Maurizio Merli: differenze tra le versioni

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Alto, biondo, atletico e baffuto, Merli interpretava personaggi di duri poliziotti in rivolta contro l'ingiustizia e il lassismo della legge e dei magistrati. Numerose scene acrobatiche e pericolose di alcuni film furono girate direttamente da lui senza avvalersi di controfigure. La sovrapposizione tra attore e personaggio portato sullo schermo fu, nel caso di Merli, tanto profonda da essere considerato il "commissario di ferro" per antonomasia. Molti saranno i suoi successi nella seconda metà degli [[Anni 1970|anni settanta]], spesso guidato con maestria dai registi [[Umberto Lenzi]] e [[Stelvio Massi]].
 
Nella seconda metà degli anni sessanta, inoltre, si rese involontariamente protagonista di un fatto di cronaca: fu infatti accusato di essere l'autore di una serie di truffe perpetrate ai danni di vari uffici postali di [[Roma]], dopo che vari testimoni affermarono di aver riconosciuto in lui il principale responsabile di queste truffe; nel gennaio del 1969, fu riconosciuta la sua piena estraneità ai fatti, dopo aver trascorso, però, un mese di carcere.
 
Si racconta, inoltre, di un altro episodio di cronaca (di cui non si è certi della veridicità) che lo avrebbe visto protagonista: un giorno, al volante della sua auto, fermato da una pattuglia della Stradale per un normale controllo di routine, credendo che gli agenti lo avrebbero subito riconosciuto per la sua notorietà, si sarebbe presentato a loro come "il commissario Betti", rischiando invece di essere denunciato per aver fornito false generalità.
 
=== Il declino ===