Clara Petacci: differenze tra le versioni

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Trasferitisi a [[Milano]] a seguito dell'abbandono della riviera gardesana da parte del Duce, poco dopo la metà di aprile del 1945, il 23 aprile i Petacci - salvo Clara e il fratello Marcello, che rimasero nel capoluogo [[Lombardia|lombardo]] - si misero in salvo in aereo, giungendo a [[Barcellona]] dopo un avventuroso volo durato quattro ore. Il 25 aprile, sia Clara sia Marcello si allontanarono da [[Milano]] assieme alla lunga colonna di gerarchi fascisti in fuga verso [[Como]], Marcello tentando di riparare in [[Svizzera]] con false credenziali da diplomatico spagnolo. Il 27 aprile [[1945]], durante l'estremo tentativo di Mussolini di sottrarsi alla cattura, Clara fu bloccata a [[Dongo (Italia)|Dongo]] da una formazione della 52ª [[Brigate Garibaldi|Brigata Garibaldi]] [[resistenza italiana|partigiana]], che intercettò la colonna di automezzi tedeschi con i quali il [[Duce]] viaggiava. Taluni affermano che le sia stata offerta una via di scampo, da lei ricusata decisamente: avrebbe potuto fuggire in [[Spagna]] con i suoi familiari in aereo<ref>Myriam Petacci, ''Chi ama è perduto. Mia sorella Claretta'', Gardolo di Trento, Reverdito, 1988.</ref>.
 
Il giorno seguente, 28 aprile, dopo il trasferimento a Bonzanigo di Mezzegra, sul [[lago di Como]], [[Benito Mussolini|Mussolini]] e la Petacci, che aveva 33 anni, furono assassinatifucilati dai partigiani tramite fucilazione, secondo la versione diffusa a [[Giulino di Mezzegra]], sebbene su Clara non pendesse alcuna condanna. La versione ufficiale, e anche alcune versioni alternative, affermano che venne uccisa perché si frappose tra Mussolini e gli esecutori della sentenza, oppure perché testimone scomoda.<ref>Pierluigi Baima Bollone, ''Le ultime ore di Mussolini'', Milano, Mondadori, 2005, ISBN 88-04-53487-7., pagg. 89 e succ.ve</ref>
 
Nella stessa giornata anche il fratello di Clara, Marcello Petacci, fu ucciso a [[Dongo (Italia)|Dongo]] dai partigiani, insieme ad altre quindici persone complici della fuga di Mussolini.