Domiziano: differenze tra le versioni

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Di molti lavori pubblici eseguiti nelle province non si hanno notizie probabilmente a causa della ''damnatio memoriae'' decretata dal Senato dopo la sua morte, che portò alla distruzione delle iscrizioni che lo riguardavano. Si sa tuttavia di costruzioni di strade nella [[Betica]], in [[Galazia]], [[Cappadocia]], nel [[Ponto]], in [[Licaonia]], in [[Paflagonia]], di opere non precisate ad [[Antiochia di Siria|Antiochia]] e della fondazione della città di [[Domizianopoli]] in [[Isauria]].<ref>{{cita|Gsell 1894|pp. 151}}.</ref> Diede incarico all'architetto [[Apollodoro di Damasco|Apollodoro]]<ref>Cassio Dione, LXIX, 4.</ref> di costruire a Roma un teatro musicale le cui tracce sono ancora visibili accanto al [[palazzo Massimo alle Colonne]], edificato nel [[XVI secolo|Cinquecento]] da [[Baldassarre Peruzzi]], che [[Polemio Silvio]]<ref>''[[Laterculus]]'', in ''Chronica Minora'', p. 585.</ref> arrivò a considerare una delle sette meraviglie del mondo, e uno [[stadio]] la cui forma è conservata dalla celebre [[piazza Navona]].
 
Istituì nell'[[86]] una serie di giochi, come il ''Quinquennale certamen Capitolinum'' che prevedeva gare musicali, ginniche ed equestri, in cui il premio era una corona di quercia.<ref>Marziale, IV, 1.</ref> Esso era presenziato dallo stesso imperatore, rivestito della toga bordata di porpora e incoronato con le immagini di Giove, Giunone e Minerva.<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 4, 4.</ref> Ripropose le ''[[Quinquatria|Quinquatria Minervae]]'', ossia una festa di cinque giorni (19 - 23 marzo) nella sua [[villa di Domiziano (Castel Gandolfo)|villa sui colli Albani]] in cui si tenevano cacce, spettacoli teatrali, gare di oratori e poeti,<ref>Svetonio, ''ibid''.</ref> in cui il premio era una corona aurea d'ulivo.<ref>Marziale, ''ibid''.</ref> Si conoscono i nomi di alcuni vincitori: Caro, personaggio altrimenti ignoto,<ref>{{cita|Henriksén|pag. 101}}.</ref> che vinse la corona d'oro di [[Minerva]] non si sa in quale anno,<ref>Marziale, IX, 23.</ref> [[Collino]], che vinse la corona di quercia nell'[[86]],<ref>Marziale, IV, 54.</ref> e [[Scaevo Memore]], fratello del poeta [[Turno]], vincitore nel [[90]].<ref>Marziale, XI, 9.</ref> Il celebre [[Publio Papinio Stazio|Stazio]] non riuscì a vincere il concorso di poesia nel [[94]] e per la delusione abbandonò Roma;<ref>Stazio, ''Silvae'', III, 5, 31; V, 3, 231.</ref> quell'anno debuttò e si fece ammirare un ragazzo di dodici anni, [[Quinto Sulpicio Massimo]], morto prematuramente,<ref>Iscrizione sul monumento funerario del giovane, nei Musei capitolini.</ref> mentre [[Palfurio Sura]] ottenne il premio di eloquenza con un elogio di Giove Capitolino.<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 13; Quintiliano, III, 7, 4: ''Laudes Capitolini Jovis, perpetua sacri certaminis materia''.</ref>
[[File:Domitian denarius son.png|thumb|Denario di Domiziano]]
Come il padre e il fratello&nbsp;– e come, anni prima, [[Nerone]] - Domiziano comprendeva che le feste e i giochi erano un mezzo per ingraziarsi il popolo e sembra, del resto, che egli stesso ne fosse appassionato, tanto da far costruire uno stadio ad Albano e [[Stadio palatino|uno]] sul Palatino. Nel [[Colosseo]], che fu terminato sotto il suo regno, si tennero numerosi i combattimenti di gladiatori, cacce, un combattimento navale e le più diverse invenzioni.<ref>Svetonio, 4; Marziale, I, 5, scrive anche di un accoppiamento tra una donna e un toro, a imitazione del mito di Pasifae.</ref> Fece distribuire regalie in occasione della festa del ''[[Septimontium]]'',<ref>Svetonio, ''Domiziano'', 4: ''Septimontiali sacro quidem, senatui equitique panariis, plebei sportellis cum obsonio distributis, initium vescendi primus fecit''.</ref> e nel corso delle celebrazione dei trionfi militari.<ref>Marziale, 1, 11 e I, 26, in occasione della spedizione contro i Catti nell'83; V, 49, 8, dopo il trionfo dell'89; VIII, 50, dopo la spedizione del 92.</ref> Durante il suo regno, continuarono le distribuzioni gratuite di grano alla popolazione romana, unitamente a un donativo particolare di 300 sesterzi a ciascuno dei 200.000 aventi diritto.<ref>Svetonio, 4: ''Congiarium populo nummorum trecentorum ter dedit''.</ref>