Istituto nazionale della previdenza sociale: differenze tra le versioni

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Nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della '''Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai'''. Si tratta di un'associazione volontaria integrata da un contributo statale e da un contributo degli imprenditori. Nel 1919 diviene obbligatoria tramite il decreto legge del 21 aprile 1919, n. 603, presentato alla Camera il 28 novembre 1918; Il decreto fu emanato il 21 aprile 1919, ma rimase in attesa di conversione in legge dalla Camera; il 5 febbraio 1920 fu ripresentato dal ministro Ferraris e il 25 giugno successivo fu presentato nuovamente dal ministro Labriola. Fu convertito solo nel 1923 con un decreto che conferiva al provvedimento valore di legge, assumendo la denominazione di '''Cassa nazionale per le assicurazioni sociali'''.
 
Il [[governo Mussolini]], con [http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1933;371 regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371], trasforma la Cassa nazionale in '''Istituto nazionale fascista della previdenza sociale''' ('''INFPS''')<ref>“Un tentativo propagandistico (...) di impossessarsi di quello che nei fatti era stato il frutto di decenni di contrattazioni e lotte sindacali, di riforme attuate dai governi liberali e di iniziative delle associazioni di categoria dei lavoratori”, secondo Francesco Filippi, ''Mussolini ha fatto anche cose buone'' (Bollati Boringhieri, 2019): v. [https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/04/25/25-aprile-le-bufale-del-fascismo-pensioni-bonifiche-case-stipendi-le-cose-buone-che-mussolini-non-ha-mai-fatto/5122512/ Diego Pretini, ''25 aprile, le bufale del fascismo: pensioni, bonifiche, case, stipendi. Le cose buone che Mussolini non ha mai fatto'', Fatto quotidiano, 25 aprile 2019].</ref>. Primo presidente fu [[Giuseppe Bottai]] a cui successe nel 1935 [[Bruno Biagi]] della Cassa medesima (legge 30 maggio 1907, n. 376). Nel [[1943]] la denominazione diviene quella di '''Istituto nazionale della previdenza sociale''', come ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e a gestione autonoma con lo scopo di garantire la previdenza.
 
A seguito di numerose riforme previdenziali nel corso di più di settanta anni dalla fondazione, opera secondo due modelli previdenziali e precisamente, dal lato delle entrate e della gestione finanziaria, secondo il modello previdenziale universale, dal lato delle uscite, attraverso una moltitudine di gestioni (ad esempio lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti ecc.).<ref>{{Cita|LaVoce.info 03/10/2014|Che il welfare italiano abbia un urgente bisogno di essere riformato è indubbio, stante che si tratta di uno dei sistemi più frammentati, più pieni di buchi, più esposti a manipolazioni e imbrogli tra quelli europei.}}</ref>