica risposta ricevuta da Mosé sul Sinai, davanti al roveto ardente: «'''ehejeh aser ehjeh'''». Come tradurre questa dichiarazione, sulla quale è stata scritta tutta una piccola biblioteca? Per lungo tempo ci si è attenuti alla traduzione greca dell'Antico Testamento (detta dei Settanta, in quanto opera, secondo la leggenda, di settanta traduttori): «Io sono colui che sono». Una traduzione che conserva ancora il suo valore. Il verbo «''hajah''» infatti - sia pure in rarissimi casi - significa anche «essere». Per lo più però il suo significato va cercato tra «essere presente, aver luogo, manifestarsi, accadere, divenire». Siccome inoltre in ebraico si ha la stessa forma per il presente e il futuro, si può tradurre tanto «Io sono presente quando sono presente» quanto «Io sono presente quanto sarò presente» oppure - secondo il grande traduttore ebreo dell'Antico Testamento [[Martin Buber]] - «''Io sarò presente quando sarò presente''». Qual è il significato di questo nome enigmatico? Non si tratta di «''una dichiarazione sull'essenza di Dio''», come ritenevano i Padri della Chiesa, gli scolastici medievali e moderni: nessuna rivelazione dell'entità metafisica di Dio, da intendersi nel senso greco di un essere statico («ipsum esse»), nel quale, secondo la concezione tomista, l'essenza e l'esistenza coinciderebbero. Si tratta «''piuttosto''» di «''una dichiarazione sulla volontà di Dio''», secondo l'interpretazione oggi fornita dai principali esegeti dell'Antico testamento: vi si esprime la presenza di Dio, la sua esistenza dinamica, il suo essere presente, reale, operante, il suo infondere sicurezza , il tutto in una formulazione che non permette oggettivazioni, cristalizzazioni e fissazioni di sorta. Il nome «''Jahvé''» quindi significa: «Io sarò presente!» - guidando, aiutando, rafforzando, liberando.|Hans Kung<ref name="Kung">[[Hans Küng]], ''Dio esiste'', pp. 691, 692 paragrafo "L'unico Dio con un nome", (R. Paper & Co. Verlag, Monaco 1978), Mondadori, Milano 1979. (Nuova edizione: Fazi editore, Roma 2012, ISBN 978-88-6411-256-5)</ref>}}
 
Il significato del nome secondo [[Franz Rosenzweig]] è: ''Ich werde dasein, als der ich dasein werde''.<ref>Tradotto "Io ci sarò come io ci sarò", [http://books.google.it/books?id=2qNEN5J34PUC&lpg=PA19&ots=v8FEAKpbpX&dq=Martin%20Buber%20and%20tetragrammaton&hl=it&pg=PA22#v=onepage&q=Martin%20Buber%20and%20tetragrammaton&f=false ''Jewish Studies at the Turn of the Twentieth Century'', p. 22 § 1].</ref>