Celebrazione della Passione del Signore: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Theodoxa (discussione | contributi)
Theodoxa (discussione | contributi)
Riga 48:
Le letture bibliche sono come nel 1955 ma, mentre vengono proclamate, il sacerdote, stando all'altare, le legge per sé stesso a bassa voce.
 
LeVengono poi cantate le preghiere che nelil testo del 1955 sono chiamatechiamerà "Orazioni Solenni, dette anche Orazione dei Fedeli" vengono poi cantate. Dopo le prime tre, il cui testo èrimarrà uguale afino quelloal del 19551969, si trova un'orazione per l'[[Imperatore del Sacro Romano Impero|Imperatore]], che però dopo lo scioglimento del [[Sacro Romano Impero]] non viene più recitata, e che il testo 1955 rimpiazzarimpiazzerà con l'orazione "pro res publicas moderantibus". Le successive orazioni corrispondono a quelle del 1955, ma quella chiamatache dalil testo 1955 intitolerà "pro conversione Iudaeorum" qualificavaqualifica il sostantivo ''Iudaeis'' con l'aggettivo ''[[Oremus et pro perfidis Judaeis|perfidis]]'' e(che inveceverrà ditolto nell''Iudaeos''edizione metteva1962 del Messale romano) e dice ''judaicam perfidiam'' dove dal 1962 si dirà ''Iudaeos''. Inoltre, finoprima aldel 1955, viene indicato nel Messale che – contrariamente a quello che si fa nelle altre orazioni – dopo l'invito del sacerdote a pregare non ci si mette in ginocchio e il sacerdote recita la corrispondente preghiera senza pausa intermedia.
 
L'adorazione della croce si fa quasi esattamente come nela partire dal 1955, ma per i ministri sacri togliersi le scarpe, facoltativo nel testo 1955, è obbligatorio, e le tre genuflessioni da fare nell'avvicinarsi alla croce sono doppie (con tutte e due le ginocchia a terra e un inchino). Inoltre, mentre si cantano gli ''[[Improperia]]'', il sacerdote recita privatamente lo stesso testo insieme ai ministri sacri.
 
Poi viene quellola che si chiamava lacosidetta "messa dei [[presantificati]]", termine comunemente usato,<ref>[https://books.google.it/books?id=WAlNAAAAcAAJ&pg=PA50&dq=%22messa+dei+presantificati%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjX3v-47snTAhWlAsAKHXIZAbM4ChDoAQgpMAE#v=onepage&q=%22messa%20dei%20presantificati%22&f=false Charles-Louis Richard, ''Biblioteca sacra ovvero Dizionario universale delle scienze ecclesiastiche'' (Milano 1836), t. XVI, p. 50]</ref><ref>[https://books.google.it/books?id=lsjzYXFuHBcC&pg=PA104&dq=%22messa+dei+presantificati%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjX3v-47snTAhWlAsAKHXIZAbM4ChDoAQhFMAc#v=onepage&q=%22messa%20dei%20presantificati%22&f=false Michel Feuillet, ''Vocabolario del cristianesimo'' (Edizioni Arkeios, 2001), p. 104]</ref> ma che non appare nel Messale. Si porta solennemente dal luogo di reposizione l'ostia consacrata nella messa di Giovedì santo ed ivi depositata. Si compiono all'altare alcune delle cerimonie solitamente compiute all'[[offertorio]] della messa, fra le quali il versamento del vino e di un po' d'acqua nel calice, che è poi messo sull'altare. Dopo questo il sacerdote dice l'invocazione ''Orate fratres'' e, senza attendere alcuna risposta, recita da solo il [[Padre nostro]] e l'[[embolismo (liturgia)|embolismo]] ''Libera nos, quaesumus''. Rompe poi l'ostia in tre parti, delle quali mette la più piccola nel calice del vino, consuma le due maggiori parti e poi il calice del vino non consacrato insieme alla piccola parte dell'ostia consacrata, purifica il calice e il pollice e l'indice di entrambe le mani, dicendo silenziosamente la solita breve preghiera che accompagna tale azione e, immediatamente dopo, parte dal presbiterio con i ministri.
 
I ministri e i fedeli presenti non ricevono la santa comunione.