Dialetto bolognese: differenze tra le versioni

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{{citazione|... l detto altrove dell'incontrastabilmente maggior numero di suoni nelle lingue settentrionali che nelle nostre, causa, in parte della lor mala ortografia, per la scarsezza dell'alfabeto latino da loro adottato; è applicabile ai dialetti dell'Italia superiore, perciò difficilissimo ancora a bene scriversi.|[[Leopardi]], [[Zibaldone]], [[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4516|Volume VII, 4516]] }}
 
Il sistema fonetico bolognese è assai più ricco dell´italiano standard, sia per le vocali che per le consonanti. Si utilizzerà in questa pagina la Ortografia Lessicografica Moderna, elaborata da [[Daniele Vitali (glottologo)|Daniele Vitali]] e Luciano Canepari ("Pronuncia e grafia del bolognese", in Rivista Italiana di Dialettologia<ref>{{cita |Canepari, Vitali: RID |p.119-164}}.</ref>) ed oggi divenuta la grafia ufficiale bolognese.
 
==Vocali==
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{{citazione|...perciò difficilissimo ancora a bene scriversi.<br />Mezzofanti diceva che al bolognese bisognerebbe<br />un alfabeto di quaranta o cinquanta o più segni. |[[Leopardi]], [[Zibaldone]], [[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4516|Volume VII, 4516]] }}
 
La tradizione lessicografica del bolognese è abbastanza antica: il primo [[Dizionario|vocabolario]] della lingua bolognese risale infatti al 1820 ed è stato redatto da Claudio Ermanno Ferrari.<ref>{{cita |Ferrari|Vocabolario}}.</ref>
Per una decisa sistemazione dell'ortografia lessicografica si deve aspettare tuttavia la pubblicazione degli studi di fonetica di Alberto Trauzzi e Augusto Gaudenzi<ref>{{cita |Gaudenzi|I suoni}}.</ref>, che introdussero segni ''esotici'' come la å nonché la s, z ed n col puntino, tentando di dare una grafia unitaria al dialetto che fino ad allora veniva trascritto utilizzando la grafia italiana, assai deleteria per un idioma foneticamente così distante dal [[dialetto toscano|toscano]]. Le notazioni proposte vengono riprese ed elaborate da [[Gaspare Ungarelli]], che nel [[1901]] pubblicò primo dizionario moderno del bolognese<ref>{{cita |Ungarelli|Vocabolario}}.</ref>.
 
In seguito le notazioni lessicografiche introdotte conobbero alterna fortuna negli autori successivi. Nel 1964 [[Alberto Menarini]] non usava nessun diacritico sulle consonanti nel suo saggio ''Bolognese invece: ricerche dialettali''<ref>{{cita |Menarini|Bolognese invece}}.</ref>; comincia invece a usare il puntino su s, z, n ''in Tizio, Caio e San Petronio, vicende di nomi nel dialetto bolognese''<ref>{{cita |Menarini|Tizio, Caio e San Petronio}}.</ref> continuando ad evitare la å, invece ripresa, ed affiancata alla ä, dal prof. [[Luciano Canepari]] dell'Università di Venezia e dal suo discepolo [[Daniele Vitali (glottologo)|Daniele Vitali]] con l'introduzione della OLM (Ortografia Lessicografica Moderna) che consente di riprodurre in uno scritto la reale parlata dialettale senza dovere "indovinarla" riferendosi al contesto della frase. Questa grafia è quella usata nei testi di grammatica del dialetto dello stesso Vitali<ref>{{cita |Vitali|Dscårret in bulgnaiṡ}}.</ref><ref>{{cita |Lepri|Dizionario}}.</ref> e nei Corsi di Bolognese che dal 2002 [[Roberto Serra]] tiene presso il [[Teatro Alemanni]] di Bologna.
 
== Produzione letteraria ==