Camillo Benso, conte di Cavour: differenze tra le versioni
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=== Capo della maggioranza parlamentare ===
[[File:Vittorio Emanuele II ritratto.jpg|thumb|left|upright=0.8|Il re di Sardegna [[Vittorio Emanuele II]], di cui Cavour condivise le prime iniziative politiche
[[File:Francesco Hayez 048.jpg|thumb|upright=0.8|[[Massimo d'Azeglio]] fu presidente del Consiglio del ministro Cavour
La grave [[Battaglia di Novara (1849)|sconfitta piemontese]] portò, il 23 marzo [[1849]], all'[[abdicazione]] di Carlo Alberto a favore del figlio [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele]]. Costui, aperto avversario della politica paterna di alleanze con la sinistra, sostituì il governo dei democratici (che chiedevano la guerra a oltranza) con un esecutivo presieduto dal generale [[Claudio Gabriele de Launay|Gabriele de Launay]]. Tale governo, che fu salutato con favore da Cavour e che riprese il controllo di Genova, [[Moti di Genova|insorta]] contro la monarchia, fu sostituito (7 maggio 1849) dal [[Governo D'Azeglio I|primo governo]] di [[Massimo d'Azeglio]]. Di questo nuovo presidente del Consiglio ''[[Il Risorgimento (Torino)|Il Risorgimento]]'' fece sua la visione del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Piemonte]] come roccaforte della libertà italiana<ref>{{Cita|Romeo|pp. 174-176}}</ref>.
Le elezioni del 15 luglio 1849 portarono, tuttavia, ad una nuova, benché debole, maggioranza dei democratici. Cavour fu rieletto, ma D'Azeglio convinse Vittorio Emanuele II a sciogliere la Camera dei deputati e il 20 novembre 1849 il
In quel periodo Camillo Benso si mise in evidenza anche per le sue doti di abile operatore finanziario. Ebbe infatti una parte di primo piano nella fusione della Banca di Genova e della nascente Banca di Torino, che diede vita alla [[Banca Nazionale degli Stati Sardi]]<ref>{{Cita|Romeo|pp. 177-178}}</ref>.
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Dopo il successo elettorale del dicembre 1849 Cavour divenne una delle figure dominanti dell'ambiente politico piemontese e gli venne riconosciuta la funzione di guida della maggioranza moderata che si era costituita.
Forte di questa posizione, sostenne che fosse arrivato il tempo delle riforme, favorite dallo [[Statuto albertino]] che aveva creato reali prospettive di progresso. Si sarebbe potuto innanzi tutto staccare il Piemonte dal fronte [[Cattolicesimo|cattolico]]-[[Reazione (politica)|reazionario]] che trionfava nel resto d'Italia<ref>{{Cita|Romeo|p. 186}}</ref>.
A tale scopo il primo passo fu la promulgazione delle cosiddette [[leggi Siccardi]] (9 aprile e 5 giugno 1850), che abolirono vari privilegi del [[clero]] nel Regno di Sardegna e con le quali si aprì una fase di scontri con la [[Santa Sede]], con episodi gravi sia da parte di D'Azeglio sia da parte di [[
== Ministro del Regno di Sardegna (1850-1852) ==
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