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== Biografia ==
Tomás Mejía nacque a [[Pinal de Amoles]], nello Stato di [[Querétaro]], da una povera famiglia di origine india (appartenente al popolo degli [[Otomi]]); in seguito, si vanterà di discendere dagli imperatori [[aztechi]]. Dopo aver frequentato la scuola rurale del suo villaggio, nel [[1841]] si arruolò nell'esercito, distinguendosi per la sua abilità di cavaliere, fatto che non passò inosservato ai suoi superiori. Dal [[1842]] al [[1845]] combatté valorosamente nella campagna contro le tribù [[apache]] che razziavano lo Stato di [[Chihuauha]], ottenendo il grado di [[capitano]] per le sue doti di comando; subito dopo, Mejía partecipò alla guerra contro gli [[Stati Uniti]], distinguendosi nello [[Battaglia di Buena Vista|scontro di Angostura]], dove, seppur disastroso per le armi messicane, riuscì a respingere diverse volte l'avanzata degli statunitensi.

Nel [[1848]], dopo la fine della guerra con la firma del [[trattato di Guadalupe Hidalgo]], il militare messicano venne promosso per merito militare al grado di comandante dal presidente [[Antonio López de Santa Anna]]; subito dopo tornò nello Stato natale, per combattere le bande di ribelli che insorgevano contro il governo autoritario del presidente [[Mariano Arista]], ricevendo, come premio, la nomina a tenente nell'aprile del [[1851]]. Tra il [[1852]] al [[1854]] Mejía ebbe ulteriori incarichi militari, come quello di comandante militare della regione da parte del governatore Panfilo Barasorda, oltre ad essere nominato [[colonnello]]. Allo scoppio, il 1º marzo [[1854]], della [[Rivoluzione di Ayutla]], capeggiata dai liberali [[Ignacio Comonfort]], [[Juan N. Álvarez]] e [[Benito Juárez]] per rovesciare il regime dittatoriale di Santa Anna, Mejía, di idee conservatrici, rimase fedele al governo, combattendo contro gli insorti, che, organizzatisi militarmente, riuscirono a deporre ed esiliare il dittatore messicano il 19 agosto [[1855]]. ì

Alla guida del Paese andò Álvarez, capo della rivoluzione, cui subentrò, in dicembre, Comonfort, il quale inviò nella [[Sierra Gorda (Messico)|Sierra Gorda]] il generale Luis Ghilardi per far cessare a Mejía le operazioni militari. Aderì, nel [[1857]], al ''golpe '' conservatore guidato dal generale [[Félix María Zuloaga]] contro il governo liberale di Comonfort, che aveva adottato severe misure contro i privilegi ecclesiastici e militari, che si concluse nel dicembre dello stesso anno, con l'occupazione di [[Città del Messico]] e la deposizione, l'11 gennaio [[1858]] di Comonfort: al suo posto si proclamò presidente lo stesso Zuloaga. Scoppiò dunque la guerra civile tra i conservatori e i liberali, che si stabilirono a [[Veracruz]], creando un governo provvisorio con a capo [[Benito Juárez]].
 
presidente lo stesso Zuloaga. Scoppiò dunque la guerra civile tra i conservatori e i liberali, che si stabilirono a [[Veracruz]], creando un governo provvisorio con a capo [[Benito Juárez]]. Mejía fu nominato, il 28 febbraio, comandante generale del territorio di Sierra Gorda, poi, in luglio, comandante della piazza di [[Santiago de Querétaro]] e successivamente, anche quella di [[Guanajuato]]; infine, per le sue azioni nella battaglia di [[Tacubaya]], dove il generale conservatore Marquez aveva battuto i liberali, il presidente [[Miguel Miramón]], succeduto a Zuloaga, lo nominò [[maggiore generale]]. Tuttavia, il 10 agosto [[1860]] fu sconfitto a Silao dal generale liberale [[Jesus Gonzáles Ortega]], mentre, in ottobre, i conservatori subirono un'altra sconfitta [[Zapotlanejo]] dalle truppe costituzionaliste di [[Ignacio Zaragoza]]. Dopo la fine della guerra, terminata con la sconfitta dei conservatori e l'esilio di Miramón, nel [[1863]] Mejía si mise al servizio, insieme all'ex - presidente Miramón, dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, messo sul trono dall'esercito [[francia|francese]] di [[Napoleone III]], intervenuto in [[Messico]] per proteggere gli interessi francesi, minacciati dalle politiche liberali di Juárez, e instaurare un impero satellite della [[Francia]]. Grazie alle sue capacità belliche, l'esercito imperiale riuscì a vincere diverse battaglie contro i repubblicani, evacuati dalla capitale e rifugiatisi a El Paso del Norte (odierna [[Ciudad Juárez]]). Decorato nel [[1865]] da Massimiliano con la Croce dell'[[Ordine dell'Aquila messicana]], Mejía tuttavia, dal [[1866]] non riuscì più a contenere l'avanzata repubblicana, ora apertamente appoggiata dagli [[Stati Uniti]], che chiesero all'imperatore francese di ritirare le proprie truppe dal suolo messicano. Privo dell'appoggio francese, Massimiliano si rifiutò tuttavia di abdicare e si ritirò con il suo ''entourage'' politico e militare nella piazzaforte di [[Santiago de Querétaro]]; anche il generale messicano si asserragliò in città, partecipando alla difesa della piazza con coraggio. Nominato, sulle ultime avvisaglie, comandante della cavalleria imperiale, Mejía cercò inutilmente di resistere dopo la presa della cruciale posizione di La Cruz, ma alla fine, nel maggio [[1867]] fu catturato, insieme all'imperatore e a Miramón, durante una tentata fuga dietro alle linee nemiche, e condannato a morte da una corte marziale messicana. Tutti e tre i condannati furono fucilati il 19 giugno [[1867]] nel Cerro de las Campanas di Querétaro: dinanzi al plotone d'esecuzione, fu l'unico tra i tre che mantenne alta la vista sui soldati che sparavano, comportandosi con coraggio anche dinanzi alla morte.
 
Grazie alle sue capacità belliche, l'esercito imperiale riuscì a vincere diverse battaglie contro i repubblicani, evacuati dalla capitale e rifugiatisi a El Paso del Norte (odierna [[Ciudad Juárez]]). Decorato nel [[1865]] da Massimiliano con la Croce dell'[[Ordine dell'Aquila messicana]], Mejía tuttavia, dal [[1866]] non riuscì più a contenere l'avanzata repubblicana, ora apertamente appoggiata dagli [[Stati Uniti]], che chiesero all'imperatore francese di ritirare le proprie truppe dal suolo messicano. Privo dell'appoggio francese, Massimiliano si rifiutò tuttavia di abdicare e si ritirò con il suo ''entourage'' politico e militare nella piazzaforte di [[Santiago de Querétaro]]; anche il generale messicano si asserragliò in città, partecipando alla difesa della piazza con coraggio.
 
Nominato, sulle ultime avvisaglie, comandante della cavalleria imperiale, Mejía cercò inutilmente di resistere dopo la presa della cruciale posizione di La Cruz, ma alla fine, nel maggio [[1867]] fu catturato, insieme all'imperatore e a Miramón, durante una tentata fuga dietro alle linee nemiche, e condannato a morte da una corte marziale messicana. Tutti e tre i condannati furono fucilati il 19 giugno [[1867]] nel Cerro de las Campanas di Querétaro: dinanzi al plotone d'esecuzione, fu l'unico tra i tre che mantenne alta la vista sui soldati che sparavano, comportandosi con coraggio anche dinanzi alla morte.
 
== Voci correlate ==