Camillo Benso, conte di Cavour: differenze tra le versioni

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=== Deputato al Parlamento Subalpino ===
Il 27 aprile [[1848]] ci furono le prime elezioni del nuovo regime costituzionale. Cavour, forte della sua attività di giornalista politico, si candidò alla [[Camera dei deputati del Regno di Sardegna|Camera dei deputati]] e fu eletto nelle elezioni suppletive del 26 giugno. Fece il suo ingresso alla Camera ([[Palazzo Carignano]]), prendendo posto nei banchi di destra, il 30 giugno 1848<ref>{{Cita|Romeo|pp. 162-163}}</ref>.
 
Fedele agli interessi piemontesi, che egli vedeva minacciati dalle forze [[Radicalismo|radicali]] genovesi e lombarde, Cavour fu oppositore sia dell'[[governo|esecutivo]] di [[Cesare Balbo]], sia di quello successivo del milanese [[Gabrio Casati]]. Tuttavia, quando, a seguito della sconfitta di [[Battaglia di Custoza (1848)|Custoza]], il governo Casati chiese i pieni poteri, Cavour si pronunciò in suo favore. Ciò non evitò però l'abbandono di Milano agli austriaci e l'[[armistizio Salasco]] del 9 agosto 1848<ref>{{Cita|Romeo|pp. 165-166}}</ref>.
 
Al termine di questa prima fase della guerra, il [[Governo Alfieri|governo di Cesare di Sostegno]] e il successivo di [[Governo Perrone|Ettore di San Martino]] imboccarono la strada della diplomazia. Entrambi furono appoggiati da Cavour, che criticò aspramente [[Vincenzo Gioberti|Gioberti]], ancora risoluto a combattere l'Austria. Nel suo primo grande discorso parlamentare, Camillo Benso, il 20 ottobre 1848, si pronunciò infatti per il rinvio delle ostilità, confidando nella mediazione diplomatica della Gran Bretagna, gelosa della nascente potenza germanica e quindi favorevole alla causa italiana. Con l'appoggio di Cavour la linea moderata del governo San Martino passò, anche se il debole esecutivo su un argomento minore rassegnò le dimissioni il 3 dicembre 1848<ref>{{Cita|Romeo|pp. 167-168}}</ref>.
 
Nell'impossibilità di formare una diversa compagine ministeriale, re Carlo Alberto diede l'incarico a Gioberti, il cui governo (insediatosi il 15 dicembre 1848) Cavour considerò di "pura sinistra". A discapito del Conteconte arrivarono anche le elezioni del 22 gennaio [[1849]], al cui [[ballottaggio]] fu sconfitto da [[Giovanni Ignazio Pansoya]]. Lo schieramento politico vincitore era tuttavia troppo eterogeneo per affrontare la difficile situazione del Paese, sospeso ancora fra pace e guerra, e Gioberti dovette dimettersi il 21 febbraio 1849<ref>{{Cita|Romeo|pp. 171-172}}</ref>.
Cambiando radicalmente politica di fronte alla crisi rivoluzionaria di cui ravvisava ancora il pericolo, Cavour si pronunciò per una ripresa delle ostilità contro l'Austria. La [[Battaglia di Novara (1849)|sconfitta di Novara]] (23 marzo 1849) dovette precipitarlo nuovamente nello sconforto<ref>{{Cita|Romeo|pp. 172-173}}</ref>.