La campana di Huesca (José Casado del Alisal): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 36:
Tra gli ammiratori di Casado del Alisal vi erano i [[José Isidro Osorio y Silva-Bazán|duchi di Sesto]], [[Emilio Castelar]], [[Francisco Romero Robledo]] o wil pittore [[Dióscoro Puebla]], e il 26 settembre 1881 il Governo español concesse a Casado del Alisal, che già era commendatore di numero dell'Ordine di [[Carlo III di Spagna|Carlo III]], la Gran Croe dell'Ordine di [[Isabella di Castiglia|Isabella la Cattolica]]. Emilio Castelar e altri politici, tra i quali figuravano Cánovas del Castillo, [[Cristino Martos]], [[Carlos Navarro Rodrigo]], Rodrigo Núñez de Arce, [[Víctor Balaguer y Cirera]], e Ramón Rodríguez Correa,{{cita|Mateo Romero et al|1972|p=95}} presentarono una proposta nel [[Congresso dei Deputati]] affinché lo Stato spagnolo acquistasse le tele de ''La Campana di Huesca'' e de ''La morte di Lucrezia'', del pittore [[Eduardo Rosales]].<ref name="Mateo Romero et al. 95"/>
 
Il quadro fu acquistato ai sensi della Legge 28 gennaio 1882 per la somma di 35.000 pesetas, essendo firmata la legge dal [[Alfonso XII di Spagna|Alfonso XII]] e controfirmata dal Ministro dello Sviluppo, [[José Luis Albareda]]. Tale legge concedeva al Ministero de Fomento un credit di de 35.000 pesetas per comprare il quadro di Casado del Alisal, e identica somma per acquistare quello de ''La morte di LucreciaLucrezia''.<ref name="Perez Viejo 71"/><ref name="Portela Sandoval 48"/> La tela fu inviata al Museo del Prado e, poco dopo, Casado del Alisal la espose con grande successo in Europa e ottenne le più alte ricompense nelle esposizioni statali di [[Monaco di Baviera]] e [[Vienna]]. Nel 1889 il quadro fu presentato nell'[[Esposizione universale di Parigi (1889)|Esposizione Universale di Parigi del 1889]], venendo ugualmente molto elogiato.<ref name="Portela Sandoval 134"/>
 
L'8 agosto 1896 il quadro fu consegnato al [[Museo d'arte moderna (Madrid)|Museo d'Arte Moderna]] e, successivamente, per ordine reale del 17 giugno 1921, fu depositato nel Palazzo del Senato di Spagna. Il 30 ottobre 1950, il quadro fu consegnato, in qualità di deposito, al Comune di Huesca, dove permane esposto attualmente nel cosiddetto ''Salone della Giustizia''.<ref name="Portela Sandoval 134"/>
Riga 46:
=== La leggenda ===
{{Vedi anche|Campana di Huesca}}[[File:Remiro II d'Aragón.jpg|245px|miniatura|''Ramiro II d'Aragona'', di [[Manuel Aguirre y Monsalbe]]. Ca. 1851-1854. ([[Provincia di Saragozza|Deputazione provinciale di Saragozza]]).]]
dopoDopo il decesso di [[Alfonso I d'Aragona]], che scomparve nel 1134 senza aver lasciato discendenza, ereditò il [[Regno d'Aragona]] suo fratello [[Ramiro II d'Aragona|Ramiro II]], [[Diocesi di Barbastro-Monzón|vescovo di Roda-Barbastro]], malgrado Alfonso I avesse lasciato il regno nel suo testamento agli ordini militari del [[Cavalieri templari|Tempio]], dell'[[Cavalieri ospitalieri|Ospedale]] e del [[Cavalieri del Santo Sepolcro|Santo Sepolcro]].<ref>{{cita|Lapeña Paúl, 2009|p. 7}}.</ref> Ma il testamento di Alfonso I fu ignorato,<ref>{{cita|Ferrandis Poblaciones, 2011|pp. 19-20}}.</ref> malgrado le pressioni del papa [[Innocenzo II]], e le città e i nobili aragonesi appoggiarono la candidatura di Ramiro II al trono, mentre i Pamplonesi e i Navarrini optarono per sostenere [[García Ramírez de Pamplona]], che era pronipote del re [[García Sánchez III di Pamplona]].<ref name="Lapeña Paul 8">{{cita|Lapeña Paúl, 2009|p. 8}}.</ref> E in questo contesto si svilupparono i fatti storici, avvenuti tra il 1135 e 1136, che poterono dare origine alla leggenda della campana di Huesca.<ref>{{cita|Ferrandis Poblaciones, 2011|pp. 20-21}}.</ref>
 
La ''[[Cronaca Piniatense|Cronaca di San Juan de la Peña]]'' o ''Cronaca Piniatense'' (''Crónica de San Juan de la Peña''), scritta nel XIV secolo, afferma que, essendo Ramiro II preoccupato per la disobbedienza dei suoi nobili, inviò un messaggero al suo antico maestro, l'abate del [[monastero di San Ponce de Tomeras]], al fine di chiedere il suo consiglio. L'abate portò il messaggero nell'orto del monastero e tagliò alcuni alcuni cavoli che sporgevano sugli altri e, in seguito, ordinò al messaggero di ripetere al re il gesto che aveva visto. Nella suddetta cronaca risulta anche che il re convocò le ''Cortes'' (il Parlamento del Regno d'Aragona) e fece chiamare i principali nobili perché si presentassero a [[Huesca]], con la scusa di voler fare una campana che si sarebbe udita in tutto il regno, e quando arrivarono, ordinò di decapitare i nobili di maggior spicco,<ref name="FerrandisPoblaciones">{{cita|Ferrandis Poblaciones, 2011|p. 20}}.</ref> soffocando con ciò la rivolta. E il brano narrato nella ''Cronaca di San Juan de la Peña'', in versione aragonese, afferma che:
Riga 52:
{{Citazione|Et aquesti don Remiro fue muyt buen rey et muyt francho a los fidalgos, de manera que muytos de los lugares del regno dio a nobles et cavalleros; et por esto no lo precioron res, et fazían guerras entre si mismos en el regno et matavan et robavan las gentes del regno, et por el rey que non querían cessar aquesto; et fue puesto en gran perplexidat cómo daría remedio a tanta perdición del su regno, et non osava aquesto revelar a ninguno. Et por dar remedio al su regno embió un mensagero al su monasterio de Sant Ponz de Tomeras con letras al su maestro, clamado Forçado, que era seydo porque yes costumbre et regla de monges negros que a todo novicio que era en la orden dan un monge de los ancianos por maestro, et según la persona de aquesti don Remiro que merecía dieronli el maestro muyt bueno et grant et savio, en las quales letras recontava el estamiento del su regno et mala vida que passava con los mayores del su regno, rogándole que le consellasse lo que faría; el maestro con grant plazer que havía, recebidas las letras, pensó que sería irregular si le consellava que fizies justicia, clamó el mensagero al huerto en el qual havía muytas coles et sacó un gavinet [sic] que tenía et, teniendo la letra en la mano et leyendo, talló todas las colles mayores que yeran en el huerto et fincoron las solas chicas, et dixole al mesagero: "Vete al mi sennor el rey et dile lo que has visto, que no te do otra respuesta". El qual mesagero con desplazer que respuesta non le havía dada, vinose al rey et recontole que respuesta ninguna non le havía querido fazer, de la qual cosa el rey fue muit despagado, pero quando contó la manera que havía visto, pensó en si mesmo quel huerto podía seer el su regno, las colles yeran las gentes del su regno, et dixo: "Por fer buenas colles, carne y a menester". Et luego de continent envió letras por el regno a nobles, cavalleros et lugares que fuessen a cortes a Huesca, metiendo fama que una campana quería fazer en Huesca que de todo su regno se oyesse, que maestros havía en Francia que la farían; et aquesto oyeron los nobles et cavalleros dixeron: "Vayamos a veer aquella locura que nuestro rey quiere fazer", como aquellos que lo preciavan poco. Et quando fueron en Huesca, fizo el rey parellar ciertos et secretos hombres en su cambra armados que fiziessen lo quél les mandaría. Et quando venían los richos hombres, mandavalos clamar uno a uno a consello et como entravan, assí los mandava descabeçar en su cambra; pero clamava aquellos que le yeran culpables, de guisa que XIII richos hombres et otros cavalleros escabeçó ante que comies, et avría todos los otros cavalleros assí mesmo descabezados sinon por qual manera que fue que lo sintieron que yeran de fuera et fuyeron; de los quales muertos ende havía los V que yeran del linage de Luna, Lop Ferrench, Rui Ximenez, Pero Martinez, Ferrando et Gomez de Luna, Ferriz de Liçana, Pero Vergua, Gil d'Atrosillo, Pero Cornel, García de Bidaure, García de Penya et Remón de Fozes, Pero de Luesia, Miguel Azlor et Sancho Fontova cavalleros. Et aquellos muertos, no podieron los otros haver que yeran foydos, sosegó su regno en paz.|Carmen Orcástegui Gros (ed. lett.),[http://ifc.dpz.es/recursos/publicaciones/10/06/7orcastegui.pdf ''Crónica de San Juan de la Peña'' (Versione aragonese)], in ''Cuadernos de Historia Jerónimo Zurita, 51-52'', Saragozza, Institución «Fernando el Católico», 1985, pp. 468-469}}
 
Una volta giustiziati, le teste dei nobili furono collocate a forma di cerchio e la testa del [[Diocesi di Huesca|vescovo di Huesca]], il più insigne dei ribelli, fu appesa al centro a mo' di battaglio della campana. Successivamente, il re fece entrare gli altri nobili nella suddetta sala perché contemplassero la campana e imparassero la lezione. Nel [[Museo Provinciale di Huesca]], che anticamente era il palazzo dei re d'Aragona, vi è una sala, conosciuta come ''Sala della Campana'', nella quale si afferma che successero i fatti descritti nella leggenda. D'altra parte, diversi storici mettono in risalto che Ramiro II fu «un re singolare», giacché al contrario della maggioranza dei monarchi, abbandonò il potere mentre viveva e, anche se conservò il titolo di re fino alla sua morte, si ritirò nel [[monastero di San Pedro el Viejo]] di Huesca, e scomparve nella suddetta città nel 1157.<ref name="La Peña Paul 9">{{cita|Lapeña Paúl, 2009|p. 9}}.</ref>
 
=== La leggenda della campana di Huesca nella storiografia attuale ===
Riga 62:
 
La storiografia attuale nega la veridicità della leggenda della campana di Huesca, ma ammette che potrebbe essere basata su certi fatti storici contrastati avvenuti nel regno di Ramiro II,<ref name="Fierro et al. 222">{{cita|Fierro et al., 2008|p. 222}}.</ref> che salendo al trono dovette far fronte a diverse rivolte capeggiate dai nobili aragonesi, divisi a volte in diverse fazioni.<ref name="FerrandisPoblaciones" /> Il medievalista [[Antonio Ubieto Arteta]] segnalò che la leggenda potrebbe essere basata su una [[canzone di gesta]] intitolata ''Canzone della canzone di Huesca'' (''[[Cantar de la campana de Huesca]]'') che fu ricostruita a partire dalla prosificazione che si fece della stessa nella ''Cronaca di San Juan de la Peña''.<ref name="Fierro et al. 222"/>
<!--
Según Antonio Ubieto, dicho cantar de gesta se basaba en una revuelta nobiliaria ocurrida en octubre de 1135, aunque otros señalan que tuvo lugar en el verano de dicho año,{{Harvnp|Lapeña Paúl|2009|p=8}} protagonizada por los [[tenentes]] de las principales fortalezas del reino de Aragón, que pretendieron destronar a Ramiro II y fueron ejecutados por orden suya, y Antonio Ubieto señala que esa revuelta pudo haber sido instigada por el rey García Ramírez de Pamplona.{{Harvnp|Fierro et al|2008|p=222}} También está documentado que a mediados de octubre de 1135 Ramiro II estaba exiliado en el municipio [[Provincia de Gerona|gerundense]] de [[Besalú]], aunque hay constancia de que en noviembre de ese año había regresado a Aragón, pero, como señalan algunos autores, se desconocen «las circunstancias exactas de su salida de Aragón y de su vuelta», y en el verano de 1136 se produjo una nueva rebelión contra Ramiro II en [[Uncastillo]].{{Harvnp|Lapeña Paúl|2009|p=8}}
 
Secondo Antonio Ubieto, la suddetta canzone di gesta si basava su una rivolta nobiliare avvenuta nell'ottobre 1135, anche se altri segnalano che ebbe luogo nell'estate di quell'anno,<ref name="Lapeña Paul 8"/> avendo come protagonisti i tenenti delle principali fortezze del regno d'Aragona, che pretesero di detronizzare Ramiro II e furono giustiziati per suo ordine, e Antonio Ubieto segnala che quella rivolta poteva essere stata istigata dal re García Ramírez di Pamplona.<ref name="Fierro et al. 222"/> È anche documentato che a metà dell'ottobre 1135 Ramiro II era esiliato nel municipio [[Provincia di Girona|girondense]] di [[Besalú]], anche se risulta che nel novembre di quell'anno era ritornato in Aragona, ma, come segnalano alcuni autori, si ignorano «le circostanze esatte della sua partenza da Aragona e del suo ritorno», e nell'estate del 1136 si produsse una nuova ribellione contro Ramiro II a [[Uncastillo]].<ref name="Lapeña Paul 8"/>
La historiadora Ana Isabel Lapeña Paúl destaca que los [[Anales Toledanos|Anales Toledanos Primeros]] «contienen una breve pero significativa frase» que afirma que, en el año 1135, durante el reinado de Ramiro II: «Mataron las potestades en Huesca. ERA MCLXXIII», aunque [[Enrique Flórez]], que publicó por primera vez los tres Anales Toledanos reunidos en el tomo XXIII de su obra ''[[España sagrada]]'', consignó que ocurrió en la ERA MCLXXIV, lo que correspondería al año 1136, en lugar de 1135.{{Harvnp|Flórez|1767|p=388}} Por otra parte, la crónica de un historiador árabe, [[Ibn Idari]], señala que Ramiro II ordenó decapitar en 1135 a siete nobles aragoneses por asaltar una caravana de mercancías o convoy musulmán entre [[Fraga (Huesca)|Fraga]] y Huesca, violando con ello el acuerdo que Ramiro II había concertado con el gobernador [[almorávide]] de [[Valencia]].{{Harvnp|Ferrandis Poblaciones|2011|p=21}}
 
La historiadorastorica Ana Isabel Lapeña Paúl destacaevidenza queche losi [[AnalesAnnali Toledanostoledani|AnalesPrimi ToledanosAnnali PrimerosToledani]] «contienencontengono una breve peroma significativa frase» queche afirmaafferma queche, en el añonell'anno 1135, durante elil reinadoregno dedi Ramiro II: «MataronUccisero lasi potestadespodestà ena Huesca. ERA MCLXXIII», aunqueanche se [[Enrique Flórez]], queche publicópubblicò porper primerala vezprima losvolta tresi Analestre ToledanosAnnali reunidosToledani enriuniti elnel tomo XXIII dedella susua obraopera ''Spagna sacra'' (''[[España sagrada]]''), consignóriportò queche ocurrió en laavvenne nell'ERA MCLXXIV, loil queche corresponderíacorrisponderebbe al añoall'anno 1136, eninvece lugar dedel 1135.<ref>{{Harvnpcita|Flórez|, 1767|p=. 388}}.</ref> Por otraD'altra parte, la crónicacronaca dedi ununo historiadorstorico árabearabo, [[Ibn Idari]], señalasegnala queche Ramiro II ordenóordinò decapitardi endecapitare nel 1135 asette sietenobili noblesaragonesi aragonesesper poraver asaltarassalito una caravanacarovana dedi mercancíasmercanzie o convoyconvoglio musulmánmusulmano entretra [[Fraga (Huesca)|Fraga]] ye Huesca, violando con ellociò el acuerdol'accordo queche Ramiro II habíaaveva concertadostabilito con elil gobernadorgovernatore [[almorávideAlmoravidi|almoravide]] dedi [[Valencia]].{{Harvnp|<ref name="Ferrandis Poblaciones|2011|p= 21}}"/>
Y estos hechos constituyen el origen histórico de la leyenda de la campana de Huesca, aunque serían embellecidos posteriormente en la ''Crónica de San Juan de la Peña'', basándose en relatos de la [[Antigüedad clásica]].{{Harvnp|Romeo Pallás|1989|pp=557-559}} Además, diversos autores señalan que, cuando a finales del siglo XIII y mediados del siglo XIV volvieron a producirse revueltas nobiliarias contra los reyes de Aragón, «se consideró necesario recordar la firme respuesta de un rey anterior», y fue entonces cuando la leyenda de la campana fue consignada en la ''Crónica de San Juan de la Peña'',{{Harvnp|Lapeña Paúl|2009|p=9}} escrita, hacia 1342, por iniciativa del rey [[Pedro IV de Aragón]].{{Harvnp|Pérez Lasheras|2003|p=103}}
 
E questi fatti costituiscono l'origine storica della leggenda della campana di Huesca, anche se sarebbero stati abbelliti successivamente nella ''Cronaca di San Juan de la Peña'', basandosi sui racconti dell'[[antichità classica]].<ref>{{cita|Romeo Pallás, 1989|pp. 557-559}}.</ref> Inoltre, diversi autori segnalano che, quando alla fine del XIII secolo e la metà del XIV secolo tornarono a prodursi rivolte nobiliari contro i re d'Aragona, «si considerò necessario ricordare la ferma risposta di un re anteriore», e fu allora che la leggenda della campana fu riportata nella ''Cronaca di San Juan de la Peña'',<ref name="La Peña Paul 9"/> scritta, verso il 1342, per iniziativa del re [[Pietro IV d'Aragona]].<ref>{{cita|Pérez Lasheras, 2003|p. 103}}.</ref>
Otro hecho que podría sustentar la veracidad de la leyenda de la campana es que varios nobles aragoneses,{{Harvnp|Ferrandis Poblaciones|2011|p=21}} como Lope Fortuñones,{{Harvnp|Balaguer Sánchez|1952|p=251}} Miguel de Azlor,{{Harvnp|Balaguer Sánchez|1951|p=361}} Fortún Galíndez de Huesca, Martín Galíndez de Ayerbe, Bertrán de Ejea, Miguel de Rada de Perarrúa, Íñigo López de Naval, o Cecodín de Ruesta, dejaron de ser mencionados en los documentos y ''desaparecieron''{{Harvnp|Ferrandis Poblaciones|2011|p=21}} en la época de la rebelión de los nobles aragoneses contra Ramiro II, y además Lope Fortuñones y Miguel de Azlor figuran en la lista de los nobles ejecutados en la leyenda, aunque ello no indica necesariamente que participaran en la rebelión contra Ramiro II ni que fueran ejecutados por orden suya, pero esto último tampoco puede desmentirse rotundamente.{{Harvnp|Balaguer Sánchez|1951|p=361}}
 
OtroUn hechoaltro quefatto podríache sustentarpotrebbe sostenere la veracidadveridicità dedella laleggenda leyenda de ladella campana esè queche variosvari noblesnobili aragonesesaragonesi,{{Harvnp|<ref name="Ferrandis Poblaciones|2011|p= 21}}"/> comocome Lope Fortuñones,<ref>{{Harvnpcita|Balaguer Sánchez|, 1952|p=. 251}}.</ref> Miguel de Azlor,<ref name="Balaguer Sánchez 361">{{Harvnpcita|Balaguer Sánchez|, 1951|p=. 361}}.</ref> Fortún Galíndez de Huesca, Martín Galíndez de Ayerbe, Bertrán de Ejea, Miguel de Rada de Perarrúa, Íñigo López de Naval, o Cecodín de Ruesta, dejaronsmisero de serdi mencionadosessere enmenzionati losnei documentosdocumenti ye ''desaparecieronscomparvero''{{Harvnp|<ref name="Ferrandis Poblaciones|2011|p= 21}}"/> ennell'epoca ladella época de la rebelión deribellione losdei noblesnobili aragonesesaragonesi contracontro Ramiro II, ye ademásinoltre Lope Fortuñones ye Miguel de Azlor figuranfigurano en lanella lista dedei losnobili noblesgiustiziati ejecutadosnella enleggenda, laanche leyenda,se aunqueciò ello nonon indica necesariamentenecessariamente queche participaranpartecipassero enalla laribellione rebelión contracontro Ramiro II ni queche fueranfossero ejecutadosgiustiziati porper ordenordine suyasuo, peroma estonemmeno últimoquest'ultimo tampocopuò puedesmentirsi desmentirsetotalmente.<ref rotundamente.{{Harvnp|name="Balaguer Sánchez|1951|p= 361}}"/>
<!--
== Descripción del cuadro ==
[[Archivo:Ramiro II de Aragón. Detalle de La Campana de Huesca (José Casado del Alisal).jpg|255px|thumb|Detalle del cuadro. El rey Ramiro II de Aragón, señalando con su mano derecha las cabezas cortadas de los nobles rebeldes.]]