Provincia di Pesaro e Urbino: differenze tra le versioni

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In [[provincia]] si parla comunemente l'[[Lingua italiana|italiano]], ma è anche largamente diffuso per cultura e tradizione il gallo-piceno<ref name=almagia>AA. VV., ''Conoscere l'Italia – vol. Marche'', Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1982, p. 64; Le Regioni d'Italia, Vol X Collezione diretta da [[Roberto Almagià]], pubblicazione sotto gli auspici del Comitato Nazionale per la celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia, 1961.</ref>. Esso appartiene al [[gallo-italico|gruppo linguistico gallo-italico]], come il [[dialetto romagnolo|romagnolo]] e altri dialetti settentrionali. Ha naturalmente caratteristiche peculiari<ref name=almagia/>, varia da zona a zona della provincia e, nelle aree di confine, arriva a coincidere con il [[dialetto romagnolo]] meridionale. In [[provincia]] di Pesaro e Urbino è situata l'estremità più meridionale del "gruppo linguistico [[gallo-italico]]", ed è perciò l'unica [[provincia]] (insieme al circondario di [[Senigallia]] e quello del [[Poggio (Ancona)#Dialetto|Conero]]<ref name=almagia/>, in provincia di Ancona) del Centro Italia, oltre alla [[provincia di Massa e Carrara]], a parlare un [[italiano regionale|dialetto]] italiano settentrionale. Sul territorio sono presenti minoranze linguistiche umbre.
 
Secondo alcune fonti, da un punto di vista strettamente geografico, il nord della Provincia di Pesaro e Urbino, fino allo spartiacque tra fiume Conca e fiume Foglia, compresa quindi una porzione del territorio del capoluogo [[Pesaro]], fa parte della [[Romagna]]<ref>Enciclopedia Treccani, voce ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/romagna/ Romagna]''</ref>. Secondo altre fonti, invece, il confine geografico ricalca quello amministrativo, tutto il territorio provinciale risulta non appartenente alla Romagna e la foce del fiume [[Tavollo]] è confine sia geografico, sia amministrativo<ref>
*Enciclopedia Geografica Mondiale, edizioni De Agostini, Novara, 1995, voce ''Romagna''
*Enciclopedia Treccani, voce ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/romagna_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Romagna]''</ref>.
 
{{Citazione necessaria|Anche il resto della provincia, pur essendo geograficamente parte dell'Italia Centrale, è legato storicamente, culturalmente e linguisticamente alla Romagna e all'Italia Settentrionale, così come i flussi socioeconomici indicano che questa provincia gravita su Bologna e sul Nord Italia in generale}}. Alcuni studi geoeconomici inseriscono Pesaro, polo urbano principale della Provincia, nell'[[area metropolitana]] Rimini-Cesena-Pesaro. Secondo altre fonti, invece, Pesaro appartiene all'area metropolitana definita "città linare adriatica", che dallacomprende costatutte le città costiere della provincia di Rimini, giungedelle sinoMarche, adell'Abruzzo quellae del Molise<ref>Sito del Consiglio regionale veneto, dossier ''[http://www.consiglioveneto.it/crvportal/upload_crv/serviziostudi/1459429797209_Dossier_consumosuolo_UFFTERRcorr_compl.pdf Contributo documentale per la discussione dei pdl 14, 40 e 44 concernenti il tema del consumo del suolo.]''.</ref>.
 
== Storia ==
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La provincia di Pesaro e Urbino corrisponde grossomodo a quello dell'antico Ducato di Urbino, fatta eccezione per Senigallia (ora in provincia di Ancona), [[Gubbio]] (ora in Umbria) e i sette comuni secessionisti della [[Val Marecchia]] passati in Emilia-Romagna a seguito del referendum del 2009. Nell'organizzazione amministrativa dello [[Stato della Chiesa]], il territorio provinciale coincideva con quello della [[delegazione apostolica di Urbino e Pesaro]], poi divenuta, nel [[1860]], ''provincia di Urbino e Pesaro'', una delle sei province in cui allora risultavano suddivise le Marche. In vista dell'[[unità d'Italia]], l'assetto territoriale marchigiano fu riformato con il ''decreto Rattazzi'' (decreto 22 dicembre 1860 n. 4495<ref>[http://augusto.agid.gov.it/gazzette/index/download/id/1860308_PM Testo del decreto regio 4495/1860].</ref>), che ridusse a quattro il numero delle province e che dispose altresì la ridenominazione dell'ente in ''provincia di Pesaro e Urbino''.
 
La provincia originaria includeva il territorio di 7 Comuni dell'alta [[Valmarecchia|valle]] del fiume [[Marecchia]], in quanto parte del [[Montefeltro]] e del [[Ducato di Urbino]], tanto che [[Pio VII]], il 6 luglio [[1816]], aveva provveduto a ricomprenderle, ''[[motu proprio]]'', nella delegazione di Urbino e Pesaro. Nel [[2009]], [[San Leo (Italia)|San Leo]], [[Novafeltria]], [[Maiolo]], [[Talamello]], [[Pennabilli]], [[Casteldelci]], [[Sant'Agata Feltria]], a seguito di referendum consultivi nei territori comunali e di approvazione di legge ordinaria che accoglieva il risultato favorevole degli stessi referendum, sono stati distaccati dalle Marche e aggregati all'Emilia-Romagna. Primo caso nella storia dell'Italia repubblicana. Le Marche proposero ricorso alla [[Corte costituzionale]], ritenendo che il Parlamento avesse indebitamente ignorato il parere negativo della regione; nel luglio [[2010]] la Corte si pronunciò sul ricorso giudicandolo infondato.<ref>[http://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/2010/07/10/355107-valmarecchia_rimane_emilia_romagna.shtml La Valmarecchia rimane in Romagna]</ref> Altri comuni del pesarese-urbinate hanno promosso referendum per l'aggregazione all'Emilia-Romagna, tra questi [[Montecopiolo]] e [[Sassofeltrio]] con esito positivo e [[Montegrimano Terme]] e [[Mercatino Conca]] nei quali non si è raggiunto quorum. Questo fenomeno rende evidente il fatto che il territorio provinciale presenti dinamiche geografiche, lato sensu, che mal convivono con l'attuale architettura dei confini amministrativi.
 
In base all'art. 1 dello [[Statuto (diritto)|Statuto]] provinciale, la Provincia di Pesaro e Urbino ha ''per sedi di capoluogo le Città di Pesaro e di Urbino con le funzioni loro assegnate dal Decreto medesimo''. Ai sensi dell'art. 3 del Regolamento del Consiglio (''Sede del Consiglio provinciale''), il Consiglio provinciale ha sede sia a Pesaro che nella sede dell'Amministrazione provinciale di Urbino. Anche lo stemma della provincia è costituito da uno scudo diviso in due, in ogni parte è riportato lo stemma dei due capoluoghi.