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==Storia==
I primi studi [[Orientalismo|orientalistici]] si debbono a [[Edward Pococke]] (''Specimen historiae Arabum'', Oxford 1649), seguiti poco più di due secoli dopo da E. Osiander ("Studien über die vorislämische Religion der Araber", in: ''[[ZDMG]]'', 7
(1853), pp. 463-505), da L. Krehl (''Über die Religion der vorislamischen Araber'', LipsiaLeipzig, 1863) e infine da [[Julius Wellhausen]] (''Reste arabischen Heidentums'', BerlinoBerlin-Leipzig, W. De Gruyter & Co., 1887).
 
Nel [[VI secolo]], la [[Penisola arabica]] e la fascia arida e desertica che va dal [[golfo di Aqaba]] alla depressione del [[Giordano (fiume)|Giordano]] e alla [[Siria]], era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da tribù nomadi indipendenti mentre in quelle meridionali erano attive, sotto il nome di [[Himyariti]] (i latini ''Homerites''), gli eredi dei grandi regni [[Sabei (Yemen)|sabei]], del [[Hadramawt]], del [[Qataban]], di [[Awsan]] e dei [[Minei]], tutte culture sedentarie estremamente progredite nelle conoscenze idrauliche e assai attive fin da prima del secondo millennio a.C. nel commercio dei cosiddetti "aromata", fra cui il famoso [[incenso]], assai richiesti in area [[Mar Mediterraneo|mediterranea]], [[Mesopotamia|mesopotamica]] e [[iran]]ica. La [[via dell'incenso]] era infatti una pista carovaniera che si snodava dai porti arabi sul [[Mar Rosso]] e il [[Golfo Persico]], dove giungevano le preziose merci da [[Cina]], [[India]] ed [[Etiopia]], verso la [[Siria]] e l'[[Armenia]], punteggiata da favolose città sorte in mezzo alle aree desertiche proprio grazie all'arricchimento con il traffico delle spezie: oltre all<nowiki>'</nowiki>''Arabia felix'' (il ricco [[Yemen]]), le città carovaniere di [[Petra (Giordania)|Petra]], [[Palmira]], [[Baalbek]], [[Jerash]] o [[Bosra]].