La campana di Huesca (José Casado del Alisal): differenze tra le versioni
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José Casado del Alisal ottenne una menzione onorifica con quest'opera nell'[[Esposizione Nazionale di Belle Arti (Spagna)|Esposizione Nazionale di Belle Arti di Spagna Nacional de Bellas Artes de España]] del 1881, venendogli concessa inoltre la [[Ordine di Isabella la Cattolica|Gran Croce dell'Ordine di Isabella la Cattolica]], anche se era già [[Ordine di Carlo III|Commendatore di Numero dell'Ordine di Carlo III]]. E un anno dopo, nel 1882,<ref>{{cita|Pérez Viejo, 2002|p. 84}}.</ref> la tela fu acquistata dallo Stato spagnolo per la somma di 35.000 pesetas.<ref name="Portela Sandoval 48">{{cita|Portela Sandoval, 1986|p. 48}}</ref><ref name="Perez Viejo 71">{{cita|Pérez Viejo, 2002|p. 71}}.</ref>
La tela appartiene alla collezione del [[Museo del Prado]], anche se si trova depositata ed è esposta nel [[Huesca|Comune di Huesca]]<ref name="Ferrandis Poblaciones
== Storia del quadro ==
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Una volta giustiziati, le teste dei nobili furono collocate a forma di cerchio e la testa del [[Diocesi di Huesca|vescovo di Huesca]], il più insigne dei ribelli, fu appesa al centro a mo' di battaglio della campana. Successivamente, il re fece entrare gli altri nobili nella suddetta sala perché contemplassero la campana e imparassero la lezione. Nel [[Museo Provinciale di Huesca]], che anticamente era il palazzo dei re d'Aragona, vi è una sala, conosciuta come ''Sala della Campana'', nella quale si afferma che successero i fatti descritti nella leggenda. D'altra parte, diversi storici mettono in risalto che Ramiro II fu «un re singolare», giacché al contrario della maggioranza dei monarchi, abbandonò il potere mentre viveva e, anche se conservò il titolo di re fino alla sua morte, si ritirò nel [[monastero di San Pedro el Viejo]] di Huesca, e scomparve nella suddetta città nel 1157.<ref>{{cita|Lapeña Paúl, 2009|p. 9}}.</ref>
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=== La leyenda de la campana de Huesca en la historiografía actual ===▼
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Nell'opinione di diversi autori, la leggenda della campana di Huesca non deve essere considerata come un racconto storico, bensì semplicemente come uno «di carattere letterario o erudito»,<ref name="Ferrandis Poblaciones 21"/> giacché contiene numerose similitudini con altri racconti leggendari del mondo classico, come quello di cui fu protagonista [[Sesto Tarquinio]], figlio del re [[Tarquinio il Superbo]], che fu raccolto dallo storico romano [[Tito Livio]],<ref name="Ferrandis Poblaciones 21"/> o quello che ebbe come protagonista il secondo [[tiranno]] di [[Corinto]], [[Periandro]], che fu uno dei [[Sette savi|Sette Savi di Grecia]].<ref>{{cita|Romeo Pallásl 1989|p. 557}}.</ref> E anche altri scrittori del mondi [[Ellenismo|greco]]-[[Storia romana|romano]], come [[Aristotele]], [[Dionigi di Alicarnasso]], [[Plutarco]], [[Ovidio]] o [[Valerio Massimo]], raccolsero alcuni di quei racconti.<ref>{{cita|Lapeña Paúl, 2009|pp. 8-9}}.</ref>
[[File:Los nobles aragoneses. Detalle de La Campana de Huesca (José Casado del Alisal).jpg|255px|miniatura|Dettaglio del quadro. I nobili aragonesi contemplano orripilati la campana di Huesca.]]
E altri autori mettono risalto anche che la leggenda della campana di Huesca è solamente una delle molteplici narrazioni nelle quali si impiega ''il consiglio enigmatico'', cioè, il consiglio sotto forma di indovinello che un individuo offriva a un altro per aiutarlo a eliminare i suoi avversari.<ref>{{cita|Garrosa Gude, 2007-2008|pp. 241-242}}.</ref> E il filologo e storico [[Alberto Montaner Frutos]] mette in risalto che la leggenda della campana è un'allegoria della ''[[Ragion di Stato]]'', allora stesso modo di quella che ebbe come protagonista il figlio del re
Tarquinio il Superbo e raccolta da Tito Livio,{{cita|Montaner Frutos, 2007-2008|p. 251}} e che le somiglianze tra entrambi i racconti furono già segnalate dallo storico [[Jerónimo Zurita]].<ref>{{cita|Montaner Frutos, 2007-2008|pp. 261-263}}.</ref>
La storiografia attuale nega la veridicità della leggenda della campana di Huesca, ma ammette che potrebbe essere basata su certi fatti storici contrastati avvenuti nel regno di Ramiro II,<ref name="Fierro et al. 222">{{cita|Fierro et al., 2008|p. 222}}.</ref> che salendo al trono dovette far fronte a diverse rivolte capeggiate dai nobili aragonesi, divisi a volte in diverse fazioni.<ref>{{cita|Ferrandis Poblaciones, 2011|p. 20}}.</ref> Il medievalista [[Antonio Ubieto Arteta]] segnalò che la leggenda potrebbe essere basata su una [[canzone di gesta]] intitolata ''Canzone della canzone di Huesca'' (''[[Cantar de la campana de Huesca]]'') che fu ricostruita a partire dalla prosificazione che si fece della stessa nella ''Cronaca di San Juan de la Peña''.<ref name="Fierro et al. 222"/>
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Según Antonio Ubieto, dicho cantar de gesta se basaba en una revuelta nobiliaria ocurrida en octubre de 1135, aunque otros señalan que tuvo lugar en el verano de dicho año,{{Harvnp|Lapeña Paúl|2009|p=8}} protagonizada por los [[tenentes]] de las principales fortalezas del reino de Aragón, que pretendieron destronar a Ramiro II y fueron ejecutados por orden suya, y Antonio Ubieto señala que esa revuelta pudo haber sido instigada por el rey García Ramírez de Pamplona.{{Harvnp|Fierro et al|2008|p=222}} También está documentado que a mediados de octubre de 1135 Ramiro II estaba exiliado en el municipio [[Provincia de Gerona|gerundense]] de [[Besalú]], aunque hay constancia de que en noviembre de ese año había regresado a Aragón, pero, como señalan algunos autores, se desconocen «las circunstancias exactas de su salida de Aragón y de su vuelta», y en el verano de 1136 se produjo una nueva rebelión contra Ramiro II en [[Uncastillo]].{{Harvnp|Lapeña Paúl|2009|p=8}}
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