Maximilien de Robespierre: differenze tra le versioni

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Il suo profitto negli studi fu brillante. Nel liceo ebbe per compagni [[Camille Desmoulins]], più giovane di lui di due anni, che fu l’unico amico di quel periodo, [[Louis-Marie-Stanislas Fréron|Louis-Marie Stanislas Fréron]] e i futuri ministri [[Pierre Henri Hélène Tondu|Lebrun-Tondu]] e [[Marguerite-Louis-François Duport-Dutertre|Duport-Dutertre]]. Le testimonianze di Fréron<ref>Edme-Bonaventure Courtois, ''Papiers inédits trouvés chez Robespierre, Saint-Just, Payan, etc.'', Paris, Baudouin Frères, 1828, pp. 154 e ss.</ref> e quelle dell’abate Proyart,<ref>Liévin-Bonaventure Proyart è autore della biografia ''La vie et les crimes de Robespierre, surnommé le tyran, depuis sa naissance jusqu'à sa mort'', pubblicata sotto il nome «Le Blond de Neuvéglise, colonnello di fanteria leggera» nel 1795 ad Augsburg, in Germania, ispirata a criteri reazionari.</ref> prefetto del Collegio, concordano nel descrivere Robespierre allievo studioso, assiduo, solitario, poco espansivo e sognatore. Ben voluto dagli insegnanti, nel giugno [[1775]] fu scelto per pronunciare un elogio in versi latini diretto al nuovo re [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]] (H. Leuwers, nella sua biografia del 2014, dimostra però che l’incontro non possa aver avuto luogo se non nel 1773 o 1779) giunto con la moglie a visitare il collegio; il sovrano, però, si dimostrò annoiato e prestò poca attenzione alle parole del giovane Robespierre e, una volta terminato il tributo, fece un semplice cenno di mano ai suoi servitori per proseguire la loro visita a [[Parigi]].<ref>{{Cita|Walter|pp. 19-28}} che cita Proyart.</ref> Tuttavia i destini di [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]] e di Robespierre si sarebbero incrociati negli anni a venire in circostanze più drammatiche, ma quello fu un caso dove, forse per ironia della sorte, Robespierre rese omaggio ad un uomo che successivamente avrebbe contribuito a far morire.
 
I suoi maestri l’avevano introdotto allo studio dell’eloquenza e Maximilien aveva prontamente assimilato lo spirito dell’orazione classica. Il suo maestro di eloquenza, l’abate Herivaux, ammirato dalla limpida forma letteraria e dal vigore delle sue orazioni, improntate alla morale [[stoicismo|stoica]], ma ispirate anche dalla lettura di [[Plutarco]], lo aveva soprannominato «il Romano».<ref name="ReferenceB">{{Cita|Mathiez|p. 15|Mathiez1}}</ref> Come allora era in voga il classicismo nell’arte, così si ammiravano le virtù austere delle figure storiche dell’antichità e le forme politiche della [[Roma]] repubblicana, benché incompatibili con l’assolutismo dominante in Francia e nell’Europa intera. Tra i contemporanei, l’uomo che sembrava incarnare virtù antiche era certamente [[Jean-Jacques Rousseau]], che una tradizione vuole aver ricevuto, nel [[1778]], una visita di Robespierre, come sembra confermare

re la ''Dedica di Maximilien Robespierre ai Mani di Jean-Jacques Rousseau'', un foglio scritto di pugno dal rivoluzionario nel [[1791]]:<ref>Trovato tra le carte della sorella Charlotte, che lo cita nelle sue memorie.</ref>
 
{{Citazione|O Rousseau, io ti vidi nei tuoi ultimi giorni [...] ho contemplato il tuo viso augusto [...] da quel momento ho compreso pienamente le pene di una nobile vita che si sacrifica al culto della verità, e queste non mi hanno spaventato. La coscienza di aver voluto il bene dei propri simili è il premio dell'uomo virtuoso [...] come te, io conquisterò quei beni, a prezzo di una vita laboriosa, a prezzo anche di una morte prematura<ref>{{Cita|Robespierre C.|appendice|RobespierreC}}</ref>}}