Oratorio di San Lorenzo (Palermo): differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
| Nome = Oratorio di San Lorenzo
| Immagine = Oratorio di San Lorenzo.JPG
| Larghezza =
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}}
 
[[File: Oratorio San Lorenzo - Interno.jpg|thumb|Navata.]]
[[File: Giacomo Serpotta - Charity - WGA21167.jpg|thumb|Statua in stucco di [[Giacomo Serpotta]].]]
[[File: Martirio de San Lorenzo (Serpotta).jpg|thumb|''Martirio di San Lorenzo''.]]
 
L<nowiki>'</nowiki>'''oratorio di San Lorenzo''' è un [[chiesa (architettura)|luogo di culto]] [[chiesa cattolica|cattolico]] situato nel [[centro storico di Palermo]] ove si trovano molti oratori sorti tra la fine del [[Cinquecento]] e il secolo successivo. È ubicato nel mandamento [[Tribunali (Palermo)|Kalsa o Tribunali]] nei pressi di [[Cassaro (Palermo)|Corso Vittorio Emanuele]] adiacente alla [[chiesa di San Francesco d'Assisi (Palermo)|basilica di San Francesco d'Assisi]].<ref name="Vincenzo Mortillaro-23">{{Cita|Vincenzo Mortillaro|pp. 23}}.</ref>
 
La denominazione di oratorio, nei documenti d'epoca, fa riferimento alla sede architettonica ed istituzionale di compagnie, confraternite e congregazioni, le quali erano associazioni di laici attendenti ad esercizi spirituali ed obbedienti ad un regolamento che disciplinava i rapporti con la Chiesa in materia di culto.<ref>Pagina 108, Abate [[Francesco Sacco]], "''Dizionario geografico del Regno di Sicilia''", [https://books.google.it/books?id=v3WGCdFL0JoC], Palermo, Reale Stamperia, 1800</ref>
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== Storia ==
 
L'oratorio di San Lorenzo fu costruito nella seconda metà del Cinquecento su una preesistente cappella dedicata a san Lorenzo, successivamente data in concessione ai frati del vicino [[Chiesa di San Francesco d'Assisi (Palermo)|convento di san Francesco]].<ref name="ReferenceGP77">{{Cita|Gaspare Palermo Volume secondo|pp. 77}}.</ref> Nel 1569 la chiesa fu affidata alla [[#Compagnia di San Francesco|Compagnia di san Francesco]].
 
Per l'oratorio, [[Michelangelo Merisi da Caravaggio]] dipinse la pala d'altare raffigurante la ''[[Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi|Natività con i santi Francesco e Lorenzo]]'',<ref name="ReferenceGP79">{{Cita|Gaspare Palermo Volume secondo|pp. 79}}.</ref> che fu trafugata nella notte fra il 17 e il 18 ottobre del [[1969]].
 
Del [[1699]] è la splendida decorazione a stucchi di [[Giacomo Serpotta]], con le statue raffiguranti le Virtù, e gli otto teatrini sulle pareti che raccontano le storie dei due santi.<ref name="ReferenceGP78"/> Gli stucchi si mostrano in tutta la straripante ricchezza inventiva del [[Giacomo Serpotta|Serpotta]] che, forse, ha raggiunto in queste realizzazioni il punto più alto della sua arte.<ref name="ReferenceGP80">{{Cita|Gaspare Palermo Volume secondo|pp. 80}}.</ref><ref name="Vincenzo Mortillaro-23"/>
 
La controfacciata e le sue decorazioni furono gravemente danneggiate nel 1943 durante i bombardamenti del [[secondo conflitto mondiale]], restaurate e ricostituite nel 1945 da [[Filippo Mignosi]].
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I riquadri sono delimitati dalle statue allegoriche dell'''[[Umiltà]]'', ''[[Shekhinah|Gloria]]'', ''[[Ospitalità|Accoglienza]]'', ''[[Penitenza (sacramento)|Penitenza]]'', ''[[Costanza (virtù)|Costanza]]'', ''[[Misericordia]]'', ''[[Carità]]'', ''[[Elemosina]]'', ''[[Verità]]'', ''[[Fede]]''.
 
Sono documentati gli arredi d'ebano intarsiati d'avorio e madreperla,<ref name="ReferenceGP80"/> e l'ambiente affrescato da [[Guglielmo Borremans]] con la scena raffigurante ''Giacobbe impartisce la benedizione ai figli''.<ref name="Vincenzo Mortillaro-24">{{Cita|Vincenzo Mortillaro|pp. 24}}.</ref>
 
== La Natività del Caravaggio ==
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Il sodalizio aveva il compito di provvedere alla degna sepoltura dei poveri della ''Kalsa'', impegno che poi si trasformò nel partecipare alla solenne processione di [[San Francesco d'Assisi|san Francesco]] e dell'Immacolata Concezione.<ref name="Vincenzo Mortillaro-23"/>
 
La compagnia fondata nel 1564 nella [[chiesa di San Nicolò la Carruba]] fu definita dei ''Bardigli'' per il colore turchino degli abiti,<ref name="ReferenceGP78">{{Cita|Gaspare Palermo Volume secondo|pp. 78}}.</ref> cui appartenevano i mercanti genovesi fino al 1950.
 
== Note ==