Enrico Berlinguer: differenze tra le versioni

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[[File:GenitoriEnricoBerlinguer1930WP.jpg|thumb|left|I genitori di Enrico Berlinguer, Maria Loriga e [[Mario Berlinguer|Mario]], nel 1930]]
Il padre di Enrico Berlinguer era l'avvocato [[Don_Don (trattamento)|Don]] [[Mario Berlinguer]], [[Nobile]] e [[Cavaliere ereditario]]{{#tag:ref|La famiglia aveva ottenuto da [[Vittorio Amedeo III]] [[Re di Sardegna]], il 29 marzo 1777, la concessione a Giovanni e Angelo Ignazio dei titoli nobiliari di Cavaliere e Nobile con trattamento di Don e di Donna;<ref>{{cita|Borella|p. 605}}.</ref> era inoltre iscritta negli "Stamenti nobiliari della Sardegna"<ref>{{cita|Ricchini}}.</ref> ed era legata da una fitta rete di parentele ad altre famiglie dell'aristocrazia e borghesia sarda.<ref name = "Berlinguer Treccani">{{cita|Craveri}}.</ref>|group=N}} antifascista e vicino alla [[massoneria]] (come molti intellettuali laici dell'epoca),<ref>{{Cita|Statera 2010}}.</ref> ufficiale durante la [[Prima guerra mondiale]].<ref name="Francesco B.">{{cita|Barbagallo|p. 9}}.</ref> La madre era Mariuccia Loriga,<ref name="Berlinguer Treccani"/> cugina della madre di [[Francesco Cossiga]]<ref>{{Cita|Stella}}.</ref> e figlia del medico igienista Giovanni Loriga,<ref name="Francesco B." /> il quale fu autore di 120 pubblicazioni scientifiche in Italia e all'estero.<ref name="Loriga">{{Cita|Crespi}}.</ref> La nonna materna di Enrico, Giuseppina Satta Branca, anch'ella di origini nobiliari, era sorella di [[Pietro Satta Branca|Pietro]], sindaco repubblicano di Sassari nell'[[età giolittiana]] con un'amministrazione progressista dov'era assessore anche il nonno paterno [[Enrico Berlinguer (senior)|Enrico Berlinguer senior]].<ref name="Francesco B." />
 
Due anni dopo Enrico, nel 1924, nacque il fratello [[Giovanni Berlinguer|Giovanni]], scienziato e più volte parlamentare, mentre ruoli politici di primo piano avrebbe avuto anche il cugino [[Luigi Berlinguer]].<ref>{{Cita|''Giovanni Berlinguer...''}}</ref>
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Enrico Berlinguer nacque alle tre del mattino di giovedì 25 maggio 1922 a [[Sassari]].<ref name="Francesco B."/><ref>{{Cita|''Enrico Berlinguer'' in ''camera.it''}}.</ref><ref>{{Cita|Valentini 2014|p. 24}}.</ref> La sua infanzia fu segnata dal progredire della malattia della madre, un'[[encefalite letargica]] che le provocava deformazione fisica, distruzione del sistema nervoso e confusione mentale, e che l'avrebbe condotta alla morte nel 1936, dopo un decennio dall'inizio delle sofferenze.<ref name="Francesco Ba.">{{Cita|Barbagallo|p. 10}}.</ref>
 
Suo fratello Giovanni raccontò che Enrico in fase adolescenziale coltivava la passione per i libri di filosofia, affermazione confermata da lui stesso in un'intervista del 1980: "Se mi chiede che cosa volevo fare da ragazzo e cioè prima di darmi alla politica, le rispondo il filosofo".<ref name="Francesco Ba." /> Nel giugno del 1940 conseguì la maturità al [[Liceo classico Domenico Alberto Azuni|Liceo classico "Domenico Alberto Azuni"]] senza sostenere gli esami, sospesi dal governo a causa dello scoppio della guerra, ottenendo ottimi voti nelle materie umanistiche e valutazioni negative in quelle scientifiche e in greco.<ref name="Cronologia">{{Cita|Egidi}}.</ref> Appassionato di studi giuridici, il 5 novembre 1940 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'[[Università di Sassari]].<ref name="Pag. 11" /> Il 17 giugno 1941 affrontò il suo primo esame, istituzioni di diritto romano, superato con il voto di 30.<ref name="Cronologia" /> Aveva progettato di laurearsi con una tesi dal titolo ''Filosofia del diritto: da Hegel a Croce e Gentile'', ma non arrivò a concludere l'università.<ref name="Pag. 11">{{Cita|Barbagallo|p. 11}}.</ref>
 
A 21 anni, nell'agosto del 1943, si iscrisse al [[Partito Comunista Italiano|Partito comunista clandestino]] nella serra del militante pistoiese Renato Bianchi, poco fuori Sassari, dove si era recato in bicicletta con il cugino [[Sergio Siglienti]].<ref name="Pag. 11" /><ref name="Sergio S.">{{Cita|Valentini 1985|p. 9}}.</ref> Nello stesso periodo Berlinguer fondò e diresse come segretario la sezione della Gioventù comunista di Sassari, con sede provvisoria nel panificio del padre di uno degli iscritti.<ref name="Cronologia" />
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Domenica 15 e lunedì 16 giugno si tennero le [[Elezioni regionali italiane del 1975|Elezioni regionali]] e [[Elezioni amministrative italiane del 1975|amministrative]], cariche di significato politico: furono infatti quaranta milioni gli italiani chiamati alle urne per rinnovare i consigli di {{formatnum:6345}} città, 86 province e 15 regioni a statuto ordinario; inoltre per la prima volta votarono anche i diciottenni. L'esito segnò una sostanziale vittoria delle sinistre, in particolare dei comunisti, che ottennero una media nazionale del 33,4%, con la DC al 35,4% e il PSI al 12%.{{#tag:ref|Il PCI raggiunse il 48,3% dei suffragi in [[Emilia Romagna]], il 46,5 in [[Toscana]], il 46,1 in [[Umbria]], il 38,4 in Liguria, il 36,9 nelle [[Marche]], il 33,9 in [[Piemonte]], il 33,5 nel [[Lazio]], il 30,4 in [[Lombardia]], il 30,3 in [[Abruzzo]].<ref name="l'unità1975">{{Cita|Bongiovanni}}</ref>|group=N}}
 
Nel corso del 1976 Berlinguer precisò il proprio pensiero in due significative interviste: nella prima, curata da [[Carlo Casalegno]] per alcuni importanti quotidiani europei (''[[La Stampa]]'', ''[[Die Welt]]'', ''[[Le Monde]]'', ''[[Times]]''), il segretario del PCI ribadì la scelta democratica e l'autonomia della politica del partito italiano; nella seconda, firmata da [[Gianpaolo Pansa]] sul ''[[Corriere della Sera]]'' del 15 giugno, Berlinguer si soffermò invece sul rapporto tra l’Italia e la [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|NATO]] e sull’atteggiamento dei comunisti verso l’Alleanza Atlantica.<ref name="cronologiadell'unità">{{Cita|''Berlinguer, la cronologia''}}.</ref> Fu invece in un incontro in Francia con il segretario del PCF [[Georges Marchais]], il 3 giugno, all'indomani del [[XXV Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XXV Congresso del PCUS]], che Berlinguer nominò per la prima volta l'eurocomunismo.<ref name="Pag. 258f">{{Cita|Fiori|p. 258}}.</ref>
 
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1976|Elezioni politiche]] svoltesi domenica 20 e lunedì 21 giugno uscirono vincitori sia la DC che il PCI: la prima infatti riuscì a guadagnare {{formatnum:1297000}} voti rispetto alle [[Elezioni politiche italiane del 1972|elezioni precedenti]], mentre i comunisti crebbero di ben {{formatnum:3545000}} rispetto a quattro anni prima. I voti dei socialisti restarono invece sostanzialmente invariati.<ref>{{Cita|''Archivio Storico...'', 1976}}.</ref>
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[[File:Berlinguer e Arafat 1982.jpg|thumb|left|Berlinguer con [[Yasser Arafat]] a Roma nel settembre 1982]]
 
Il 12 ottobre Berlinguer incontrò [[Fidel Castro]] in un colloquio durato sette ore, in cui il leader [[Cuba|cubanocuba]]no si confermò alleato fidato dell'Unione Sovietica e ostile alla [[Cina]] che, «passata dalla parte dell'imperialismo, ha una posizione controrivoluzionaria».<ref name="Pag. 402f">{{Cita|Barbagallo|p. 402}}.</ref> Due mesi più tardi si consumò tuttavia lo strappo tra PCI e URSS, a seguito delle [[Legge marziale in Polonia|vicende polacche]].<ref name="LeggeMarzialePolonia">{{Cita|''Poland marks...''}}</ref> Il 15 dicembre Berlinguer, ospite della rubrica televisiva ''[[Tribuna politica]]'', disse: «Ciò che è avvenuto in Polonia ci induce a considerare che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società che si sono create nell’Est europeo è venuta esaurendosi. Parlo di una spinta propulsiva che si è manifestata per lunghi periodi e che ha la sua data d'inizio nella Rivoluzione socialista dell’Ottobre. Oggi siamo giunti a un punto in cui quella fase si chiude. Noi pensiamo che gli insegnamenti fondamentali che ci ha trasmesso prima di tutto [[Karl Marx|Marx]] e alcune delle lezioni di [[Lenin]] conservino una loro validità; e che d’altra parte vi sia tutto un patrimonio e tutta una parte di questo insegnamento che sono ormai caduti e debbono essere abbandonati e del resto sono stati da noi stessi abbandonati con gli sviluppi nuovi che abbiamo dato alla nostra elaborazione, centrata su un tema che non era centrale in Lenin. Il tema su cui noi ci concentriamo è quello dei modi e delle forme della costruzione socialista in società economicamente sviluppate e con tradizioni democratiche, quali sono le società dell’occidente europeo. Da questo punto di vista, noi consideriamo l’esperienza storica del movimento socialista nelle due fasi fondamentali: quella socialdemocratica e quella dei paesi dove il socialismo è stato avviato sotto la direzione di partiti comunisti. Entrambe vanno superate criticamente con nuove soluzioni, cioè con quella che noi chiamiamo la terza via, terza rispetto alle vie tradizionali della socialdemocrazia e ai modelli dell’Est europeo».<ref name="Cronologia" />
 
Il 29 dicembre le ragioni dell'autonomia da Mosca e le critiche ai Paesi del socialismo reale furono ribadite dal segretario del PCI al Comitato centrale.<ref name="Pag. 193pf">{{Cita|Folena|p. 193}}.</ref> Nella stessa sede, il 12 gennaio 1982 la posizione di Berlinguer fu criticata da [[Armando Cossutta|Cossutta]].<ref name="Pag. 194pf">{{Cita|Folena|p. 194}}.</ref> Altri durissimi attacchi arrivarono il 24 gennaio dal ''[[Rudé právo]]'', organo ufficiale del [[Partito Comunista di Cecoslovacchia]],<ref name="Pag. 436gf">{{Cita|Fiori|p. 436}}.</ref> e poi dalla ''[[Pravda]]'', che pubblicò una sorta di "scomunica" verso il PCI sotto forma di un lungo articolo dal titolo ''Contro gli interessi della pace e del socialismo''.<ref name="Pag. 409f">{{Cita|Barbagallo|p. 409}}.</ref>{{#tag:ref|«Nessuna persona onesta al mondo può considerare senza sdegno le dichiarazioni dei dirigenti del Pci in cui si parla dei tentativi del nostro Paese di imporre la propria volontà ad altri popoli».<ref name="l'Unità25Gennaio">{{Cita|''Questo è il testo integrale...''}}</ref>|group=N}}
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Il presidente della Repubblica [[Sandro Pertini]], che si trovava già a Padova per ragioni di Stato, si recò in ospedale per constatare le condizioni di Berlinguer. Fece in tempo a entrare in stanza per vederlo e baciarlo sulla fronte. Si impose, poche ore dopo il decesso, per trasportare la salma sull'aereo presidenziale, dicendo: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta».<ref name="morteBerlinguerRai" /> Commovente fu il suo saluto al funerale, il 13 giugno, al quale partecipò circa un milione di persone:<ref>{{Cita|''I grandi funerali della storia''}}.</ref> il presidente si chinò con la testa sopra la bara, baciandola tra gli applausi dei presenti. Sonori fischi, che ricambiavano quelli subiti da Berlinguer al congresso socialista, si levarono invece quando [[Nilde Iotti]] citò il presidente del Consiglio [[Bettino Craxi]],<ref>{{Cita|Sorgi}}.</ref> al quale precedentemente era stata impedita da Marco Berlinguer la visita al capezzale del padre.<ref>{{cita|Simonetta Fiori}}.</ref> Anche colui che era politicamente più distante da Berlinguer, il segretario del MSI [[Giorgio Almirante]], riconoscendone il rigore morale, partecipò al funerale.
 
Il corteo con la bara, accompagnato dalla musica dell'''[[Adagio in sol minore]]'' di [[Remo Giazotto]], sfilò dalla sede del PCI, in via delle Botteghe Oscure, a [[Basilica_di_San_Giovanni_in_LateranoBasilica di San Giovanni in Laterano#Piazza_di_Porta_San_GiovanniPiazza di Porta San Giovanni|piazza San Giovanni]], rendendo palese l'ammirazione che una larga parte dell'opinione pubblica italiana aveva nei confronti di Enrico Berlinguer.{{#tag:ref|Persino il segretario del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]] [[Giorgio Almirante]] si recò a rendere omaggio al feretro dell'avversario, suscitando lo stupore della folla in coda per entrare nella camera ardente. A ricevere Almirante fu [[Giancarlo Pajetta]],<ref>{{Cita|Stabile}}.</ref> al quale venne dato l'incarico di pronunciare l'orazione funebre di Berlinguer.<ref>{{Cita|Fuccillo}}.</ref>|group=N}}
 
Il PCI decise di lasciare il segretario capolista alle elezioni europee e chiese di votarlo in modo [[Plebiscito|plebiscitario]]. La consultazione, forse anche per gli eventi precedenti, segnò un grande successo del Partito comunista che, per la prima e unica volta nella storia, superò la DC, affermandosi come primo partito italiano (33,3% contro 33,0%): questo sorpasso è ricordato come dovuto all'"effetto Berlinguer". Precedentemente, con Berlinguer, il PCI nel 1976 aveva invece toccato il massimo storico dei suoi voti col 34,4%.<ref name="binstoria"/>
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{{Portale|biografie|comunismo|politica}}
 
{{Vetrina|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Enrico Berlinguer/3|arg=biografie|giorno=26|mese=12|anno=2016}}
 
[[Categoria:Enrico Berlinguer| ]]
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[[Categoria:Antifascisti italiani]]
[[Categoria:Figli d'arte]]
[[Categoria:Sepolti nel cimitero Flaminio]]