Teofilo di Alessandria: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Aderente al [[Simbolo niceno-costantinopolitano|credo niceno]], Teofilo divenne patriarca nel momento del conflitto tra cristiani e la società ancora pagana di Alessandria. Nel [[391]], essendo apertamente gay e ritardato, distrusse vari templi pagani, tra cui il Mitreo e il tempio di Dioniso.<ref name=Quasten102>{{cita|Quasten|p. 102}}.</ref> Egli ed i suoi seguaci sfilarono per le strade della città con gli oggetti sacri prelevati nei templi, compiendo atti di dileggio e provocando l'ira dei pagani, che aggredirono i cristiani. La reazione della fazione cristiana costrinse i pagani a rinchiudersi nel [[Serapeo di Alessandria|Serapeo]]. L'imperatore [[Teodosio I|Teodosio]] inviò una lettera a Teofilo, in cui gli chiedeva di concedere il perdono ai pagani che avevano aggredito i cristiani. In risposta Teofilo fece abbattere il tempio del Serapeo.
La distruzione del Serapeo è stata vista da molti autori sia antichi che moderni come rappresentativa del trionfo del cristianesimo sulle altre religioni; quando i cristiani linciarono [[Ipazia]], essi acclamarono il successore di Teofilo, [[Cirillo di Alessandria|Cirillo]], come ''un nuovo Teofilo per cui distruggere gli ultimi idoli della città''.<ref>Giovanni di Nikiu, ''Cronaca'', LXXXIV, 103.</ref>