David Hume: differenze tra le versioni

Hume frequentò dal 1721 l'[[Università di Edimburgo]]. Sebbene inizialmente avesse preso in considerazione una carriera nell'ambito della [[giurisprudenza]] come auspicato dai suoi genitori, si ritrovò ad avere, secondo le sue parole, «un'insormontabile avversione a ogni cosa fuorché alle ricerche della Filosofia e della Cultura generale»<ref>David Hume, ''My Own Life'' (1776), in D. F. Norton (a cura di), ''The Cambridge Companion to Hume'', Cambridge University Press, 1993, p. 351</ref><ref>In inglese: «an insurmountable aversion to everything but the pursuits of Philosophy and general Learning; and while [my family] fanceyed I was poring over Voet and Vinnius, Cicero and Virgil were the Authors which I was secretly devouring.»</ref>. Decise quindi di coltivare studi classici. Nutrì scarso rispetto per i professori ed era molto insoddisfatto delle dottrine filosofiche del suo tempo, nel [[1735]] diceva a un amico: «da un professore non c'è da imparare nulla che non si possa trovare nei libri»<ref>In una lettera a 'Jemmy' Birch, citata in E. C. Mossner, ''The life of David Hume'', Oxford University Press, 2001, p. 626</ref><ref>In inglese: «there is nothing to be learnt from a Professor, which is not to be met with in Books.»</ref>.

Hume fece una scoperta filosofica che gli aprì «... un nuovo contesto del pensiero»<ref>In inglese: «...a new Scene of Thought»</ref>, che lo ispirò «... a rigettare ogni altro piacere o affare per applicarsi completamente ad esso»<ref>David Hume, ''A Kind of History of My Life'' (1734), in D. F. Norton (a cura di), ''The Cambridge Companion to Hume'', 1993, p. 346</ref><ref>In inglese: «...to throw up every other Pleasure or Business to apply entirely to it.»</ref>. Il filosofo non rivelò cosa fosse questo "contesto" e i commentatori hanno proposto una serie di congetture al riguardo<ref>Vedi a questo proposito Oliver A. Johnson, ''The Mind of David Hume'', University of Illinois Press, 1995, pp 8-9</ref>. A causa di questa ispirazione, Hume si avviò a dedicare almeno dieci anni a leggere e a scrivere.