Chiesa di Santa Maria di Nazareth (Venezia): differenze tra le versioni

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==== Presbiterio ====
L'altare maggiore è opera di fra Giuseppe[[Jacopo Antonio Pozzo]] come anche il parato ligneo della [[sacrestia]].<ref>Andrea Bianchi, Luciana Giacomelli (a.c.): ''Scultura in Trentino: Il Seicento e il Settecento volume secondo'' Provincia Autonoma di Trento, Trento 2003 ISBN 8-86602-55-3 pp. 258-260</ref> Il presbiterio è sovrastato da un baldacchino sorretto da colonne ritorte. Il fastoso tabernacolo della mensa, vede la statua della ''Madonna con putto e profeti'', proveniente dall'isola di Santa Maria di Nazareth, poi Lazzaretto.
 
Le statue di dodici ''Sibille,'' opera di [[Giuseppe Torretto]], [[Giovanni Marchiori]], [[Pietro Baratta]], [[Giuseppe Groppelli|Giuseppe]] e [[Paolo Groppelli]], stanno distribuite, cinque per parte, sulle pareti laterali e due giacenti sull'arco del baldacchino<ref>{{Cita|Klemenčič}}, pp. 110-112 nn. 22-25, 29. Nel saggio viene riassunta la vicenda delle correzioni alle attribuzioni originarie espresse da Leopoldo Cicognara nel 1818 che assegnava l’intero ''corpus'' delle dodici ''Sibille'' a Giovanni Marchiori. Tali attribuzioni continuano a comparire qua e là per forza d’inerzia. Solo nel 1957 Luigi Coletti ({{Cita|Coletti}} p. 14) propose l’assegnazione di tutte le ''Sibille'' della parete destra (''Libica, Persica e Delfica'' in piedi, ''Eritrea e Cumea'' giacenti) a Giuseppe Torretto, attribuzioni confermate e riprese da Camillo Semenzato nel 1966 ({{Cita|Semenzato}}, p. 108). Delle tre in piedi sul lato sinistro la ''Samia'' fu passata a Pietro Baratta da Massimo De Grassi nel 1997 ({{Cita|De Grassi 1997a}}, pp. 54, 57 fig. 6), la ''Tiburtina'' e la ''Ellespontica'' furono assegnate sempre dal De Grassi ({{Cita|De Grassi 1997b}}, pp.139,141) e, quasi contemporaneamente, da Klemenčič ai fratelli Groppelli. Rimangono al Marchiori le due sibille giacenti della parete sinistra (''Frigia'' e ''Cimmeria'') e quelle sopra l’altare (''Agrippina'' ed ''Europea'').</ref>.