Komos: differenze tra le versioni
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La menzione più antica la troviamo in [[Esiodo]] che sembra suggerire una relazione di questa pratica con i festeggiamenti nuziali<ref>''[[Lo scudo di Eracle]]'', riga 281.</ref>.
Celeberrima è poi, nel ''[[Simposio (dialogo)|Simposio]]'' [[Platone|platonico]], la scena della rumorosa irruzione di [[Alcibiade]] che, nell'inedita versione di sfasciaporte fracassone, con il capo adorno di una ghirlanda, completamente ebbro, accompagnato dalla sua combriccola e sorretto da una [[Aulos|flautista]], viene accolto in casa di [[Agatone]] riuscendo a portare, lui ubriaco, un elemento di freschezza e di verità, nel bel mezzo di un composto simposio<ref>{{citazione|E quando [[Socrate]] ebbe detto queste cose, i presenti applaudirono; ...e d'un tratto fu picchiato alla porta del cortile, che fece gran rumore, per opera - sembrava - di una brigata allegra, ed essi udirono la voce di una flautista... E non molto dopo udirono la voce di [[Alcibiade]], dal cortile: era completamente ubriaco e gridava forte domandando dove fosse [[Agatone]] e
Tuttavia non esiste un unico evento specificatamente associabile al ''komos''. Pindaro, ad esempio, ce lo descrive all'interno delle celebrazioni cittadine
Demostene, inoltre, rimprovera al cognato di [[Eschine]] il non aver indossato una maschera, quasi suggerendo che fosse usuale indossarla durante il ''komos''<ref>[https://en.wikisource.org/wiki/The_Public_Orations_of_Demosthenes/On_the_Embassy#_ref-sec287b_0 ''Sulla falsa ambasceria'', XIX, 287] da [[Wikisource]]. Non è chiaro infatti se Demostene si riferisce alla necessità di usarla, in questa occasione, per una sorta di pudore, o perché normalmente connaturata a tali manifestazioni. Lo stesso Rockwell (si veda la nota 7 a pag. 214) riconosce una certa ambiguità in questa affermazione.</ref>, suggerendo quindi che la pratica del ''komos'' richiedesse l'uso di costumi o di qualche travestimento.
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===Fonti iconografiche===
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Nelle raffigurazioni vascolari del periodo arcaico il comasta viene solitamente mostrato fasciato in un attillato [[chitone]] e, in apparenza, un [[Intrattenimento|intrattenitore]] di professione. Appartengono all'arcaismo più tardo alcune raffigurazioni che mostrano comasti sfilare ''[[en travesti]]'', drappeggiati in lunghi abiti, il capo adorno di orecchini, [[Festone (arte)|festonato]] da nastrini e, talvolta, protetto da [[Ombrello|ombrellini parasole]], tutti simboli di [[effeminatezza]].<ref>[http://www.beazley.ox.ac.uk/dictionary/Dict/ASP/dictionaryBody.asp?name=komast.html Dictionary - The Classical Art Research Centre] The [[John Beazley|Beazley]] Archive.</ref>.
Nelle descrizioni comastiche della pittura vascolare si registrano inoltre raffigurazioni di torce, anche se non sempre è chiaro se in tali scene siano da vedersi cori
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Le raffigurazioni comastiche sono molto frequenti su un determinato tipo stilistico di ''[[kylix]]'', appartenente a un preciso periodo di inizio [[VI secolo a.C.]], tanto che, nella classificazione vascolare contemporanea, si fa riferimento a questa tipologia di oggetti con il nome convenzionale di ''[[Kylix#Coppa dei comasti (600-575 a.C. circa)|Coppe dei comasti]]''.
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Nella ceramica figurata greca viene designata ''komos'' ogni scena di carattere orgiastico, dove compare un gruppo o un corteo di bevitori (i ''komastài'') che danzano, cantano, suonano, bevono, si ubriacano. <br>
Il ''komos'' non esiste né in àmbito etrusco né in quello romano.
* Nella ceramica corinzia abbiamo poche figure disposte in fila senza legami, qualche volta raggruppate o contrapposte a due a due, che danzano con movimenti uniformi tenendo in mano ''kantharoi'' o corni potori. Qualche volta vi è un cratere che è posto a terra o viene trasportato. Tipico dei comasti corinzi
* Nella ceramica attica abbiamo i pittori del Gruppo dei Komastai: si passa dalle figure steatopige a figure di corporatura più normale, sempre nude. Così saranno tutte le figure di ''komastai'' attici a figure nere. I movimenti di danza diventano più ricchi, complessi, sfrenati. Si tende a legare o contrapporre le figure fra di loro. Scarsi sono i flautisti. Sulle anfore tirreniche le donne sono frequenti, sia vestite sia nude.
* Intorno al 530 a.C. abbiamo la tarda produzione a figure nere e l'inizio di quella a figure rosse. Il quadro acquista una complessità e ricchezza di particolari mai vista in precedenza. Ma quello che viene rappresentato è la fase finale di un simposio o la sua degenerazione orgiastica. La localizzazione dove tutto avviene è suggerita dai particolari aggiunti: in un ambiente chiuso abbiamo crateri a terra o oggetti appesi alla parete; fuori casa, procedendo in corteo per la strada, figurano degli alberelli. Al ''komos'' partecipano per lo più giovani, ma anche uomini maturi (con barba), nudi o con corto mantello ricadente dalla spalla. Sorreggono coppe piene di vino. Suonano flauti e cetre mentre altri avanzano a passo di danza o camminano a grandi passi. Vi sono anche etère, con mantello o seminude, anche loro ubriache. Spesso i comasti vengono rappresentati intenti a fare acrobazie con le coppe, o mentre vomitano (sorretti da un'etèra o da un efebo), o che si appoggiano a un bastone. Le scene di sesso esplicite sono sempre all'insegna della sfrenatezza.
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== Rapporti con le espressioni teatrali ==
=== Il komos e il coro ===
Il ''komos'' deve essere tenuto ben distinto dalla processione e dal [[coro greco]], essendo quest'ultimo basato su eventi dettati da un [[copione]] e sotto la direzione di un [[corifeo]], laddove invece il ''komos'' era un'espressione al di fuori degli schemi, svincolata quindi da ogni rigidezza direttoriale, da copioni o prove.<ref>Rockwell, p. 8.</ref>
===Il komos e la commedia===
È largamente accettato, seppur ancora discusso, il rapporto di discendenza tra il ''komos'' e la ''κωμῳδία'' ([[commedia]]). Tale relazione è suggerita ed avvalorata da Aristotele<ref>''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'', 3, 2; 1448 a 37.</ref>, il quale riferisce la derivazione etimologica di ''κωμῳδία'' da ''κῶμος'', e ''ᾠδή'', "odè", canto. Tuttavia lo stesso [[Aristotele]], nella terza parte dell'opera, registra, polemicamente, anche la tradizione che vorrebbe il termine ''komoedia'' derivato da ''komẽ'', il termine che in [[dialetto dorico]] indica il villaggio. In tal caso l'origine della commedia sarebbe da ricercarsi negli spettacoli e nelle farse mimiche [[megara (città)|megariche]] che si svolgevano, appunto, nei villaggi<ref>L'[[Oxford English Dictionary]] registra entrambe le etimologie.</ref>.
Tuttavia rimane oscuro attraverso quali vie le forme espressive del canto di bisboccia, o della [[Mimo|teatralità mimica]], si siano evolute nell'[[Commedia antica|antica commedia greca]] delle ''[[Dionisie]]'' del VI secolo a.C. La metamorfosi da [[Farsa (genere teatrale)|farse]] popolare ed estemporanea a un vero e proprio [[genere teatrale]] si sarebbe realizzata in [[Sicilia]]<ref>Seyffert, ''Dictionary of classical antiquity'' (p. 151) ne indica come fautore [[Epicarmo]], collocando il passaggio tra le due forme nell'ambiente dorico siciliano di [[Megara Iblea]], dove vi sarebbe giunto da [[Megara (città)|Megara]].</ref>.
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== Altri progetti ==
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