Gneo Calpurnio Pisone (console 23 a.C.): differenze tra le versioni

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Appartenente ad una delle più nobili famiglie romane, era di carattere orgoglioso e di temperamento impulsivo. Membro del partito aristocratico durante la guerra civile, nel [[46 a.C.]] combattè contro [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] in [[Africa (provincia romana)|Africa]] e, dopo la morte del dittatore, si unì con [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] e [[Gaio Cassio Longino|Cassio]]. Al termine della guerra civile fu perdonato e potè rientrare a Roma, ma non chiese mai ad Augusto, ormai saldamente padrone di Roma, di poter ricoprire una carica pubblica. Nel [[23 a.C.]], senza appoggi da parte dell'imperatore, divenne console.
 
Molto probabilmente si tratta della persona citata da [[Valerio Massimo]] nel suo [[Factorum et dictorum memorabilium libri IX]]<ref>Valerio Massimo, ''Factorum et dictorum memorabilium libri IX'', vi, 2</ref>.
 
==Note==
<references/>
 
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